Capitolo 6

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Entrambi i branchi dopo un'iniziale diffidenza avevano cominciato a parlare e a scherzare tra di loro per far passare più velocemente il tempo, il signorino si era allontanato dal padre e da Katie dopo che con la coda dell'occhio aveva visto Sean fissarli con insistenza e si era diretto verso di lui "Sean, cosa c'è?" l'altro accorgendosi solo in quel momento della sua presenza si ricompone "Scusa, non ti avevo sentito" risponde con un mezzo sorriso rivolto a lui per poi ritornare a guardare verso Katie con un sorriso da ebete in volto, il signorino dopo aver capito perché continuava a guardarli in quel modo sorride in modo birichino "Sean, ti va di conoscere una persona? Certo che ti va! Bene andiamo" e dopo averlo preso sottobraccio lo trascina da Katie attraversando la piccola folla che a causa dei due branchi si era formata "Katie! Katie, lui è Sean e Sean lei è Katie. Che ne dite di conoscervi?" dice il signorino tutto d'un fiato per poi spingere il povero malcapitato il più vicino possibile alla ragazza, completamente rossa per l'imbarazzo, che non sá dove posare lo sguardo per poi guardare dritto negli occhi di Sean e rimanere incantata a fissarlo e lo stesso sembra accadere a Sean, entrambi in un sussurro dicono compagno per poi abbracciarsi stretti "Bèh, è stato più veloce di quanto pensassi" borbotta il signorino all'indirizzo del padre che sorride per la reazione del figlio "Ah figliolo! Parli cosi perché non hai ancora trovato la persona che ti catturerà corpo e anima, l'amore è un sentimento incredibile, esso è capace di far fare agli uomini ciò che normalmente non sarebbero capaci di fare ma che per la persona amata si farebbero senza esitare neanche un secondo" spiega al figlio scettico "Se lo dite voi, padre" e dopo una breve risata il padre stritola il figlio in un forte abbraccio che poco dopo viene ricambiato dal signorino felice di avere il proprio padre di nuovo vicino a lui, ma il pensiero che presto o tardi se ne sarebbe dovuto andare di nuovo, lasciandolo solo di nuovo per chissà quanto tempo e con questa consapevolezza scioglie l'abbraccio e dopo aver sorriso al padre dice "Padre, vado a giocare coi cuccioli" e veloce si allontana con gli occhi lucidi e il cuore pesante per la preoccupazione che lo attanaglia ogni volta che il padre parte per andare chissà dove, senza dire quando ritornerà.

Il temporale non accennava a smettere, l'acqua cadeva giù come se venisse rovesciata da una bacinella, ma a qualcuno del tempo non importava affatto perché troppo preso a far altro come scherzare o giocare a carte, farsi predire il futuro dalla vecchia Mojia, chi a scambiarsi effusioni sdolcinate e chi a rimurginare su come eliminare il rivale cosi da poter tenersi il ragazzo solo per sé, peccato che questo pensiero frullava nella testa di ben tre persone che continuavano a lanciarsi sguardi assassini alternandoli a sguardi di affetto nei confronti del signorino.

I due cuccioli stavano giocando tra di loro anche se si stavano annoiando tantissimo perché erano gli unici cuccioli presenti in entrambi i branchi e né i genitori né gli altri adulti volevano giocare con loro perché troppo occupati a parlare di allevamenti o delle coltivazione che quell'anno erano particolarmente abbondanti e belle oppure le donne a chiacchierare e a scambiarsi ricette di cucina o consigli sulle acconciature che in quel momento andavano di moda, Amos e Phobos avevano tentato in ogni modo e maniera di catturare la loro attenzione ma niente, era come se gli adulti non li vedessero o sentissero e sconsolati si erano messi a giocare con un mazzo di carte ritrovato per caso tra i vari cuscini sparsi nella stanza, ma dopo qualche minuto erano ancora più annoiati di prima, ad un certo punto notarono il signorino che a fatica cercava di farsi spazio nella calca di persone che si erano riunite per discutere di tecniche e tattiche di caccia, i due dopo essersi scambiati uno sguardo e un sorriso birichino di intesa si diressero dal signorino che finalmente, dopo tanta fatica, era riuscito ad uscire da quell'inferno anche se ansimante ma vivo, essi gli si affiancarono e gli afferrarono le braccia per poi trascinarlo a sedere sui cuscini, che fino a poco tempo prima occupavano loro, per farlo riprendere dalla titanica impresa che aveva appena superato perché, infondo, un ragazzo che arriva a malapena al metro e sessanta, gracilino e troppo gentile per spingere gli altri, che lo superano in altezza e forza fisica in modo abbastanza evidente, per farsi spazio.

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