First Time

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First Time

« No »
Quella fu la mia risposta.
« Ti prometto che non ti farò del male.. »
« Non m'interessa. Io non voglio fare sesso con nessuno. La mia prima volta sono stata violentata, te ne rendi conto? » notai il suo volto sorpreso per quella rivelazione.
« Alice, se non lo faccio... » aspettai che proseguisse la frase, ma non lo fece.
Lasciò la frase così, in bilico sul filo di un rasoio.
« Cosa? Cosa ti faranno? Cosa faranno a me?! Questi sono dei pazzi pervertiti che si divertono nel fare del male alle persone! Ti costringono a violentare una ragazza e tu non alzi un dito? »
Era ancora sopra di me, gli urlavo guardandolo negli occhi.
« Non puoi parlarmi così Alice, solo perché sono gentile con te, non significa che .. che sono una persona buona »
Abbassò lo sguardo.
« Ehi.. » gli presi il viso tra le mani « Mi hai salvata quando quell'uomo mi stava torturando, mi hai preso tra le tue braccia e mi hai difesa anche di fronte al tuo capo, mi hai abbracciata quando piangevo. Non puoi dire di non essere una persona buona»
« Parli così perché non mi conosci »
« Allora dammi il modo di conoscerti! »
Non saprei dire come mi venne in mente quella strampalata idea, ma lo dissi sorridendo, e notai un piccolo sorriso anche sul suo volto. « Non so neppure come ti chiami... »
« Facciamo un patto » il suo sguardo alla telecamera « Finché la spia è rossa significa che ci stanno spiando. Vogliono vedere qualcosa » capii subito cosa volesse dire, lasciai che proseguisse « Alice, se non lo farai con me, manderanno qualcun altro qua dentro, che potrebbe violentarti un'altra volta. Tu non vuoi questo vero? »
« Non ho altra scelta quindi? »
« Solo finché ci sarà ancora la spia rossa »
« Questo non mi sembra per niente un patto, io cosa ci guadagno? »
« Oltre la tua vita? » sembrò pensarci su « a quel punto ti dirò il mio nome »
In fin dei conti mi stava solo salvando da un qualcosa di peggiore.
Così, spaventata da cosa mi sarebbe potuto accadere se avessi rifiutato, accettai le sue condizioni.
« Fino a che non si spegne la spia »
« Fino a che non si spegne la spia » rispose.
Dopo di che avvenne tutto in un attimo: ritrovai le sue labbra sulle mie, erano soffici e carnose.
Iniziammo a baciarci con passione, la sua lingua si infiltrò tra le mie labbra,seguita dalla mia, che non tardò ad arrivare.
Le sue mani grandi percorrevano tutto il mio corpo, scesero piano lungo la colonna vertebrale, fino ad arrivare alla vita, una si soffermò sul mio culo e strinse forte fino a lasciarmi il segno, l'altra proseguì sulle mie gambe, fino ai piedi, per poi risalire fino all'interno coscia.
Mi sorpresi di quanto bramavo il suo tocco.
Iniziai a mordergli le labbra, il lobo dell'orecchio, il collo.
I nostri corpi sembravano desiderosi l'uno dell'altra.
Infilai la mia mano nei suoi jeans, mentre lui mi sfiorava la pelle, fino alle ossa.
Mi stavo donando a lui.
Certo, era solo uno stupido patto.
Mi ritrovai a guardare la telecamera, sperando che la spia non si spegnesse.
« Non ti stai divertendo, dolcezza? » rapitore/eroe fraintese le mie intenzioni « devo fare di meglio quindi » proseguì, e mi sorpresi di quanta voglia avevo di lui.
Mi spogliò violentemente.
Il reggiseno nero in pizzo che mi avevano fatto indossare e le mutandine volarono entrambi ai piedi del letto.
« Girati! » era un ordine, e lo eseguii.
Mi misi a novanta, lui sopra di me.
Lo stavamo facendo da dietro, mi ritrovai ad ansimare, a gridare.
« Ti sta piacendo, dolcezza?! »  annuii.
« Dimmelo! » gridò, tirandomi i capelli, e si, mi piaceva da impazzire.
« Da impazzire. » diedi sfogo ai miei pensieri.
Notai che la spia si era tutto d'un tratto spenta, ma non glielo dissi.
Avrei voluto continuare, ancora un po'.
E continuammo.
Continuammo a fare sesso fino allo sfinimento.
Fino a impazzire, fino a farci male, fino a venire.
Avvolti solo dai nostri respiri, ci addormentammo uno nelle braccia dell'altra.
« Jace » mi sussurrò « mi chiamo Jace » prima di sprofondare nel sonno.

