Prologo

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Un piccolo fantasma scuro scivolava lentamente nella quiete notturna, in una strada deserta.
Procedeva in equilibrio sul bordo del marciapiede, vacillando leggermente, e per tenersi dritto allargava le sue ali: sembrava un pipistrello impaurito, con quello strano mantello nero che lo copriva e l'andatura tremolante.

Improvvisamente, un lampione rischiarò la via e la piccola figura prese forma: era una semplice ragazzina. Aveva circa 15 anni; il suo strano mantello scuro si rivelò essere un enorme poncho di lana nero, rammendato qua e lá da piccole toppe, in cui il corpo magro e denutrito sarebbe potuto entrare anche tre volte, infatti lo avvolgeva tutto tranne la testa. I piedini sporchissimi navigavano in un paio di gigantesche infradito, con le quali riusciva ugualmente a rimanere in equilibrio sul cordolo del marciapiede e a camminare normalmente, anche se di certo non era comodo, per questo vacillava un po'. Il volto dalla pelle color cappuccino, a identificare la sua nazionalità chiaramente mediorientale, era spruzzato qua e la da inusuali lentiggini e aveva dei tratti infantili, con il naso all'insù e il viso tondo. La facevano sembrare più piccola, quasi una bambina.  Ma ciò che più sorprendeva di quella strana ragazzina erano gli occhi: dal colore indecifrabile, tra il verde, il grigio e l'azzurro, con quel vispo brillio sembravano in grado di leggere l'anima e cogliere i più minuziosi particolari e remoti segreti delle persone.

La ragazzina avanzò lungo la via, con la sacca di cuoio che le rimbalzava sulla spalla e lo sguardo fisso davanti a sé; poi, all'improvviso, girato l'angolo su una strada chiusa e senza via d'uscita, scomparve senza lasciare tracce. 

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