L'esame

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-Azadhus... Azadhus!... AZADHUS!!!- -Che cavolo Alister, non vedi che sto' dormendo?- ripose con voce provata dal sonno che, tuttavia, non impietosí Alister: -Oggi hai un'esame, ricordi?- -Ci sono i dieci minuti accademici, no?- -Si, ma i tuoi dieci minuti sono finiti mezz'ora fa... Azadhus?- Neanche il tempo di finire la frase che quest'ultimo si era già addormentato, Alister tiró un profondo sospiro e, senza pensarci due volte, mise una mano sulla testa del compagno, pronunció sottovoce qualche parola, e subito Azadhus si alzó urlando: AAAHH MA CHE CAZZO! QUANTE VOLTE TI HO DETTO DI NON USARE LA MAGIA MENTALE PER SVEGLIARMI!!- dopo questa sfuriata Azadhus fece qualche respiro per calmarsi, poi disse: -Cos'è? Non ti funziona lo scherzo e vuoi farmi scoppiare la testa?- -Di quale scherzo parli?- -Come quale? Quello che sono in ritardo per l'esame- disse, imitando scherzosamente la voce del compagno, ma, vedendo che il compare non ricambiava la battuta, un dubbio atroce si fece largo nella sua testa: prima guardò l'orologio a pendolo nella stanza, poi si precipitò alla finestra per controllare la meridiana sul muro della scuola, ricontrollò nuovamente il pendolo nella speranza che avesse letto male prima ed infine fissò l'amico per qualche secondo. -PERCHÉ CAZZO NON MI HAI SVEGLIATO?!- e, detto questo, cominciò a vestirsi più in fretta che poteva, fatto ció prese di tutta fretta i rotoli di pergamena che aveva preparato da mesi, tanto che gliene cadde qualcuno per terra, anche Alister inizió ad aiutare l'amico in difficoltà raccogliendogli ciò che perdeva nella fretta, Azadhus si mise i rotoli sotto le braccia e, rivolgendosi all'amico disse: -Augurami buona fortuna- -Buona fortun... Aspetta! L'anello!- Alister porse in questo modo ad Azadhus un anello argenteo "Senza l'anello non posso lanciare magie... Si, immagino mi serva" pensó sarcastico e preso l'anello si dileguó.

