11.

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Avevo il respiro bloccato in gola, Louis era già balzato giù dal letto e si stava rivestendo velocemente.
-Chi è?- domandai ad alta voce.
-Harry, sono Calum- disse da dietro la porta. Tirai un sospiro di sollievo e mi alzai anche io e raccolsi i miei vestiti da terra.
-Calum Hood?- mi chiese come conferma Louis.
-Sì, sono io dottor Tomlinson- rispose lui.
-Come fai a conoscerlo?- mi incuriosii. Louis alzò un sopracciglio come se avessi detto qualcosa di assurdo.
-Siamo in un centro di disintossicazione, è un mio paziente- ribatté.
-Volete farmi entrare? Devo parlarvi- disse il finto asiatico. Appena fummo entrambi vestiti, aprii la porta e Calum si affrettò ad entrare. Rimase per qualche istante a guardarci con un sorriso malizioso, poi si riscosse e diventò serio.
-Troppe persone qui dentro si stanno iniziando a fare domande sul vostro rapporto e sul perché il dottor Tomlinson ci metta sempre così tanto tempo a fare una seduta qui, dovete stare veramente attenti- ci informò.
-E perché dovrebbero insospettirsi su di noi?- fece finta di nulla Louis.
-Perché si vede che il vostro rapporto non è professionale e dall'odore di sesso qui dentro, penso che sia stato un sentimento anche consumato a dovere- si spiegò. Tutti sbottammo a ridere anche se non era il momento adatto. Questa era una cosa seria, Louis avrebbe potuto perdere il suo posto di lavoro e se i miei genitori fossero venuti a conoscenza di questa cosa, mi avrebbero fatto trasferire in un altro centro. Lou ci salutò entrambi prima di andarsene, aveva un altro paziente ed io e Calum andammo nel giardino esterno.
-Siete stati tutto il tempo dentro la tua camera dopo che me ne sono andato?- mi chiese. Ci misi alcuni secondi prima di ricollegare che si riferiva a stamattina, quando eravamo proprio qui fuori. Io scossi la testa.
-Ho avuto delle visite-. Lui girò la testa di scatto nella mia direzione, sembrava sorpreso.
-I tuoi amici sono venuti a trovarti?-.
-I miei genitori-. Il modo freddo con cui marcai quelle parole, fece capire a Calum che era meglio non chiedere altro, così annuì semplicemente e continuammo la nostra passeggiata in silenzio. Nel giardino c'erano diverse persone, chi sedeva a terra, chi ai tavoli, chi giocava, chi disegnava e chi parlava con gli alberi. Ormai conoscevo tutti i visi della gente che si trovava qui dentro. Continuai a guardarli fino a quando mi accorsi di un ragazzo seduto a terra con un libro tra le gambe. Leggeva tranquillamente, come se fosse isolato dal mondo. Non lo avevo mai visto prima, forse era appena arrivato. Aveva la testa leggermente china, vedevo solamente i suoi capelli corti e biondi, le sopracciglia arcuate. Le sue mani erano estremamente curate e morbide, posate con delicatezza sulle ginocchia. Rispetto a tutti gli altri che gli passavano attorno, sembrava essere estraneo a questo mondo, ma quando iniziò a tirare su di naso ed a grattarselo con forza, capii che era come noi: qualcuno con un passato difficile alle spalle e che aveva trovato la via più semplice nella droga. Però c'era qualcosa in lui che mi incuriosiva, qualcosa che voleva spingermi ad avvicinarmi, ma il resto del mio corpo non collaborò con la mente e se ne andò via. Decisi di tornare nella mia camera e salutai il mio amico, prima di chiudere la porta e prendere il diario, avevo bisogno di scrivere. La penna era vicina al foglio bianco, mille parole che passavano per la testa ma nessun discorso logico da buttare sulla carta. Chiusi gli occhi per un secondo e le emozioni provate prima con Lou, mi tornarono a galla. Pensando ad ogni bacio, ad ogni carezza, ad ogni spinta, orgasmo, graffio ed alla sua espressione in quel momento, iniziai a muovere la mano.

Che sensazione poter stare qui accanto a te adesso, stringerti tra le mie braccia. Quando è finita l'aria ed entrambi abbiamo iniziato a correre all'impazzata. Il mondo è crollato ma tu hai le stelle nei tuoi occhi e a me manca qualcosa stanotte. Che sensazione poter essere un re accanto a te, in qualche modo, vorrei poter essere lì adesso.

Lui era diventato centro dei miei pensieri, il primo che mi aveva fatto pensare che potesse valerne la pena smettere e cambiare per diventare qualcosa di migliore. Ero positivo, ma sapevo anche di dover stare attento a non farmi scoprire dalle guardie o tutto sarebbe finito. Ce l'avremmo fatta, io mi sarei disintossicato, sarei uscito da qui e avremmo potuto iniziare ad avere una relazione vera, senza segreti. Lo avrei portato fuori a cena, in un vero ristorante per un vero primo appuntamento e forse dopo saremmo andati a casa sua e avremmo fatto l'amore per tutta la notte. Poi mi sarei svegliato prima di lui per preparargli la colazione, lo avrei visto prepararsi di fretta per andare a lavoro ed io sarei rimasto lì a pulire il casino fatto la notte precedente. Avevo programmato ogni singolo dettaglio per la nostra vita insieme, una cosa ridicola da adolescente innamorata, ma per una volta, volevo far finta di esserlo ed avere la speranza che queste cose potessero accadere realmente. Sapevo che lui ci teneva a me, forse non nel modo in cui ci tenevo io, ma il nostro legame era speciale. Ne ero convinto ormai e rimasi con questa idea per tutto il tempo, anche quando andammo a cenare. Il problema arrivò poco dopo, quando anche Calum notò l'arrivo del biondo nell'istituto e lo chiamò a sedersi con noi. Sì, fu un problema, perché solo quando lo vidi in faccia, capii che non era realmente biondo, era solo una tinta, in realtà era moro e la mia curiosità di prima di avvicinarmi a lui, era solo perché già lo conoscevo. Spezzai la forchetta di plastica che avevo in mano per il nervoso e lui rabbrividì quando realizzò chi fossi.
-Harry- pronunciò quella voce che non sentivo da tempo.
-Che cazzo ci fai tu qui?-.
-Beh, ci sono finito per il tuo stesso motivo-.
-Vi conoscete già?- chiese Calum. Il finto biondo davanti a me rimase a guardarmi.
-Purtroppo si- mormorai.
-Allora vorresti presentarmelo?- continuò ridendo Hood, sollevando una mano in aria. Si rese conto della gravità della situazione solo quando parlai.
-Certo, lui è Joseph, quella testa di cazzo del mio ex fidanzato che mi sputtanò davanti tutta la scuola, mi picchiò insieme ai suoi amici, per il quale iniziai a bucarmi ed ora mi ritrovo in questo posto di merda-. Ci fu un attimo di silenzio, dove vidi solo Calum, che con la mano ancora alzata, si riscosse dopo pochi secondi e la chiuse in un pugno che sferrò poi sulla mascella del ragazzo davanti a noi.

Toxic love (larry stylinson).Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora