Cap 1 "festa"

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Tutto doveva essere come speravo che fosse. La mia amica si era disturbata tanto per far si che il mio sedicesimo compleanno fosse perfetto, eppure non me lo sarei mai aspettata: appena, infatti, fui di ritorno a casa il salone era diventato una pista da ballo, la cucina era piena di cibi salati di ogni tipo, il corridoio brulicava di persone.
I corpi degl'invitati ondeggiavano sinuosi al centro della pista da ballo improvvisata, la musica giungeva fin troppo forte al mio udito.
Avrei preferito di gran lunga uno di quei piccoli ristorantini adorabili, sopratutto quella sera.
Preoccupata mi diressi in cima le scale sperando che nessuno fosse entrato in camera mia, e mi sbagliavo, una coppia di giovani gay era seduta sul mio letto intenta a baciarsi. Rimasi a fissarli a bocca aperta per qualche secondo finché non decisi di fare qualcosa.
-non in camera mia! - esclamai fuori di me. Il ragazzo che stava sulle gambe dell'altro si voltò verso di me con sguardo dispiaciuto, ma l'altro non ne voleva sapere, mi rivolse uno sguardo minaccioso, e sibilò tra i denti qualche parola che non colsi.
Lasciai perdere, decisa che avrei costretto mia sorella a fare scambio camera.
-Karoline!- strillai ormai fuori di me.
-mi hai chiamata?- Karoline era sull'uscio della porta del bagno con un sorriso sfacciato impresso sul suo volto. La sua carnagione scura andava in contrasto con l'abitino aderente bianco che indossava, all'altezza del petto c'erano tanti piccoli strass, i ricciolini castano scuro le ricadevano morbidi sulle spalle, nonostante però indossasse tacchi alti la sua statura restava bassa e la sua corporatura di poco robusta.
-che razza di festa hai organizzato?!- ero sull'orlo di una crisi.
-beh ho preparato il tuo compleanno- rispose tranquillamente.
-voglio entro cinque minuti tutti fuori di qui!- mi chiusi in bagno spingendola fuori. Iniziai a respirare profondamente guardandomi allo specchio. Se i miei genitori avessero visto tutto questo avrei potuto dire addio alla mia vita.
La matita nera che portavo sugl'occhi era ormai sciolta, forse per i caldo che c'era, il rossetto che andava su sfumature rosse scarlatto e rosa scuro era completamente sbavato.
D'un tratto la musica fermò di rieccheggiare per le pareti della casa, il silenzio calò in casa. Era impossibile che Karoline fosse riuscita in tale impresa, pensavo di essere spacciata. Uscì dal bagno e mi recai in salone, le persone ancora c'erano e aspettavano che la musica continuasse a fracassare timpani altrui. Spazientita lanciai un occhiataccia a Karoline, per poi uscire di casa con furia.
-vorrà dire che festeggerò da sola!-
Suonava così triste quella frase, ma in fondo che male c'è a mangiare da soli? Non ero mai stata la tipica ragazza che ama stare tra le persone e socializzare col mondo, affatto. Preferivo starmene in camera mia a leggere o disegnare, o qualsiasi altra cosa.
Giunsi di fronte un ristorante che non avevo mai visto prima, l'insegna era troppo luccicante, non mi andava di sforzarmi per leggere il nome. Entrai, c'erano degli accoglienti separé di legno con cuscini colorati ornati in pizzo, delle stoviglie erano allineate lungo il bancone già pronte per essere riempite, i bicchieri tanto che brillano sembrano fatti in cristallo.
Mi accomodai attendendo di essere servita, sembrava tutto così tranquillo, fin quando il cellulare non prese a squillare, mio padre mi stava chiamando.

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