Azadhus stava correndo da dieci minuti, doveva raggiungere la sala del consiglio magico il più presto possibile, mentre percorreva i corridoi in pietra, notava le torce alla sua destra, unica fonte di luce, passare ad intervalli regolari, come a voler accentuare lo scorrere inesorabile del tempo, questo fece salire non di poco la già enorme fretta del mago. Finalmente, quando si ritrovó davanti il portone, tirò un sospiro ed entró, gli si presentò davanti una stanza spoglia e circolare, anch'essa in mattoni, ed anch'essa illuminata da torce, sulla sinistra si poteva notare una piccola porta, quella che probabilmente l'avrebbe condotto all'orientamento, in fondo alla stanza c'era un tavolo dietro al quale erano posizionati i dodici consiglieri della magia, uno per ogni ramo. I maghi stavano confabulando tra loro, quando Azadhus srotoló le pergamene su un treppiedi posto al centro della stanza e si schiarì la voce per richiamare l'attenzione dei maghi. -Finalmente ci ha degnati della sua presenza- -Scusatemi, sono desolato, ho perso la cognizione del tempo- i maghi bisbigliarono qualcosa di incomprensibile, dopodiché Barsek, direttore della scuola nonchè rappresentante dei maghi sensoriali asserì -In genere non tolleriamo una mancanza di diligenza del genere, ma, in virtù dei suoi voti e della sua buona condotta chiuderemo un'occhio, gli è stato, dunque, chiesto di esporre una sezione a sua scelta della magia, ci illustri la sua decisione e ci parli del suddetto ramo, successivamente passeremo all'orientamento- -Molto bene- concluse Azadhus, poi prese il primo rotolo, il titolo citava: Necromanzia. -La necromanzia nasce quando i primi maghi scoprirono che come la magia celestiale guariva, al tempo stesso era presente una forma di magia che poteva infliggere grandi ferite con il solo tocco e che, se dovutamente preparata, questa magia poteva anche essere utilizzata per evocare creature dal piano abissale- -Quindi lei ci sta dicendo che i necromanti possono portare sul nostro piano creature abissali?- domanda risaputa, stavano testando le sue conoscenze -Non esattamente: nessuna creatura puó lasciare al cento per cento il proprio piano esistenziale, ne morirebbe altrimenti- -Questo ragionamento vale per tutte le creature?- stavolta a fare la domanda era stato il giudice della necromanzia stesso, doveva fare bella figura: Era da quando era entrato alla scuola che puntava alla necromanzia, non che il ritardo avesse inciso positivamente ma perlomeno sperava di dare l'idea che ciò che mancava di diligenza fosse compensato dall'intelletto -No, i demoni sono le uniche creature in grado di lasciare un piano definitivamente senza subirne le conseguenze- -Ma allora ci dica: Come può un necromante evocare una creatura abissale se tuttavia morirebbe, come la mantiene in vita?- domanda a trabocchetto -I necromanti non tengono in vita le creature abissali, non ne hanno bisogno dato che ciò che evocano è solo la proiezione dell'anima della creatura dell'abisso, questo spiega perché le creature evocate non possono essere distrutte in battaglia ma vengono dissolte solo dallo stesso necromante che ha evocato le suddette creature- - Quindi, cosa differisce un demone da una normale creatura abissale?- -Normalmente le creature abissali non hanno una coscenza ne un intelletto, vagano perciò senza meta nell'abisso, capita però che per un evento che ancora non siamo riusciti a spiegare che una creatura acquisisca per ragioni sconosciute una capacità senziente, a quel punto la creatura diventa un demone- -È mai capitato che un necromante abbia tentato di evocare e quindi controllare un demone?- -Si, tuttavia come ho già detto un demone ha piena coscienza ed intelligenza, inoltre può lasciare completamente un piano, pertanto quando il demone è stato evocato aveva pieni poteri e la completa capacità di ignorare gli ordini dell'evocatore, la cosa quindi andò storta e diede cosí inizio alle eoni buie- -Un'ultima domanda: chiunque puó andare e venire a piacimento in qualunque piano?- -No: Il piano celestiale non è accessibile in nessun modo, nel piano abissale non c'è sufficiente energia per creare un portale, mentre nel nostro piano, quello terreno, gli unici a poter aprire e chiudere portali sono i maghi bianchi con un permesso ufficiale della Chiesa-. La sua tesi era conclusa, alcuni maghi stavano parlando tra loro, altri annotavano qualcosa, finché Barsek non richiamò l'attenzione: -Molto bene, penso sia giunto il momento di passare alla fase d'orientamento- detto questo, i maghi si alzarono dirigendosi verso la porta sulla sinistra, Azadhus fece lo stesso. Entrarono, quindi, in una stanza ovale, molto alta, le pareti erano composte nella parte alta dai soliti vecchi mattoni del consiglio dei maghi ma la parte bassa era fatta in legno sul quale erano stati raffigurati dei bassorilievi che mostravano degli uomini alle. Prese con figure informi: i demoni, al centro troneggiava un'albero perfettamente circolare, dove finiva il tronco ed iniziava la chioma perfettamente sferica, si potevano contare dodici rami, mentre alla base del tronco, che termineva in un piccolo cerchio di terra, era presente un'infossatura, era un albero magico: I maghi alchemici avevano malipolato quest'ultimo rendendolo un semicatalizzatore, ovvero, un oggetto che fa passare solo una parte della magia e ne assorbe il resto, la stanza era illuminata dalla luce riflessa attraverso degli specchi che la portavano direttamente dall'esterno, dopotutto rimaneva un'albero,non potevano permettere la presenza di fiamme come quelle delle torce. I dodici rami portavano su ognuno, inciso nella corteccia, il simbolo di un tipo di magia, ovviamente Azadhus era maggiormente concentrato su quello raffigurante un teschio dal quale fuoriusciva una falce da una delle due orbite, simbolo della necromanzia. Azadhus guardò alle sue spalle ed il direttore gli fece cenno di procedere, sapeva esattamente cosa fare: Avrebbe dovuto concentrare tutta la sua energia magica nell'anello il quale, una volta inserito nell'incavo alla base del tronco, avrebbe indicato la strada del giovane Azadhus, gli avrebbe svelato cosa gli riservava il futuro "magari va male e finisco per diventare uno di quei chierichetti dei maghi bianchi!" pensò preoccupato, ma non era il momento di lasciarsi andare al pessimismo. Focalizzó la sua energia sull'anello il quale prese a cambiare forma ed a diventare inconsistente, quasi come l'aria, lo porse nell'incavo dell'albero ed aspettò con il fiato sospeso, una linea blu andò a formarsi e cominció a risalire il tronco dell'albero fino ad arrivare alla base dei rami. Poi accadde. La linea inizialmente andò verso il ramo con inciso un simbolo chiericale, i maghi bianchi, riempiendo la testa di Azadhus di parole decisamente poco gentili nei confronti di praticamente ogni dio conosciuto, ma poi notò che la linea non aveva ancora smesso di allungarsi, aveva infatti preso possesso anche del ramo della magia mentale, stesso discorso per quello della magia mutaforma, in realtà dopo un occhio più attento si poteva capire che tutti e dodici i rami erano blu. Azadhus era confuso, si girò verso i consiglieri ma anche loro non eran da meno, discutevano animatamente mentre altri erano rimasti a bocca aperta e non accennavano a degnarlo di uno sguardo, finché il direttore non si avvicinò ad Azadhus per dirgli: -Tra un'ora nel mio ufficio, vieni da solo e non dire a nessuno quello che è successo qui- detto questo accompagnò Azadhus all'uscita che dava sul corridoio.

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