Capitolo 3 - Carne

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« Col passare degli anni mi rendo conto di esser circondato da sciacalli
che aspettano un mio fallimento, che io cada su un pavimento,
per infilzare le loro zanne nella mia carne. »

Il cinguettio degli uccelli viene interrotto dal brusco rombo di una Maserati. E' incredibile quanto un singolo evento, in questo caso il passaggio di un'auto un po' più costosa, un po' più bella, delle altre sia capace di rompere gli equilibri dell'umanità e a volte anche della natura. Quell'auto semplicemente passando, ha in pratica fermato decine di vite, tra cui la mia, tra cui quella degli uccellini. Questa è la strada più "lussuosa" della città, dove i migliori medici, avvocati e notai hanno i loro studi, dove ha sede la camera di commercio. Di auto così ne passano a centinaia durante il giorno, anzi ne ho viste passare addirittura di migliori.
Eppure tutti si sono fermati almeno per un secondo a guardarla, molti di loro hanno anche interrotto ciò che stavano facendo, ad esempio leggere il giornale, parlare con un collega, prendere il caffè, cinguettare o semplicemente camminare. Infondo la vita è davvero strana, le stesse persone che sembrano non fermarsi mai
un secondo, come se la loro vita andasse a mille all'ora, poi si fermano, improvvisamente, per il semplice rombo di un motore. Mentre continuo a camminare, un'antica insegna, vecchia e decolorata, cattura la mia attenzione. Dev'essere davvero molto vecchia perché non si riesce a leggere quasi nulla, almeno non più. Il rosso che un tempo doveva essere vivo ed intenso adesso è spento, a tratti sul bianco. "Macelleria e Polleria" sono le uniche
due parole intuibili, il resto sono solo lettere sparse, senza più significato. Come ogni giorno un gatto dal pelo argenteo, abbastanza grassottello, si ciba di alcuni pezzi di carne trovati a terra davanti alla porta della macelleria. Immagino la voce di Giò,
che da quattro anni a questa parte fa la stessa, identica, battuta ogni giorno: « Mhh...che bontà, tra qualche mese vedremo quel
gattino appeso proprio lì, in vetrina! »
Immagino Marco che scoppia nella sua solita, fragorosa, risata.
Ma proprio lì, nella vetrina dove Giò immagina il gattino appeso, oggi noto qualcosa di strano o meglio, qualcosa che attira la mia attenzione. Il macellaio, un vecchio baffuto dai capelli bianchi coperti in parte da un cappello, parla con un cliente. Quest'ultimo indica un pezzo di carne bello grosso e il macellaio, con fatica, lo
prende, deve essere molto pesante...immagino. Lo poggia sul bancone per metterlo meglio in evidenza, per dare la possibilità al cliente di osservarlo meglio. Quest'ultimo con un gesto
chiarissimo, gli fa segno di no, probabilmente avrà visto qualche difetto o magari non gradisce il colore. Non ho la più pallida idea
di come si scelga un pezzo di carne eppure quel signore dai capelli brizzolati ha appena chiesto al macellaio di mostrargli un altro pezzo e stavolta dopo averlo visto fa di si con la testa. Il
macellaio avvolge il pezzo di carne in un foglio di carta alimentare e lo poggia sulla bilancia.
Un pezzo di carne passa tutta la sua "vita" in una vetrina, aspettando che qualcuno decida di comprarlo. Un pezzo di carne viene scelto per il suo aspetto, per il suo colore, per il suo peso.
Nessuno sceglie un pezzo di carne per la sua storia, per cos'era prima di diventare tale. Io mi sento così. Vengo giudicato in primis da me stesso e poi dagli altri per il mio aspetto, per quello che appaio e non per ciò che sono. E soprattutto vengo giudicato per come appaio adesso, nessuno si chiede quale sia la mia storia, quali siano state le ferite poi rimarginate, quante volte sia caduto e
quante mi sia rialzato. Nessuno si chiede cosa mi abbia cambiato nel corso del tempo, nessuno si chiede perché io sia diventato
così ed io mi chiedo il perché. Perché le persone mi giudicano se in realtà non hanno nessun interesse per la mia persona, tanto da
non farsi nessuna domanda su di me ? Io non sono solo il ragazzo dai capelli biondi e gli occhi azzurri, sono molto altro.
Dietro quelle pupille color cielo c'è un adolescente con i suoi dubbi, le sue paure, le sue speranze e i suoi tormenti. I miei occhi
sono allo stesso tempo la mia salvezza e la mia condanna. Grazie ad essi qualcuno in questo mondo si ricorda di me, ma infondo è
