Don't let me down.

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A pochi giorni prima della vacanza con Margherita, i miei genitori mi annunciarono i dettagli di quella cosa che tanto temevo: LA VACANZA. Perché tanto terrore? Era una vacanza in famiglia, quella che facevamo ogni estate per una settimana, e stando a tutte le vacanze precedenti, sarebbe stata una noia mortale, fatta di escursioni in giro per posti a caso e poco divertimento per adolescenti. Un evento a cui, a detta loro, non potevo assolutamente sottrarmi. Non che non volessi bene ai miei, ma le vacanze estive con loro in un semplice residence non era proprio l'attrazione principale, per una quattordicenne. La cosa che mi rincuorava era che la meta scelta, dopo anni passati ad esplorare paesini di montagna, era il mare, un bel villaggio turistico in Sicilia. Ah, si. Se c'era qualcosa che amavo dell'estate, erano i villaggi turistici: l'animazione, le attività, le amicizie che si creano, gli animatori fighi da stalkerare. Ma quando mi dissero che saremmo partiti due giorni prima della partenza di Margherita, mi sarei ammazzata. Li avevo pregati in tutte le lingue di prenotare dopo la vacanza con lei, in modo da farmela godere appieno, ma quello fu il massimo che riuscirono a fare, perché per le altre settimane era tutto pieno. Io e Margherita intanto ci incontrammo e passammo una vacanza fantastica, e quando dovetti lasciarla, il giorno della partenza, con la consapevolezza che lei rimaneva e non potevo esserci, stetti malissimo, e come unica consolazione cercai di pensare a come sarebbe stato il villaggio, e la vacanza, creandomi in testa incredibili castelli di carta.

Castelli di carta che si distrussero immediatamente quando papà fece manovra con la macchina e parcheggiò in quello che non aveva assolutamente l'aria di essere il parcheggio di un villaggio. Sulla strada riservata si ergeva una struttura bianca circondata da alberi di banane che però non avevano banane, dietro vedevo dei monti e il mare mi sembrava piuttosto distante. Ma dove eravamo? Mi chiedevo se prima di prenotare papà si fosse almeno minimamente informato su dove andavamo ad alloggiare.

Iniziai a portare dentro le valige con mia mamma e rimasi sconcertata da una hall che sapeva di stantio, con vecchi lampadari e un pavimento di strane mattonelle smaltate. Mentre aspettavamo l'ascensore che funzionava male e che quindi ci metteva tanto ad aprirsi notai due animatori a fare accoglienza e questo mi rassicurò: magari poi grazie ad alcuni di questi mi sarei divertita. Il problema è che se fra gli animatori non ci fosse stato almeno uno figo non avrei potuto allenarmi con quello che era in assoluto il mio sport preferito: lo stalking. Mi serviva assolutamente una mano a non impazzire.

Arrivammo in stanza e notai che mancava un letto: e io dove avrei dormito, sul balcone? Andai a controllarlo e mi resi conto che da lì si vedeva la terrazza che dava sul mare. Almeno quella c'era. Per evitare di scoppiare a piangere e urlare che volevo tornare da Margherita e Valentino l'animatore figo andai a farmi una doccia prima di scendere a cena. "ammesso che si mangi, in questo posto", pensai.


*my space*

Lo so, è cortissimo. Ho controllato e, wow, l'hanno letto solo in due, ammetto di essere veramente una frana a mettere insieme le mie idee... Voi due che avete letto, piuttosto, vi andrebbe di lasciarmi un commento sotto ai capitoli per dirmi che ne pensate? Così valuto se è il caso di eliminare la storia o continuarla.

                                                                                    All the love xx

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⏰ Last updated: Oct 15, 2016 ⏰

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