2
Wildness
Era strano stare lì, con lui.
Sembravo così infinitamente piccola di fronte quelle spalle larghe e quelle mani grandi che mi avvolgevano.
Mi poggiò a terra appena arrivammo a destinazione.
Di fronte a noi una grande porta bianca, come quella degli ospedali.
Fremevo al pensiero di cosa ci sarebbe potuto essere dall'altra parte.
Il mio rapitore/eroe stava lì, con lo sguardo severo.
Ogni tanto mi mandava occhiate, senza accennare ad alcun sorriso.
Ad un tratto la grande porta si aprì, e ne uscì una donna in un camice bianco.
« È tutto pronto » disse.
Il mio rapitore/eroe mi fece cenno di entrare.
Sembrava quasi una SPA, un centro benessere.
Le pareti erano dipinte con un blu acceso, dove vi erano grandi poster contante donne belle e formose che non avevano bisogno di nessun trattamento.
La donna mi fece spogliare. La mia immagine allo specchio che mi fissava.
Rapitore/eroe stava lì, in piedi, a scrutarmi.
Mi vergognai di me stessa, non tanto per il fisico, ma per quei lividi e quei graffi che percorrevano l'intero mio corpo, piccolo e fragile.
Faceva ancora male.
La seguii fino ad una piccola stanza in cui vi era al centro un enorme vasca da bagno.
Mi immersi in quell'acqua calda, lasciandomi avvolgere dal profumo di vaniglia.
Mi ritrovai a chiudere gli occhi.
Era troppo tempo che non provavo quella sensazione.
Cercai di fare da sola, ma faceva troppo male muoversi, così mi lasciai viziareda quelle mani agili.
Dopo avermi tirato tutti i peli che avessi in corpo e fatto indossare unavestaglia la donna mi disse «Non è finita qui, signorina!»
La stanza successiva era invasa da specchi, phon e parrucche.
« Oh mio Dio!» un uomo sulla cinquantina fece capolino dietro una chioma diricci « Eccoti finalmente mia cara! Ti stavo aspettando! » continuò facendomi l'occhiolino « Oh questi capelli sono LO scempio!»
Mi presi automaticamente una ciocca tra le mani, eppure erano la cosa che più mi piaceva di me!
Sospettosa del perché si stessero prendendo cura di me, mi sedetti dove l'uomo m' indicò, non ero certa di nulla, e avevo paura di cosa mi sarebbe potuto accadere.
Dopo aver indossato un tubino nero, ed essermi truccata, non sembravo quasi piùio.
Lo specchio stava riflettendo un'altra me.
Per un attimo mi trovai ad immaginare come sarebbe potuto essere se non fossilì, magari mi stavo solo preparando per uscire con Daniel, mi avrebbe portatoal nostro ristorante preferito e poi a fare una passeggiata al parco. Mi ritrovai a sorridere pensando a lui.
Chissà se mi avesse visto in quel momento cosa mi avrebbe detto.
« Sei bellissima.. »
Ma non era lui a parlare.
Il rapitore/eroe mi distolse dai miei pensieri.
Arrossii inevitabilmente.
Sentii il suo fiato sul collo, e le dita della sua mano scorrere sulla mia schiena scoperta.
Sobbalzai.
« Che stai facendo? » la mia voce vacillava.
« Solo che sei così sexy, sai? » avevo lo stomaco sottosopra, mi ero fatta un'idea sbagliata su di lui, era come tuttigli altri. Mi allontanai dalla sua presa.
« Ehi.. stavo scherzando.. » la sua mano adesso stringeva il mio polso.
Faceva male.
Appena se ne accorse mollò subito la presa.
« Scusami, volevo essere solo carino con te »
Soppesai le sue parole.
Non sapevo se credergli o meno.
Non sapevo a cosa credere di preciso.
Ero stata violentata, rapita, lasciata a morire per chi sa quanti giorni.
E adesso? Adesso mi stavano coccolando, ed uno di loro faceva anche il galante.
« Tu, e tutti questi che sono con te... mi fate solo ribrezzo! »
Forse ero stata dura con lui, probabilmente voleva davvero essere carino conme.
Lo guardai negli occhi.
Sembravano sinceri.
« Mi dispiace. Non è colpa tua » decisi che probabilmente sarebbe stato meglio farsi degli amici.
Lui mi sorrise, non disse alcuna parola.
Continuò a fissare il mio riflesso.
Poi mi lasciò sola, com'ero abituata a stare.***
Poco dopo vennero a prendermi.
Io non opposi resistenza.
Incrociai lo sguardo con rapitore/eroee mi convinsi che sarebbe andato tutto bene.
Mi legarono le mani dietro la schiena e mi misero un panno sugli occhi per non vedere.
Si offrì lui di legarmi, e mi sentii sollevata nel vederlo avanzare verso dime.
Il suo respiro ancora una volta sul mio collo.
Brividi di freddo mi percorsero.
Mi sentii sollevata in aria: rapitore/eroemi prese in braccio ed iniziò a camminare.
Poco dopo il freddo d'inverno mi punzecchiò la pelle e capii che mi avevanoportata fuori quell'inferno.
La portiera di un'auto si aprì e rapitore/eroemi appoggiò piano sul sedile.