proprio questo il problema, quando qualcuno si ricorda di me pensa: « Ah, quello con gli occhi azzurri! » Nessuno si ricorda di me per qualcosa che ho fatto o magari che ho detto. Una volta una persona mi disse : «Soffermandomi su di te ho fissato attentamente gli occhi. Sono meravigliosi, ma spenti. Non hanno luce, non hanno neppure l'ombra di un sorriso e hanno le occhiaie di chi non dorme da mesi. »
Non dimenticherò mai queste parole, sono ben impresse nella mia mente, soprattutto perché quella persona non mi conosceva e
non mi conosce tuttora, non sa nulla di me, nemmeno il mio nome. Eppure soltanto ponendosi delle semplici domande è
riuscita ad andare oltre, ad andare oltre le apparenze, quella persona mi ha visto col cuore, non con gli occhi. Sembra quasi
impossibile, ma un semplice sconosciuto è stato capace di guardarmi dentro come probabilmente nessuno aveva mai fatto
prima d'ora, perché il mondo funziona così : chi ci sta accanto è troppo abituato ad averci, troppo abituato alla nostra presenza, al
nostro "esserci" sempre nonostante tutto e tutti. Chi ci sta accanto, a volte, è troppo distratto dalla vita e dal suo scorrere
veloce per capire realmente chi siamo; invece uno sconosciuto, un passante o in generale una persona che avrà a che fare con noi
per poco, pochissimo tempo sa che quel tempo deve bastargli per strapparci più cose possibili. Uno sconosciuto si porta via un "pezzo" di noi, che sia un sorriso, un saluto, uno sguardo o nel
mio caso una parola. Perché io a quel passante ho risposto semplicemente con un "Grazie", non sapevo minimamente cosa dire. L'ho ringraziato per essersi preoccupato, per essersi chiesto cosa ci fosse nascosto dietro ai miei occhi, quali mostri avessi dentro. Dopo qualche secondo quello sconosciuto è andato via, è
tornato alla sua vita di sempre, al suo giornale, al suo lavoro, alla sua famiglia, ma ha portato via con sé un pezzo di me. Non so quanto questo possa influire sulla sua vita, sul suo futuro, probabilmente mi avrà già dimenticato, ma quell'incontro mi ha fatto stare davvero bene. Non ne ho mai parlato con nessuno, ne
sono quasi geloso. L'ho preso e l'ho messo nel "cassetto" delle cose belle, di quelle che capitano una sola volta nella vita, ma che
te la cambiano. L'ho messo nel cassetto di quelle cose che vorresti non dimenticare mai ed infatti ancora oggi, quattro mesi dopo,
ricordo perfettamente ogni sua singola parola. Non c'è modo di descrivere la sensazione che ho provato in quel momento e nei giorni seguenti: ero felice, inspiegabilmente, cercavo il volto di quello sconosciuto in ogni passante eppure non l'ho più rivisto.
Sono tutt'oggi convinto che ognuno di noi abbia diritto ad incontrare il "suo" sconosciuto, almeno una volta nella vita. La differenza è netta e ben messa in evidenza: ci sono persone capaci di capirti pur non avendoti mai visto prima d'ora e ci sono persone con cui hai passato una vita intera, ma che finora non
hanno mai capito nulla di te. L'uomo, lo stesso uomo incontentabile sotto certi aspetti, lo stesso uomo in continua ricerca della perfezione poi si sofferma soltanto sull'aspetto fisico di una persona ed è così che Gab viene ricordato come il ragazzo
che a diciassette anni sta già perdendo i capelli, Giò come quello dal nome raro e alto due metri, Giacomo come quello con i capelli tinti. Ed è così che molte persone vengono considerate strane, ma chi giudica non immagina nemmeno quali battaglie
stiano combattendo quei tipi da lui considerati strani, non ha idea di cosa li stia salvando e cosa, invece, li stia distruggendo. Una
persona non può essere squadrata dalla testa ai piedi come se dovesse essere comprata. Una persona non può essere trattata come un pezzo di carne. Una persona non può essere giudicata esclusivamente per il suo peso, per il suo colore, per la sua razza...una persona non è solo quello, è molto di più. Una persona è un mix d'emozioni, esperienze e speranze che finora l'hanno cambiata, l'hanno fatta crescere e l'hanno resa unica, tutti noi abbiamo una storia ed è proprio quella storia ciò che ci rende
diversi da chiunque altro. Bisognerebbe imparare ad andare oltre le apparenze, bisognerebbe valutare una persona per ciò che è davvero e non per ciò che appare. Bisognerebbe imparare a guardare negli occhi tristi di chi parla poco, perché attraverso i
suoi silenzi sa dirci molte più cose di chi apre bocca fin troppo spesso.

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