Capitolo 4.

314 10 0
                                    

Passò un mese, io e Gabriel iniziammo ad uscire insieme(da amici) e a sentirci ogni giorno. Non sapevo quali fossero i miei sentimenti nei suoi confronti. Sapevo, inoltre, che Gabriel era uno dei ragazzi più ambiti e popolari della scuola. Non mi andava sembrare una di quelle gatte morte che gli sbavano dietro, non era da me. E assolutamente non volevo una relazione.
Erano le 16:30, verso le 17:00 sarebbe arrivato Gabriel per portarmi al cinema. Avevo già fatto la doccia, quindi mi cimentai nell'armadio per trovare qualcosa di decente da mettere. Diciamo che non ero conosciuta per i miei gusti nel vestire, preferivo la comodità. Jamaica, vedendomi quasi in preda ad una crisi di nervi, si affrettò ad aiutarmi. Prese un tubino nero abbastanza corto, con una leggera scollatura che metteva in risalto il seno. La guardai male.
Non voglio fare colpo, voglio guardare un film..
Aprii l'armadio e presi un paio jeans stretti con sfumature che variavano dal nero al grigio, un maglione grigio e largo, e le mie adorate converse nere a stivaletto. Andai in bagno e misi un leggero strato di mascara e un rossetto rosso scuro, ogni volta che mi truccavo tanto sembravo un panda incazzato.
Suonò il campanello, salii le scale e andai ad aprire. Mi trovai davanti un Gabriel diverso, un Gabriel quasi elegante che mi sorrideva. Lo salutai e ci dirigemmo verso il motore, un T-max 300 nero. 
Arrivammo al cinema, e decidemmo di guardare "Fast and furious 7".

Pov.Gabriel
Stavamo guardando il film, lei non distoglieva lo sguardo dallo schermo. Non sapevo che fare, ero abituato alle ragazze che mi saltavano addosso a primo appuntamento. Intrecciai la mia mano alla sua, ma lei ritiro la mano velocemente. Quando il film finì ci dirigemmo verso casa mia per un aperitivo. Le versai della vodka liscia, mentre io presi della sambuca. A casa mia non dovevano mai mancare le bevande alcoliche. Quando ci sedemmo sul divano ci guardammo, dopo due minuti mi trovai con lei a cavalcioni su di me. Continuavamo a guardarci, decisi di prendere l'iniziativa e la baciai. Mi alzai, prendendola in braccio e, senza staccare le mie labbra dalle sue la portai in camera da letto, dove la gettai sul letto. Iniziammo a spogliarci, tirando i vestiti per terra. Cominciai a baciare ogni centimetro del suo corpo, facendola gemere.

Pov.Lydia
Non so il perché ma non riesco a fermarmi, non mi vergogno, lui mi mette a mio agio. Siamo nudi, lui è sopra di me e continua a baciarmi il collo. Non ce la faccio più, sono stanca di aspettare. Lo voglio, adesso, con tutta me stessa. Sento la sua eccitazione proprio lì, che continua imponente a torturarmi. Entrò, facendomi sobbalzare. Dio, se la cava anche. È passionale, violento e delicato allo stesso tempo. Veniamo, e lui si lascia andare sopra di me, gettando totalmente il suo peso sul mio corpo. Alzó gli occhi per far incontrare i nostri sguardi ormai esausti e, poggiando la testa sul mio petto schiuse quelle sue magnifiche labbra, dicendo qualcosa che non mi sarei mai aspettata. 
«Ti amo, Lydia.» disse, addormentandosi in un sonno profondo.
Non riesco a crederci, magari avrò sentito male, magari era ubriaco. Come possono tali parole uscire dalle sue labbra, specialmente se la persona a cui le dice solo io. Non so che pensare, non so che fare. Io lo amo?
Tante domande sorgono in superficie, domande alla quale non riesco a rispondere. Sto per avere una crisi di panico. Devo andarmene, adesso. Mi alzai e in fretta e furia mi vestii, incamminandomi a passo di volpe verso la porta. Chiusa la porta alle mie spalle ricordai di esser venuta con Gabriel, perciò dovetti andare a casa a piedi. Sono le 6:00 del mattino e tra due ore dovrei essere a scuola. Perché Gabriel mi ha detto quelle parole? Come può amare me? Come? Io non ho nulla di particolare. Sono fredda, acida, scontrosa. Perché dovrebbe innamorarsi proprio di me? Arrivai a casa alle 7:30, trovando Jamaica sveglia che mi fissava in modo strano. Mi comportai indifferentemente, evitando lei e qualsiasi possibile domanda su ciò che ho fatto ieri e perché sono tornata adesso. Mi diressi verso il bagno per fare una doccia e mettere un filo di mascara. Andai in camera, accorgendomi che Jamaica continuava a seguirmi per casa, e presi dall'armadio un leggings nero, una maglietta lunga grigia e una felpa nera di almeno tre misure più grande. Quando mi girai per prendere lo zaino mi trovai Jamaica davanti. Cazzo.
«Perché mi eviti? Devi dirmi qualcosa? Che è successo ieri? Cosa ti ha fatto? Avete litigato? Ti ha baciata? Perché sei tornata a quest'ora, a piedi?»
Immaginavo, odio quando fa così. Troppe domande alla quale adesso non voglio proprio rispondere.
A Jamaica dicevo tutto, ci presentavamo come sorelle, dal momento che vivevamo anche insieme.
Se non le rispondo adesso mi tartasserà per il resto della giornata.
«Calma bionda, una domanda alla volta.» dissi, alzando la mano in segno di resa.
«Bene.» disse.
«Perché mi eviti?»
«Sapevo che avresti iniziato a fare domande e non mi sembra il caso, visto l'orario.»
«Cosa è successo ieri?» ribatté scrutando qualsiasi mia espressione.
«Siamo andati al cinema..»
«Quindi?..»
«Abbiamo visto Fast and furious.»
«Lydia arriva al sodo, so che ci stai girando attorno.»
«Okay. Siamo andati al cinema, e poi a casa sua. Abbiamo bevuto un po' e abbiamo fatto sesso. Contenta?»
«Cosa ti ha fatto?»
«Perché me lo chiedi?»
«Solitamente mi racconti le cose nei minimi dettagli. A te piacciono i dettagli. Tu noti tutto.»
«Sì, è solo che sono un po' scombussolata. Ma stai tranquilla, non mi ha fatto nulla di irreparabile.»
«Lydia.» disse rimproverandomi, con un tono di voce abbastanza serio e irritato.
«Mi ha detto "Ti amo".»
Lei sgranò gli occhi incredula.
«E tu non sai cosa provi per lui, vero?»
«Esatto.»
«Lydia è sempre la stessa storia, devi lasciarti andare. Vivi ogni momento come se fosse l'ultimo.»
«Jam, ascolta. Io non voglio vivere il momento con la costante consapevolezza che possa essere l'ultimo. Non voglio. Io voglio che ogni momento sia il primo di tanti.» dissi.
«Adesso devo andare a scuola, ci vediamo dopo.» Chiusi la porta alle mie spalle e mi diressi a passo svelto verso la scuola, evitando chiunque mi si presentasse davanti.

Fatti amare. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora