Tre

18 1 0
                                    



Tre

Amore è rivelazione improvvisa:

il bacio è sempre una scoperta.

Anonimo.

Avevamo dodici anni quando io, Emis, Kassan­dra, Luke, Cathy e Mason costruimmo una casa sull'albero dietro la villa di Luke.

Ogni pomeriggio, dopo la scuola, ci trovavamo lì a fare i compiti, ci divertivamo, scherzavamo. Ricordo ancora quella volta, in inverno, sotto il piumone: tutti assieme a guardare dei film horror.

Cathy aveva paura, così ogni tanto ci stringevamo sempre più, poi ad un tratto si girò, i nostri occhi si fissa­rono per alcuni secondi, secondi in cui mi vibrò l'anima, le nostre labbra erano a poco per sfiorarsi, si avvicinò ancora di più e fu in quell'istante in cui demmo il nostro primo bacio, in cui scoprimmo chi eravamo.

Ho sempre adorato quella casetta, era il nostro rifugio. Abbiamo continuato ad andarci per anni e in quel momento era l'unico posto in cui potevo andare. Mi sono sempre fidata di lui, e la mia fiducia era ricambiata.

Attorno alla casa c'era un grosso recinto di legno che la circondava, così entrai da dietro, da quella spe­cie di cancelletto di pino che creammo anni prima.

Chiamai al telefono Luke e gli dissi che ero dietro casa sua, lui riagganciò immediatamente senza nem­meno dirmi "Ok, arrivo!" e si precipitò fuori.

Ci sdraiammo sull'erba e gli raccontai tutto ciò che era successo: Cathy, papà... Così gli dissi anche della mia piccola idea: pensavo di restare per un po' nella casa sull'albero, non volevo assolutamente tor­nare a casa, e per non dare fastidio agli Hamilton avrei cercato un lavoretto part-time, mi sarei com­prata da mangiare da sola, senza spese per Luke e la sua famiglia, fino a che non avrei trovato una siste­mazione.

Luke era esaltato all'idea e disse che gli faceva pia­cere che fossi andata proprio da lui a chiedere aiuto e che non mi dovevo preoccupare per i soldi e il cibo.

Anche sapendo di parlare con una persona dav­vero testarda, ha provato a farmi ragionare dicen­domi che magari dovevo chiarire con mio padre, o comunque se proprio non volevo vederlo potevo stare a casa sua e non in quella sull'albero, ma l'Ariete vince sempre, la mia testardaggine (anche i miei occhioni dolci hanno fatto la loro parte) ha avuto la meglio e Luke si fece lasciar convincere.

I suoi, di lì a poco, sarebbero andati in vacanza per circa un mese così gli dissi che se proprio voleva che stessi a casa sua potevo andarci quando loro non c'erano, non mi piaceva l'idea che mi vedes­sero in casa loro tutti i giorni... no, rabbrividivo al sol pensiero, li ho sempre visti con la puzza sotto al naso, poi con quella casa piena di oggetti che solo a guardarli si rompono e con Marta, la madre di Luke, che ti squadra dalla testa ai piedi appena entri, anche se ormai ti conosce da più di sette anni... no, proprio non ce l'avrei fatta.

Era tarda notte ormai, Luke disse ai suoi che per quella sera sarebbe rimasto nella casetta.

Salii su e subito il tasto dei ricordi si premette, ma avevo un piano quindi cercai di scacciare i ricordi dalla mente e presi un cuscino, mi nascosi die­tro al muro di legno di fianco alla porta e appena salì anche Luke mi girai di colpo con gli occhi pieni di gioia, l'animo di quella bambina felice tornò nei miei pensieri, gli avevo sorriso per poi dargli una cusci­nata enorme in piena faccia. La seconda riuscì a schivarla così mi prese su per la vita e mi buttò as­sieme a lui sul divano.

