Capitolo cinque. La verità

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La gente correva impazzita per cercare riparo il prima possibile dalla sparatoria. Root camminava nel parco fianco a fianco con il loro nuovo numero che tremava come una foglia, stringendo le sue cartelle piene di documenti fra le braccia, trascinandolo; urlava ogni qual volta lei ricambiava gli spari di chi cercava di inseguirli. Shaw era dietro di loro e sparava a sua volta, esortandoli a camminare più in fretta. Si ripararono dietro un monumento e Shaw non perse tempo per ricaricare la sua pistola e provare a sparare ancora.
«Certo che devi averli fatti incazzare proprio tanto», sbottò quest'ultima, stringendo i denti.
Lui strizzò gli occhi e iniziò a pregare, così Root scosse la testa, sbilanciandosi e sparando anche lei. «Ehi, amore», la chiamò, «Che ne dici se dopo tutto questo ce ne andassimo in un posto esotico per una vacanza?».
Shaw parve pensarci, fissandola. «Non credo sia il momento migliore per parlarne, ma... sì. Andiamo a farci una vacanza, Root».
Spararono dietro la scultura, ferendo qualcuno.
«Sono emozionata», rispose, «Credo sia la prima volta che accetti una mia richiesta subito».
Shaw sorrise, scuotendo la testa: «Non ti ci abituare». Si diede lo slancio per sparare ancora ma sentì che qualcosa era cambiato nei loro inseguitori: restò in attesa e, appena udì il rumore di una pistola che veniva caricata, si voltò, scoprendo che quell'uomo era a poco da loro e puntava una pistola contro di lei. «Root!», la chiamò con un grido.
Lei si voltò solo in un secondo momento, troppo tardi, per fortuna Shaw aveva già sparato e l'uomo era caduto a terra esanime.
Si erano guardate e Shaw aveva letto nel viso dell'altra la paura di aver rischiato seriamente di morire, con gli occhi spaventati e il fiato corto, prima di riprendere il suo sorriso e tentare di fare finta di niente, continuando a sparare a quelli che restavano.
Non aveva sentito che c'era un uomo a poco da lei, pensava Shaw. Non aveva sentito l'uomo e non aveva sentito la pistola. Ancora un attimo e le sarebbe stato fatale. Era arrivato il momento di far sistemare l'orecchia sorda. 

 

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«Credo sia la prima volta che accetti una mia richiesta subito».
«Non ti ci abituare». Sarah scosse la testa, agitando una mano ed estraendo un sorriso: «No, no, okay, okay, deve essere così: non ti ci abituare», cambiò la tonalità della voce, risultando più cupa. Vide Amy annuire e poi ricontrollare il copione. «Facciamo una pausa, dai, tanto non è che dopo si dicono molto, devono sparare e correre», gettò il copione sul tavolino, sedendo sul divanetto con pesantezza.
Stavano provando quelle battute da un'ora, in modo che fossero pronte a girarle al meglio; l'aveva suggerito Sarah e Amy le aveva detto che era una bella idea, lo avevano fatto altre volte per Person of Interest. Il suo non era solo desiderio di portarsi avanti con il lavoro, tuttavia, quella vicinanza aveva uno scopo ben preciso: consisteva nel verificare la reale pericolosità della sua cotta. Era solo una cotta passeggera, era in grado di farla sentire come una liceale in preda agli ormoni, oppure era qualcosa di serio capace di minacciare il suo matrimonio? Doveva scoprirlo. E soprattutto doveva scoprire se anche Amy era ancora preda di quel sentimento o se avesse archiviato tutto quando disse a suo marito di amarlo. Doveva sapere la verità.
Sarah la seguì con lo sguardo mentre sistemava il copione accanto al suo e si sedeva anche lei, appoggiando la testa sul divanetto. Doveva farlo: così deglutì e si girò verso di lei. Amy la guardò e sorrise, facendo fare al suo cuore le capriole.
«Arriviamo al dunque», esordì: in ogni caso sapevano entrambe che sarebbero finite a parlare di quello. «Ci siamo baciate. Di nuovo».
«Ci siamo baciate spesso», scosse la testa lentamente.
Sarah non capiva se stesse cercando di fare finta di niente o se in realtà quel bacio era stato solo per lei un bacio vero e non scenico. Cominciava a pensare di essersi immaginata tutto. «Non così», accennò un sorriso, grattandosi la nuca e tirando i capelli da un lato. «Ci siamo baciate... per davvero», abbassò per un attimo gli occhi, «Dico...», chiuse le labbra, incespicando con le parole che ancora non era riuscita a dire. Guardò Amy che si morsicava un labbro, con gli occhi bassi, finché in un attimo la vide muoversi e le circondò il viso con le mani e, prima che potesse anche solo pensare a cosa fare, lei era sulle sue labbra e sentì un caldo improvviso.
Chiusero gli occhi entrambe e si lasciarono trasportare, piano, socchiudendo la bocca e poi riaprendola per accogliersi meglio, toccandosi, respirandosi. Sarah decise di fermarsi e si guardarono, ancora vicine, con i cuori che battevano all'unisono. Nessuna delle due era in grado di capire cosa si rifletteva negli occhi dell'altra, se fosse paura, se fosse voglia, se fosse coraggio o desiderio.
«Cosa stiamo facendo?», domandò a bassa voce.
Amy serrò le labbra e deglutì. «Meglio che vada».
«Sì», annuì ma, vedendola alzarsi, scosse la testa, sciogliendosi dall'incantesimo. «No! Devo andarmene io... Q-Questa è la tua roulotte». Si guardarono una volta sola, fugace, prima che Sarah chiudesse la porticina dietro di lei e scendesse i tre scalini.
Restarono ferme lì, a riprendere fiato, a pochi passi di distanza l'una dall'altra. Amy si portò una mano sulla bocca e Sarah sospirò, guardandosi indietro, verso la porta chiusa. Poi intorno a lei. Non c'era nessuno. Di nuovo la porta.
Bussò e Amy aprì subito, tirandola dentro verso di lei, tirandola per la camicia. Chiusero la porta della roulotte con due calci o tre e Sarah si gettò su di lei, buttandola contro la parete, continuando a baciarla. Le loro bocche si aprivano per riprendere fiato e si chiudevano ancora, tirandosi le labbra a vicenda, sorridendo, assaggiandosi.
Poi sia Amy che Sarah scossero la testa e smisero di immaginare, aprendo la bocca per prendere una boccata d'aria. Sarah era ancora fuori e lei era sempre dentro; a separarle la porta. Il telefono di Amy vibrò sul tavolino e si sventolò sul viso prima di rispondere: «Ciao, tesoro». Sarah la sentì e sorrise con amarezza, prendendo passo per raggiungere la sua roulotte. «State facendo i bravi con la tata? Oh, è venuta la nonna? Vi siete divertiti?». 

4A - A Shoot Spinoff: UntitledDove le storie prendono vita. Scoprilo ora