Mangia

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Un uomo può fallire mille volte, ma non diventa un fallimento fino a che non comincia a dare la colpa a qualcun altro, a qualcos'altro. Spesso è dura accettare i fallimenti, ma la cosa peggiore è credere che non ci si possa rialzare, che questa condizione di inettitudine sia per sempre e che non si possa migliorare. C'è chi poi soffre dell'ansia di eccellere, della smania di essere grande, c'è chi soccombe dietro il desiderio e l'ossessione di dover dimostrare qualcosa, di non essere mai abbastanza. Il peggior amico dell'uomo è se stesso, lo è nel momento in cui assume le vesti di giudice severo, irreprensibile ed irruento.
Noi siamo programmati per crescere, maturare, invecchiare. Ma in tutto questo frangente il passato non ci abbandona mai, addirittura può decidere di apparire in modo brusco. Quando ci rendiamo conto che le persone che amiamo sono diverse da quello che pensavamo, che noi stessi non siamo quello che pensavamo di essere, qualcosa allora ci agita. Ci sentiamo tristi e arrabbiati, forse non sappiamo nemmeno di che cosa si tratti esattamente, ma capiamo bene che non possiamo far finta di nulla. Perché quel qualcosa è lì, dentro di noi. Come una nostalgia che viene da lontano, come il suono di una voce, come una ninnananna. Si crea un vuoto, talmente profondo da sembrare fame, ma è solo fame d'amore. E allora tutto quel cibo diventa superfluo e va eliminato, buttato fuori, violentemente rigurgitato all'esterno sperando che si porti dietro anche un po' di quelle cose che non vanno e che soventi intaccano l'anima, la infettano, la distruggono. Col cibo si combatte l'angoscia del niente e si ripara il vuoto esistenziale, in un certo senso, come tutte le malattie, anche l'anoressia ha un ruolo funzionale, anzi terapeutico: ci si ammala un po' per non morire. E nel momento stesso in cui sono in preda ad una crisi, esisto. Le sensazioni violente provocate dall'assunzione di cibo consentono a un'esistenza evanescente di recuperare sostanza e di riempirsi di gioia, certamente breve, ma intensa, selvaggia, essenziale. Mi astengo dal cibo perché ottunde la mente, dal sonno perché è solo una perdita di tempo, dal sesso che trasuda di corpo, e concedo così al cibo di arrivare venti grammi al giorno nello stomaco, per raggiungere quella felicità che l'ago della bilancia indica con precisione quando precipita sempre più giù, ancora più giù.
"Ama il prossimo tuo come te stesso", dicono, ed è necessario soffermarsi su ogni termine poiché non si tratta tanto di amare il tuo prossimo, ma di farlo come se stessi. Ecco il problema, la cosa difficile è amare se stessi. Eppure ancora non è perché non ci si ama, ma si ha bisogno dell'amore altrui per sentirsi vivere, per riempirsi di altro.
Imparo piano piano ad amarmi, che esisto solo nel momento in cui mi concedo di poter fallire, sbagliare, ed in cui insegno alla mia anima ferita che esiste un modo per rialzarsi, un modo per rimediare.
Ed io mi rialzo, rimedio, mi amo ed esisto.

All that you have is your soulDove le storie prendono vita. Scoprilo ora