Oh, quel divano, quel tessuto marrone chiaro vis­suto, rovinato negli angoli, quei cuscini morbidi, tanto da sprofondarci la faccia all'interno: mi suscitarono tanti ricordi. Mi piaceva l'idea di ritor­nare lì, anche solo un semplice divano e dei cu­scini mi avevano fatto sorridere.

Prese anche lui un cuscino e... uno, due, tre, ini­ziammo a darci cuscinate come due bambini.

Era notte fonda, c'eravamo calmati, guardavamo quel film con Cameron Diaz, credo si intitolasse "Tutti pazzi per Mary", ho sempre adorato quell'attrice, mi è sempre piaciuta quella sua vitalità, e quel sorriso.

«Allora, con Cathy hai chiuso? Non vi parlate più?» Luke interruppe i miei pensieri. «Da quando le ho scritto la lettera, non mi ha an­cora detto niente. Mi dispiace da morire ma non mi sentivo più di stare ancora con lei, anche se ancora mi attrae come il primo giorno. . . le sue bellis­sime gambe, quegli occhi che solo a guardarli...»

«...ti scioglievi. – completò Luke – Lo vedevo dai tuoi di occhi. Eri persa per lei, l'amavi e si vedeva. Sei sicura di ciò che hai fatto?»

«Certo, ci ho pensato su a lungo, non è stata una cosa da due giorni. Non immagini quante intere gior­nate sono rimasta in camera, a pensare, a ricor­dare tutti quei bei momenti che passavamo qui den­tro – mi girai, passai la mano sulla coperta, ricor­dando quel primo bacio che diede inizio a tutto – ai pomeriggi nel giardino della vicina, alle nostre liti­gate. Pensa, mi sono messa a riguardare le mi­gliaia di foto che abbiamo fatto – sorridemmo as­sieme, come se anche lui avesse vissuto quel nostro tutto - ho letto quelle tante poesie e lettere che mi scriveva. La sua pas­sione per la scrittura... la rendeva una ragazza an­cora più unica.»

Luke mi guardò come dispiaciuto, ma accennò un sorriso, ricordando anche lui i bei momenti passati tutti assieme, a giocare ad acchiapparella o chissà che altro.

Sulla coperta, per terra. Luke si era appoggiato tra il divano e il muro, ed io con la testa sul suo petto, lui aveva il braccio appoggiato su di me e ogni tanto notavo che si girava legger­mente e mi guardava.

«Guarda Luke, - puntai il dito al TV - Ted, conciato così, assomiglia a Mason il giorno della festa a casa di Kass, non è vero?»

«Oh, ma è vero!» Dopo pochi secondi si girò, mi guardava, fisso, pen­savo che dopo poco distogliesse lo sguardo, ma non lo fece così mi alzai dal suo petto e lo guardai anche io.

«Oi, cosa c'è? – mi spuntò un sorriso - Perché mi guardi? Lo sai che mi dà fastidio.»

«Certo che lo so, apposta per questo l'ho fatto: vo­levo farti girare. Sei così bella, sai?»

«Cosa?» rimasi lì a guardarlo, non scioccata ma un po' incredula.

«Sei bella Ether, sei bellissima».

Eravamo vicini, tanto che sentivo il suo respiro, sentivo il rumore che produceva, sentivo il calore che faceva.

«Dai, non dire cazzate Luke, sarà stata la birra di prima. Non bevi mai te!» gli diedi una piccola pacca sulla spalla

«Sballato o meno, sempre bella rimani.» arrossii come un pomodoro e diventai bollente «Dai, Luke, smettila!»

Si avvicinò. Forse un po' troppo.

Eravamo amici, sì, molto amici, non poteva farlo.

Invece sì, certo che poteva farlo, poteva fare qualunque cosa Luke. Poteva baciarmi, e lo fece.

Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 15, 2016 ⏰

Aggiungi questa storia alla tua Biblioteca per ricevere una notifica quando verrà pubblicata la prossima parte!

EtherDove le storie prendono vita. Scoprilo ora