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Tutte le volte che mi chiedevano cosa ci avessi trovato in lui rispondevo vaga. “Non lo so spiegare” dicevo, cercando di sviare l'argomento. Ma io non sapevo davvero spiegare cosa avessi provato per lui, almeno non ero capace di esprimere a parole il contenuto dei miei sentimenti. Cosa avrei dovuto spiegare? Che in lui vedevo la mattina, i pomeriggi, la sera, la cucina sporca di latte e la tovaglia piena di briciole, il letto sfatto, la casa da verniciare, il telegiornale dell'una, il divano col plaid, i film davanti alla tv, le discussioni per scegliere cosa guardare..come lo spiegavo che in lui vedevo le cene con gli amici, le passeggiate di notte al mare, la partita a carte, le battute sarcastiche, la gelosia insensata, i malumori per le tasse da pagare, la noia per la fila alla posta, gli abbracci sotto le coperte, i racconti della giornata, il sesso pieno di desiderio, che ti consuma dentro, quel fare l'amore fino allo sfinimento, dove poi resti a terra felice ed inerme. Non potevo spiegarlo, non avrebbero capito. Non lo capivo nemmeno io, perchè amassi cosí tanto qualcuno che in me aveva visto solo una parentesi mentre per me lui aveva rappresentato tutta l'equazione. Sapevo quanto fosse capace di farmi male, sapevo che non sarebbe rimasto, che non avrebbe visto in me tutti i giorni insieme, quelli che io vedevo nei suoi occhi. Nonostante la sua apparente freddezza, tremavo ad ogni sua carezza sul viso. E credetemi non so spiegare perchè fossi innamorata di uno cosí cinico, quello che so è che con lui avrei voluto spegnere la luce della camera da letto ogni sera, avrei voluto dirgli “buonanotte” con la promessa che al risveglio ci sarei sempre stata. Perchè io ci sarei stata. Il suo abbraccio era la mia casa.

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