Faust

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Barsek, congedati con non poche fatiche i colleghi, si era chiuso nel suo ufficio, una stanza circolare in spessi mattoni, con una scrivania centrale, una finestra sul fondo, un dipinto raffigurante dodici maghi che facevano convergere al centro le loro mani con incise sopra rune che brillavano di bianco ed infine parecchie librerie a soqquadro. Barsek stava cercando affannosamente qualcosa che teneva nascosto dietro agli scaffali, il suo volto si illuminó quando scoprì un piccolo mattone più lucido rispetto agli altri, ne tastó la superfice finché la sua vecchia mano non scorse un'infossatura nel mattone, la premette ed il dipinto inizió a traballare, per poi spostarsi e rivelare un piccolo scomparto contenente un cofanetto nero. Lo prese e spostó nuovamente il quadro nella posizione originale. Si sedette dietro la scrivania e poggiò il cofanetto sopra quest'ultima, era una scatoletta molto semplice, in legno, con una serratura basata su un piccolo uncino di metallo che si infilava in un anellino appena sotto. Barsek accese una pipa e si mise a fumarla emettendo piccoli sbuffi di fumo, faceva cosí ogni volta che doveva riflettere su cose importanti. Lentamente ripassó gli ultimi avvenimenti: l'albero si era completamente illuminato, era un semicatalizzatore, nemmeno centinaia dei migliori arcimaghi avrebbero potuto riuscirci ed Azadhus c'era riuscito spontaneamente, quel ragazzo aveva un potere immenso "un potere cosí grande non fa gola solo alla magia... La chiesa ed i suoi templari ci metteranno poco ad eliminarlo con la scusa delle arti oscure... Quando in realtà temono semplicemente qualunque cosa vada al di la dei loro dei falsi e bugiardi..." Questi erano i pensieri del vecchio mago riguardo alla chiesa, l'unica volta in cui la chiesa si era rivelata utile al bene comune era stata quando aveva finanziato il pellegrinaggio dei dodici maghi, di cui lui faceva parte, per riuscire a sigillare i demoni nell'abisso ed anche lì avevano insistito per inviare un loro mago bianco ma figurarsi ad inviare qualche paladino "non vogliamo spargimenti di sangue inutili" avevano detto mentre da quel viaggio erano tornate solo due persone: Lui e Kalaman. "mi chiedo come stia ora...", ma stava divagando: la priorità ora era tenera al sicuro il ragazzo facendo in modo di far sapere a meno persone possibili che cosa fosse "...un omnicaster..." pensò, ma i suoi pensieri furono subito interrotti dal rumore biascicato di passi che arrivavano dal corridoio fuori dal suo ufficio, i suoi poteri da mago sensoriale erano ancora perfettamente attivi nonostante la sua età: non era un dipendente della scuola, i professori non passavano mai di li, se dovevano parlargli era lui a chiamarli e non aspettava nessuno in quel momento, non era nemmeno uno studente: i suoi passi erano troppo lenti rispetto a quelli frettolosi ed irregolari di un giovane mago, ma soprattutto... non udiva il suono di alcun respiro... "non puó che essere... No...". Rapido nascose il cofanetto sotto la scrivania ed aspettò che la misteriosa figura si presentasse. La porta si aprì e gli si presentò davanti un ragazzo giovane vestito della divisa della scuola... Uno studente a prima vista... Ma Barsek non era convinto "Ti ho riconosciuto, è inutile continuare con questa falsa...". In tutta risposta la figura si avvolse di una nube nera dalla quale ne uscì una creatura completamente diversa: La figura era coperta da un mantello con cappuccio nero, dall'interno del mantello si scorgeva un'armatura di cuoio, anch'essa nera ma decorata con piccoli intagli dorati sul ventre, sotto al cappuccio si intravedeva una maschera bianca sulla quale era raffigurata, attraverso dei solchi neri, un volto privo di espressione con occhi e bocca serrati, quasi a ricordare una maschera funeraria. "I suoi poteri funzionano a dovere, direttore" la sua voce era molto profonda e grave, pronunció la parola "direttore" quasi come se l'avesse sputata. "Faust... Perchè sei qui?" "L'aveva richiesto lei" il direttore rimase perplesso, Faust prese posto sulla sedia dinanzi a lui e continuó "Non si ricorda? Aveva insistito perché venissimo ad avvisarlo sei ore prima della chiusura del contratto, le ragioni mi permangono tutt'ora oscure ma il contratto è il contratto dopotutto" il direttore tiró una profonda boccata dalla pipa ed aggiunse "stasera ho le premiazioni di coloro che hanno passato gli esami, non si puó rimandare di qualche ora e poi pensavo sarebbe venuto Erengast" "Il signore chiede perdono ma non ha potuto presentarsi in quanto è sulle tracce di una potente traccia magica che ha percepito recentemente durante un suo esperimento... E... No, non è possibile rimandare, il contratto era chiaro: La sua anima in cambio di nove anni nella direzione di questa scuola, più questo incontro di "promemoria" che lei aveva richiesto, ne un secondo in più ne uno in meno" Barsek mise via la pipa ormai finita tentando di nascondere la sua preoccupazione, non solo per quanto riguardava la sua ora ormai vicina ma anche per il fatto che probabilmente la traccia magica che "il signore", ovvero Erengast, aveva percepito poteva essere proprio Azadhus... Era un rischio che non aveva calcolato: la chiesa tutto sommato l'avrebbe ucciso ma sarebbe finita lì, Erengast era un lich... Non osava immaginare cosa un lich potesse fare con l'anima di un omnicaster... Faust dovette capire qualcosa perchè domandò:"C' è qualche problema?" "Eh, n-no, assolutamente ha ragione lei, il contratto era più che cristallino, mi perdoni se le sono sembrato sgarbato..." Faust era imperturbabile, la sua maschera rendeva impossibile capire cosa pensasse. Finchè quest'ultimo non si alzò in piedi, prese le sembianze dello stesso studente di poco fa e con una normalissima voce da adolescente disse: "Allora a stasera direttore" e chiuse la porta dietro di lui. Sapeva qualcosa, se lo sentiva... Faust sospettava qualcosa e qualunque cosa fosse, presto l'evrebbe resa nota anche al suo padrone... Al lich... Barsek rabbrividì: Si era cacciato in qualcosa più grande di lui... Ora lo sapeva.

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