Capitolo 1

281 36 6
                                    

«Mamma, mamma! Siamo arrivati
«Ci siamo quasi tesoro
«Ale! Ha detto la mamma che siamo quasi arrivati! Mi hai promesso che mi avresti insegnato ad andare sugli sci, hai fatto la promessa con il mignolino!»
«E io ho sempre mantenuto le promesse, ti insegnerò, puoi contarci
«Ti voglio bene fratellone.»
«Anche io ti voglio bene, piccolino
«Guarda che ora sono maggiorenne.»
«Vuol dire che non ti sei mai sentito quando parli. Sembri un bambino piccolo.»
Disse mio fratello scompigliandomi i capelli.
Poi un urlo.
Uno sballottamento.
Dei dolori atroci su tutto il corpo.
La voce di mia madre e mio fratello.
Infine nero.

Mi alzo di scatto.
Ancora quel sogno, ancora quell'incubo, ancora la paura davanti agli occhi.
Dopo essermi ripreso ancora una volta da quell'incubo andai in bagno e mi feci una doccia.
Ogni goccia percorreva il mio volto come per deliniarne i contorni e ogni volta che una di esse toccava la fredda base della doccia, io ricordavo il mio passato.
O meglio, tutti i momenti dolorosi del mio passato.
Prima l'abbandono di mio padre quando io e mio fratello eravamo ancora piccoli e poi il momento in cui ho perso definitivamente tutta la mia famiglia.

I miei parenti mi danno la colpa per quell'incidente.
Dicono che è solo colpa mia, perché ero stato io a insistere ad andare sulle montagne innevate della bella Hokkaido per sciare.
Doveva essere una semplice vacanza, ma la neve, quella che io consideravo sin da piccolo un gioco, un divertimeto, è stata la causa della morte di mia madre e mio fratello.

Mi feci velocemente lo shampoo e uscì dalla doccia.
Quello stesso giorno avevo il treno per Milano, volevo lasciare questa casa piena di ricordi e volevo dimenticare tutte quelle persone che io consideravo amici e familiari, ma che mi hanno solo accusato di essere un assassino, senza ragione.

Mi preparai tranquillamente, quasi con lentezza. Non c'era motivo di andare di fretta.
Presi le miei valige e mi avviai verso la porta di casa ma, prima di aprire la porta per uscire, mi girai per ammirare per l'ultima volta quella casa che mi aveva ospitato fin da piccolo e sorrisi malinconico al pensiero di quegli anni ormai passati.
Aprì la porta di casa per uscire prima di scoppiare in un pianto.
«Sascha!»
Mi girai per vedere chi fosse a pronunciare il mio nome.
Sorrisi guardandola.
Era Sabrina.
Sabrina è una ragazza molto bella, dai capelli abbastanza lunghi e di un colore molto simile al rosso.
Ah, è mia cugina.
Fortunatamente almeno lei mi è stata vicina.
«Ciao Sabrina.»
«Cos'è quel muso lungo? Non sei contento per il viaggio? Guarda che Milano è proprio una bella città, ci sono stata durante i miei viaggi a causa del mio lavoro.»
Ah già, Sabrina è una modella.
«No. È che ho fatto di nuovo quell'incubo.»
«Sascha... Io sono qui con te, non è stata colpa tua.»
Mi sorrise timidamente e poi mi abbracciò.

Grazie a Sabrina mi sentivo meno sotto stress, magari ora posso finalmente vivere una vita normale e posso dimenticare la mia famiglia.

Salì in treno salutando Sabrina con un grosso abbraccio e un bacio sulla guancia.
Cose che di solito io non faccio mai, ma se lo meritava dopo tutto quello che aveva fatto per me.
Poi salì sul treno, misi le mie cuffiette facendo partire canzoni a caso, che non ascoltai perché intento a guardare fuori dal finestrino.
Penso a cosa mi succederà quando arriverò a Milano, per non parlare della scuola...

______________________________

Ecco qui il secondo capitolo, spero vi piaccia!
E non ho niente da dire quindi ciao.
Che bel modo di salutare eh? 😂
Martinah 💚❤

Same But Different ||Saschefano [SOSPESA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora