C h a p t e r • f i v e

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I raggi di sole che filtravano dalle fessure della persiana gli solleticavano gli occhi.
Zayn Malik scostò contro voglia la coperta dal suo corpo, rabbrividì sentendo il pavimento gelido a contatto con i piedi scalzi.
Si diresse verso il bagno e senza pensarci due volte si infilò sotto la doccia.
Quell'acqua tiepida, quasi calda, lo portò a rilassarsi, a pensare, pensare e pensare.
Pensava che quella settimana -dopo gli ultimi avvenimenti- era stata stranamente tranquilla, quasi come se la sua mente gli volesse dare un periodo di tregua.
Queste riflessioni lo riportarono ai giorni precedenti. Strane foto che spuntavano come funghi, chiazze rosse sulle camicie candide, urla e sussurri lo svegliavano la notte, per non parlare della consegna da parte di "Fabulus Bakery".
Portò le mani al viso e ricacciò giù quegli orribili pensieri.
Quella doveva essere una giornata tranquilla. La sua famiglia sarebbe andata a trovarlo nel pomeriggio, e lui non aveva intenzione di stressare anche loro con qualcosa che, molto probabilmente, era solo frutto della sua fervida immaginazione.
Uscito dalla doccia, impaziente di portare a termine la lunga lista di cose che aveva programmato di fare non appena aveva concluso la telefonata -sempre troppo corta per i suoi gusti- con la madre, corse subito in camera a cercare qualche indumento da poter mettere.
Ovviamente, era inutile continuare a rovistare nei cassetti mezzi vuoti, quando Zayn sapeva che avrebbe indossato la solita maglia bianca che metteva in risalto i suoi innumerevoli tatuaggi e la giacca di pelle nera.
Corse giù per le scale, prese un biscotto al volo dalla cucina e si scaraventò all'ingresso, fermandosi solo un attimo davanti lo specchio per dare una sistemata ai capelli ancora arruffati, l'odore pungente dello shampoo al pompelmo gli pizzicava il naso, ma era piacevole.
Uscì di casa chiudendo con noncuranza la porta e si mise a camminare freneticamente verso il piccolo supermarket a pochi isolati di distanza.
Durante il tragitto non poté fare a meno di notare i piccoli dettagli delle strade come faceva di solito, i ciuffetti d'erba che sbucavano tra le crepe del marciapiede, le chiome degli alberi sul ciglio della strada che formavano quasi una cupola, i raggi del sole che, colpendogli il viso, esaltavano gli zigomi pronunciati e le lunghe ciglia.
Era una cosa di famiglia pensò. I capelli scuri, gli occhi profondi e gli zigomi pronunciati.
Tutti erano piuttosto belli nella famiglia Malik, specialmente sua madre, la splendida Trisha Malik.
Ogni volta che pensava a lei Zayn non poteva fare a meno di sorridere, sorridere al pensiero di quella donna che negli anni gli aveva dimostrato di essere anche un'amica, di ascoltarlo sempre, senza dare troppo peso all'importanza del discorso, perché se glie ne parlava il suo bambino era sempre importante.
Adesso, però, Zayn si trovava in una situazione piuttosto anomala per lui, che aveva sempre confidato anche i segreti più profondi alla madre.
Sapeva che se lo avesse detto a qualcuno lo avrebbero rinchiuso in un manicomio, sapeva anche che se si sarebbe tenuto tutto dentro sarebbe diventato un congegno capace di esplodere da un momento all'altro, sapeva che era tutto finto e che lui beveva troppo caffè, sapeva che le foto non si spostavano da sole e che sicuramente non si era reso conto di averle incorniciate.
No. Non sapeva niente.
L'unica cosa che era certa in quel momento, era che per l'ennesima volta stava attraversando la strada immerso nei suoi pensieri rischiando di farsi investire.
E che per l'ennesima volta qualcosa lo trattenne sul marciapiede prima che una macchina gli sfrecciasse davanti.

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Salve salvino salvuccio.
Come sempre mi scuso per i lunghi periodi di "pausa" tra un capitolo e l'altro, ma ripeto, secondo me è inutile scrivere un capitolo se non si ha la giusta ispirazione.
Non ho molto da dire quindi vi lascio, mi farebbe davvero piacere se lasciaste un like o un commento.
Alla prossima. ^_^

Ghost  |z.m.|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora