Sublime è il senso di sgomento che l'uomo prova difronte alla grandezza della natura sia nell'aspetto pacifico, sia ancor più, nel momento della sua terribile rappresentazione, quando ognuno di noi sente la sua piccolezza, la sua estrema fragilità, la sua finitezza, ma, al contempo, proprio perché cosciente di questo, intuisce l'infinito e si rende conto che l'anima possiede una facoltà superiore alla misura dei sensi. La più antica e potente emozione umana è la paura, e la paura più antica e potente è la paura dell'ignoto. Veniamo al mondo ignoranti, ma acquisiamo la presunzione di volerlo conoscere, comprendere, finoa che, sconfitti da questo bisogno pressante, ricadiamo sommersi dall'oceano della vita che trafigge la pesantezza dei nostri timori rendendoli irricomponibili ed incomprensibili. Ognuno di noi teme qualcosa, ogni uomo, da colui che ostenta maggiore sicurezza a colui che persevera nella propria fragilità. La paura vive ed arde della fiamma della nostra esistenza allorché non siamo in grado di affrontarla, esorcizzarla. Ci richiudiamo in noi stessi,in quella piccola bolla di aria all'interno della quale ci illudiamo di essere impenetrabili alle inquietudini, ma tali mostri non aleggiano nel buio, non dimorano nell'oscurità, ma nascono da dentro. Tutto ciò che crediamo di temere,tutto il terrore, non è altro che una proiezione esterna ed estrema delle nostre insicurezze, debolezze, fragilità. Che la paura sia per noi un'arma volta a renderci più forti, che sia un punto a nostro favore, che non ci immobilizzi, che non ci schiacci, questo è a nostra discrezione. Siamo noi i fautori del nostro destino e, che ci piaccia oppure no, non esistono forze esterne come il destino o la fortuna a determinare chi siamo, chi diventeremo. Ciascuno di noi non è il frutto delle proprie paure, ma dei modi in cui sceglie di combatterle, di affrontarle, di accettarle. Laddove la paura possa esserci amica allora anche il fato diventerebbe superfluo, inutile. C'è un bagliore,una luce che arde in noi, in tutti i noi, è nostro dovere alimentarla, infuocarla, tenerla viva. C'è tanto amore da dare a se stessi prima ancora di essere innamorati abbastanza da avere il desiderio ed il bisogno di condividerlo con qualcun altro. Un diritto inviolabile, sacrosanto ed intaccabile è quello di essere felici, di cercare la felicità. La felicità è talmente importante da essere sancita da ogni Costituzione sia mai stata scritta. Ma nessun documento, nessun esperto gode dell'esatto privilegio di conoscerne il segreto, la forma, la consistenza, questo perché è unica così come unici sono gli oceani interiori nei quali siamo chiamati a navigare. Dunque affermo che nessuno mi può costringere ad essere felice a suo modo (come cioè egli si immagina il benessere degli altri uomini), ma ognuno può ricercare la sua felicità per lavia che a lui sembra buona, purché non rechi pregiudizio alla libertà degli altri di tendere allo stesso scopo, in poche parole che la sua libertà possa coesistere con la libertà di ogni altro secondo una possibile legge universale. Essere felici, avere paura, possono sembrare contraddizioni, termini inconciliabili, contrapposti; eppure il completo equilibrio della fragile ed imperfettamente perfetta natura umana oscilla tra l'uno e l'altra rendendoci anime alla deriva sempre in cerca di qualcosa, qualsiasi cosa.