Parte 10

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Yoongi's rotten mind ; Running out of time ; When a Princess fights against a Shinigami ; Angels can't be hero too



Il vento era la dolce carezza di una madre lontana al figlio dimenticato.

Gentile, con il suo odore di salsedine, poggiava indiscreta le sue labbra sulle fronti di Yoongi e Jungkook.
La spiaggia, deserta e sola come ogni posto meraviglioso della terra, accoglieva il pick up di Yoongi.
Le ruote insabbiate, i finestrini abbassati per accogliere il vento fresco del mare.
Una canzone canticchiata sotto voce, un bisbiglio che a mala pena usciva dalle labbra appena dischiuse di Yoongi.
I piedi abbandonati sul cruscotto dell'auto, Jungkook osservava il piccolo ragazzo di Daegu con sguardo assente.
Perché Jungkook stava rincorrendo il tempo, ormai agli sgoccioli, che aveva rovinato le suole delle sue scarpe.
Persuadere, un'arte che si affina con il tempo e la dedizione: i suoi libri non gli avevano insegnato a convincere un uomo a morire.
Ma Jungkook sapeva, mentre le belle dita prendevano la sigaretta che Yoongi gentilmente gli offriva, che aveva il fiato corto ormai.
Correre non gli era più consentito.
E il tempo, cattivo nella sua forma più meschina, gli aveva legato i lacci di quelle scarpe logore.
Rimanere fermo o inciampare.
Jungkook non voleva scegliere nemmeno una delle due offerte.
Il fumo amaro sulla lingua, Jungkook appoggiò la testa sul caldo finestrino, i begli occhi scuri dannati come leggende fittizie sul suo conto non lasciavano il profilo di Yoongi.
Stanco, pallido, come un lenzuolo steso al sole, sembrava lasciar che il vento giocasse con il suo corpo, facendolo ondeggiare avanti e indietro, gonfiandosi come vele di barche in porto.
Occhi arrossati, pupille che giocavano a rincorrere i movimenti sinuosi del fumo della sigaretta.
Silenzioso, incline al mutismo davanti alla creatura tanto amata.
Yoongi sembrava stanco e i morsi della cocaina bruciavano su quella pelle diafana e perfetta come le statue di Canova.
Eccola, quella crepa che Jungkook avrebbe usato per insinuarsi nella mente di Yoongi.
Eccola, la scheggia di quella cattiveria che ammalava ancora di più un cuore divorata da una musa che ora giaceva morta su un campo di fiori.
Picchiettò appena il retro della sigaretta, il filtro si rigirava tra le sue dita.
"Hyung, ti vedo stanco."
Un sorriso, veloce e abbozzato su quelle labbra che bugie non avevano mai detto, inumidì la bocca di Yoongi.
Un sospiro, come per scacciare un pensiero pesante sulla scrivania dei ricordi. Yoongi voltò il viso verso Jungkook.
"I tuoi begli occhi lo hanno notato, Jungkook?"
"I miei begli occhi lo hanno fatto."
"Che cos'altro vedono, i tuoi occhi?"
"I pensieri."
"Pure i loro colori?"
"A volte."
Risero, Jungkook spense la sigaretta sul cruscotto scuro, gettandola come la sua vita dal finestrino.
Yoongi si morse un labbro, esitando, come per cercare le parole giuste per formulare una domanda.
O forse, una risposta.
"Hyung hai mai ucciso qualcuno?"
Diretto.
Troppo diretto.
Jungkook era impaziente.
Jungkook doveva farlo.
"Si uccidono le persone tutti i giorni, Jungkook. A parole, con i gesti, con il pensiero. Tutti siamo assassini e poche volte ci ricordiamo che siamo stati pure noi vittime, almeno una volta."
L'indice picchiettò appena la tempia, con gesti lenti.
"La mente umana, quante cose malvagie può pensare e quante poche buone, poi, ne compie concretamente."
"Hyung è malvagio?"
"E Jungkook lo è?"
Silenzio, le onde erano una colonna sonora dolce e rilassante.
Una ninnananna che scivolava nella loro mente, un Morfeo che accarezzava loro gli occhi per indurli a dormire.
Jungkook aspirò dalla sigaretta ormai ridotta a mozzicone, le labbra ne morsero il filtro con impazienza.
Passò la sigaretta a Yoongi, il viso appena voltato nella sua direzione.
"Qualcuno lo è stato con me, tanto tempo fa."
Yoongi non rispose.
Gli occhi sgranati, un palese velo di terrore aveva dilatato le pupille.
Aveva teso la mano per prendere la sigaretta che Jungkook gli porgeva, ma l'aveva lasciata tesa a mezz'aria.
Gli occhi fissavano un punto, oltre il parabrezza.
Qualcosa che Jungkook non vedeva.

Sbatté la testa, Yoongi, la sbatté incessantemente, senza saperne nemmeno il motivo.
Le tempie pulsavano.
I muscoli del collo si tesero come corde di un violino impazzito.

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