Percepii il suo corpo accanto al mio, il suo braccio a cingermi la vita.
D'istinto appoggiai la testa sulla sua spalla e mi addormentai.
Mi svegliai proprio quando l'auto si fermò.
Mi prese ancora una volta tra le sue braccia.
« Non avere paura » mi sussurrò all'orecchio, senza farsi sentire dagli altri,continuando a camminare.
« Puoi metterla giù » non conoscevo quella voce.
Mi slegarono, e mi tolsero il panno dagli occhi.
Ci misi un po' ad abituarmi alla luce, dovetti sbattere le palpebre più e piùvolte per distinguere le figure che mi stavano di fronte.
Un uomo che non avevo mai visto mi si avvicinò.
Era alto e robusto, portava un orecchino e un paio di occhiali da sole, sebbene stessimo al chiuso.
Probabilmente quello era il suo ufficio.
Lo notai dal quadro appeso al muro che lo raffigurava con un sorriso malignosul volto.
« Sei tu... » mi disse, scrutandomi dalla testa ai piedi.
Si avvicinò ancora di più a me.
Ad un tratto una strana paura m'avvolse.
Iniziò a palparmi il seno, con violenza.
« Se provi a scansarti ti uccido! »
Tirò fuori dalla tasca una pistola e me la puntò alla tempia.
« Non muoverti » continuò, mentre percorreva con quella lingua viscida il mio corpo.
Sentivo il suo membro eccitarsi, mentre con l'altra mano mi palpava il sedere.
Non potevo muovermi.
Non potevo difendermi.
Cercai con lo sguardo gli occhi di rapitore/eroe,e prima che potesse sbattermi contro il muro lo fermò « Penso che potrebbe bastare, signore.. »
Riposò la pistola nella tasca dei pantaloni.
« Mostrale la sua stanza » rispose.
Mi condussero al piano superiore.
C'era un lungo corridoio, con tante altre porte, che pensai conducessero ad altre stanze da letto.
Una porta si aprì e ne uscì una ragazza: indossava solo un tanga, i capelli biondi e lunghi le arrivavano fino alla vita.
« Benvenuta, io sono Clarisse » mi porse la mano.
Ricambiai, per educazione.
« Non starò qui per molto » le dissi « Tornerò a casa »
Clarisse e rapitore/eroe si scambiarono uno sguardo, poi mi fece proseguire finché non ci fermammo allastanza 202.
Aprì, mi fece entrare, e richiuse la porta alle sue spalle.
La camera era enorme.
Un grande letto a baldacchino regnava al centro della stanza.
Mi sorpresi notando che le pareti fossero color verde acqua, sfumato all'azzurro,il mio colore preferito.
L' armadio ricopriva un'intera parete, ed accanto vi era la porta che dava adun bagno grande quanto la stanza.
Rapitore/eroe mi guardò compiaciuto.
« È questa la tua casa adesso ».
Quelle parole mi fecero tornare alla realtà.
Ero stata rapita, quella non era una villeggiatura, e non era neanche casa mia.
« Verranno a prendermi » lo dissi quasia me stessa.
« Mi dispiace, Alice »
« Ti dispiace?! Sai dire solo questo?! » mi scagliai contro di lui
« Se devi sfogarti sono qui »
Iniziai a tirare pugni a vuoto, e a piangere come fanno i bambini quando si èrotto il loro giocattolo preferito.
Lui afferrò i miei polsi e, stranamente, mi abbracciò.
Rimanemmo così: io inerme tra le sue braccia, e lui che mi sussurrava di staretranquilla, che sarebbe andato tutto bene, che di lui mi sarei potuta fidare.
Una strana sensazione mi avvolse.
Da quell'accaduto non sopportavo nessun contatto umano, ma tra quelle bracciami sentivo stranamente bene.
Stavo per ringraziarlo quando mi spinse violentemente sul letto.
Io lì per lì non capii, poi mi fece cenno di guardare all'angolo sopra laporta.
Una telecamera.
« Ci stanno osservando » mi disse « Non sentono quello che diciamo, ma cistanno osservando »
« Perché? » gli domandai
« Non tocca a me darti risposte esaustive »
« Almeno mi dici dove sono finita? » ne avevo abbastanza di tutti quei misteri
« Te l'ho detto, io non posso dirti nulla » aveva lo sguardo serio, quasi minaccioso, non sembrava più lui. « Ho avuto un preciso ordine... » si avvicinò pericolosamente a me.
Ero seduta ai piedi del letto, i suoi occhi fissi nei miei.
« Che ordine? »
« Non credo ti piacerà, dolcezza » mi accarezzò il viso e mi diede un bacio sulla fronte.
« È quello che penso? »
« Non posso farli arrabbiare.. » mi fece stendere delicatamente sul letto e si posizionò sopra di me «Sono costretto a fare sesso con te ».
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Luxury
Romance"Ebbi un flash. Manette. Corde. Frusta. Io che grido. Lui dentro di me. Io che mi dimeno. Lui che mi blocca. Mi tappa la bocca legandomi uno straccio. Lui che mi guarda. Io che lo supplico. Neanche un briciolo di compassione, neanche un bricio...