La Parata Nera di St. Helena

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Guardava quel ragazzo marciare solenne al ritmo dei tamburi, che suonavano nervosamente, con occhi da bambino. Era una città molto piccolina, eppure non l'aveva mai visto in giro. Ma guardandolo meglio, sentiva che lo conosceva già, in fondo. Forse l'aveva visto nei suoi sogni. Uno buono tra tanti incubi, come la vita reale. Però, se fosse stato vero, avrebbe saputo il suo nome. E invece, si limitava solamente a stare lì a fissarlo, nella sua giacca nera, mentre marciava, e a cercare di assegnargli un nome azzeccato.

Michael? Jack? Forse Robert? Joshua? Magari Oliver?

Frank.

Quello era il nome. A convincerlo fu la voce del vento, che quasi gli sussurrò, facendogli venire i brividi. Ora aveva un aspetto e un nome. Mancava solo una voce ed una personalità. Ma in realtà, ad essere onesti, quest'ultima non era molto importante. Nei suoi sogni, le conversazioni non esistevano. Ormai andava direttamente al sodo.

Per conoscere la sua voce avrebbe dovuto avvicinarsi di più a lui, e aspettare il momento giusto. Anche se però, per tutto il tempo in cui Gerard l'aveva studiato, non aveva aperto bocca. Era impegnato a marciare come un soldatino e guardare dritto davanti a sé. Pazienza, l'avrebbe inventata da solo: Un po' di dolcezza con un' abbondante parte di sensualità e mascolinità. Ed ecco la voce del suo Frank. Appena tornato a casa, avrebbe segnato tutto sul suo quaderno "di Matematica", aspettando l'arrivo della notte per ripassare. La pagina di Raymond poteva anche essere buttata via. Ora aveva trovato quello che faceva per lui, quello di cui aveva bisogno. Frank sarebbe stato il suo sogno preferito, fino a quando non sarebbe diventato il suo incubo peggiore, come il resto delle sue marionette del piacere.

Passandosi una mano tra i capelli, sospirò, continuando a seguire la banda, stando al passo con gli altri abitanti curiosi. Improvvisamente la banda arrivò a destinazione, fermandosi. Gerard sobbalzò, ridendo per cosa aveva appena fatto, sottovoce. La musica si fermò, lo spettacolo era finito. Portati i fiori a St. Helena, tutti se ne sarebbero andati per le loro strade, compresi i piccoli soldatini musicisti che portavano il carro nero e bianco, coperto di rose rosse. Quindi, compreso Frank.

Avrebbe dovuto andarsene da lì, scappare via, andare a casa, tornare alla realtà. Però, rimase fermo, nonostante la gente spingesse per andare via. Rimase immobile, di pietra. Aveva avuto forse un'apparizione? Qualcosa l'aveva stregato, come se gli avesse lanciato un incantesimo per farlo rimanere al suo posto, e non farlo muovere di un millimetro. Per fissarlo meglio, per osservare quello che non aveva mai visto prima. Gli occhi ramati di Gerard si incontrarono con quelli velenosi del Frank, che fino a qualche secondo fa, credeva fosse solo nella sua immaginazione. Eppure, era reale. E in quel momento, anche Gerard si sentiva finalmente reale, umano, provando quattromila emozioni diverse, tutte in un millisecondo. Sarebbero rimasti a guardarsi forse per tutta la serata, senza che nessuno dei due fiatasse. Perché in fondo, il vero incontro sarebbe avvenuto quella notte, nella maliziosa e pervertita immaginazione di Gerard.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 25, 2016 ⏰

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