***
Ero legata con le braccia e i piedi ad un letto.
Non potevo muovermi.
La corda stretta intorno ai miei polsi.
Due occhi sopra di me.
Due mani.
Un corpo.
Mi stava violentando. Una seconda volta.
Sudavo. Cercavo di dimenarmi.
Piangevo.
Urlavo.
La sagoma mi mise un panno sulla bocca.
Mi stava soffocando.
Stavo perdendo il respiro.
Mi svegliai di soprassalto.
Un altro incubo.
Il cuore mi stava balzando dal petto, avevo il fiato corto.
Mi girai in cerca di Jace. Ma non c'era.
Scesi dal letto e corsi in bagno a sciacquarmi il volto.
Al solo pensiero di quelle luride mani su di me, mi si stringeva lo stomaco, mi mancava l'aria.
Iniziai ad ansimare.
Il cuore continuava a battere sempre più forte.
Avevo bisogno di aria.
Non ci misi molto a capire che stavo avendo un attacco di panico.
Indossai la vestaglia ed uscii di fretta dalla camera.
Il corridoio era freddo, ma non importava, dovevo camminare, riaddormentarmi avrebbe significato rifare uno di quegli incubi.
Scesi in cucina, avevo bisogno di un bicchiere d'acqua, ma proprio quando stavo per varcare la soglia, sentii degli strani gemiti provenire dalla porta accanto.
La voce di un uomo.
« Sei una troia » diceva ansimando, imprecava.
Disgustata stavo per risalire in camera, quando la porta si aprì e una lunga chioma bionda ne uscì, seguita da un uomo molto più grande di lei.
Clarisse era nuda ed ubriaca fradicia, si sentiva dalla puzza dell' alcol che emanava.
« Ehi.. ciao.. » si rivolse a me.
Mi avvicinai, per aiutarla a stare in piedi.
« Grazie, zoccoletta »  le disse.
« Grazie a lei! » rispose Clarisse.
La aiutai a salire le scale, l'accompagnai fino in camera sua, la feci stendere sul letto e le rimboccai le coperte.
Notai una foto accanto al letto, sul comodino.
Non sapevo si sarebbero potute  portare cose proprie.
La foto raffigurava una bambina con due codini biondi in braccio ad una donna molto simile a Clarisse.
« Mia madre » sorrise « Mi manca così tanto » continuò, poi si addormentò.
Cercai di non fare rumore, uscendo dalla stanza.
Controllai l'ora, le quattro del mattino.
Clarisse mi aveva aiutata a non pensare più all'incubo, perciò decisi che sarebbe stato meglio tornare in camera.
« Ehi » Jace era proprio di fronte a me « che ci fai sveglia a quest'ora? »
« Ho avuto in incubo » risposi « Tu? Perché sei qui? »
« Per dirla tutta stavo venendo da te »
Inarcai un sopracciglio.
« Perché non eri a letto, quando mi sono svegliata? »
« Prima regola » mi attirò a sé  « dopo aver fatto sesso, te ne vai. Le coccole non sono concesse »
Non sapevo perché mi stesse dicendo quelle cose, era come se mi stesse impartendo una lezione.
Mi diede un bacio casto sulle labbra.
« E questo cos'era? » ero leggermente sorpresa « Le coccole non sono concesse » cercai di imitare la sua voce, lui rise.
« Per ricordarti che la tua prima vera volta è stata con me ».





xxx Angolo Autrice xxx
Mi scuso per l'immenso ritardo, ma spero che ne sia valsa la pena!
Questo capitolo è la svolta.
Da qui la storia si evolverà e conosceremo Jace, Clarisse, e i vari personaggi.
Capiremo cosa in realtà è chiamata a fare Alice.
E soprattutto se è ciò che vuole.
Tornerà a casa?
Ringrazio chi mi sta seguendo in questa piccola follia, spero che il capitolo - seppur breve - vi sia piaciuto!
Alla prossima!
Deb

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⏰ Ultimo aggiornamento: Oct 01, 2016 ⏰

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