2 - Tuesday

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Tuesday made me feel stupid...

Mi hai fatto sentire così stupida quel martedì mattina...
Mi sono svegliata, sentivo le tue mani scorrere piano tra i miei capelli. Amo quando lo fai... sono rimasta ferma, solo per godermi le tue coccole. Sul mio viso è spuntato un sorriso, mentre le tue dita disegnavano dei cerchi sul mio collo. Mi è venuta la pelle d'oca.  Era tanto tempo che non lo facevi. Di solito la mattina mi ritrovavo sola nel tuo letto e tu, col viso serio, bevevi il tuo caffè freddo appoggiato contro la porta della roulotte. Aprì gli occhi, guardandoti, sperando di trovare il tuo sguardo già su di me, come accadeva tempo fa. Mi sbagliavo. Fissavi dritto il mescolarsi delle onde del mare di fronte a noi, con l'espressione vacua di un cieco. Ricordo quando dicevi che ti piaceva farlo perché ti ricordano i miei occhi, che quando cambio umore cambiano anche loro, come il colore dell'oceano. Ma non lo stavi guardando con lo stesso sentimento di prima, non guardavi più nemmeno me in quel modo. Sentivo già la rabbia ribollire nelle mie vene, aggregarsi tutta insieme nel solito magone fermo proprio infondo alla gola. Ho deglutito, stringendo i pugni. Mi sono messa a sedere, tenendo il telo da mare sotto le ascelle, cercando il mio reggiseno nella montagnetta disordinata di vestiti accanto a me.

«'Giorno.»- mi hai salutata con il tuo solito tono calmo, ed io sentivo il magone pian piano scomparire, lasciando spazio soltanto all'indifferenza. Non ho risposto, continuando a cercare il mio intimo, solo per non guardarti.

Perché sono sempre così stupida? Non riesco mai a dirti di no, ad affrontare i problemi a testa alta. Mi basta una tua provocazione, un tuo bacio, e ci casco come una deficiente. Ti lascio usare il mio corpo come vuoi, in cambio tu concedi il tuo a me. Sarebbe dovuto bastarmi, ma io non volevo il tuo corpo. Volevo te, in ogni tua essenza. Volevo la tua voce calma che mi spiegava le cose, i tuoi abbracci quando la rabbia contro me stessa e gli altri superava il limite, i tuoi baci sulle mie labbra screpolate, le tue braccia a difendermi da chi, nonostante quello che ero diventata negli anni, non riuscivo a combattere.
«Beck, dov'è il mio reggiseno?» - ho sbuffato impaziente, dopo dieci minuti di ricerca invano.

«Che ne so io?» - hai cercato di mantenere indifferenza, ma il ghigno che si era fatto strada sul tuo viso increspandoti le labbra ti tradiva. Non avevo nessuna voglia di scherzare, perciò alzai un sopracciglio, incrociando le braccia. Cercai di non sciogliermi fissando i tuoi occhi. Merda, anche se non eri lo stesso di due anni fa, riuscivi a fregarmi lo comunque, perché sapevo che lì da qualche parte il mio Beck c'era ancora... quello che nonostante tutto mi sarebbe sempre stato vicino per aiutarmi a scappare.

Sei ancora lì vero, piccolo Peter Pan?

Arrivati a quel punto, cominciavo a credere che fosse solo un metodo di consolazione, un'autoconvinzione, un'ultima ancora a cui aggrapparmi per non scivolare via che il mio subconscio avesse creato involontariamente. Una specie di meccanismo di difesa, ecco.

«Dammelo.»

«Oh oh, la principessa si è svegliata col piede sbagliato.» - la tua risatina idiota era fiamma sull'alcol per la mia rabbia.

«Beck smettila di fare il coglione e dammi il reggiseno.»

«Parolina magica?»

«Fottiti.» - sibilai.

Hai fatto finta di ringhiare, punzecchiandomi un fianco.

«Finiscila!»

«Un bacio.»

Dio Beck, perché devi fare così...

Ti ho guardato infuriata, sputando fuori un acido no.

«Se mi dai un bacio ti ridò il reggiseno... e ti compro anche il caffè.»

«Tanto me lo devi comprare lo stesso.»

«Guarda che me ne vado e ti lascio qui eh.»

«Sempre meglio di stare in macchina con un cretino come te.» - cercavi di scherzare mentre io non potevo essere più seria.

Hai sbuffato, alzandoti e facendo cadere il reggiseno accanto a me. Ecco, avevi perso la pazienza. Proprio tu, quello che io credevo mi avrebbe sopportata per sempre, insegnato a scherzare e prendere sul ridere le cose. Proprio tu, ma non proprio tu. Mi sono rivestita velocemente, mentre tu facevi lo stesso, e ho afferrato la tua camicia prima che tu potessi indossarla. L'ho messa, arrotolando le maniche per farmele andare bene. Mi sono avvicinata a te, tutta imbronciata, come quando voglio chiederti scusa ma le parole non escono fuori per colpa del mio orgoglio. Che stupida che sono...

«E io che faccio, vado a scuola senza camicia?»

«Non ti azzardare.» - ho ringhiato, avvicinandomi ancora un po'.

«Ma hai rubato la mia.»

«Tanto lo so che hai sempre un'altra camicia in macchina.» - borbottai alzando lo sguardo.

Non avevi alcuna espressione, eri indifferente. Io ero diventata indifferente per te.

«Lo vuoi ancora un bacio...?»

Mi hai presa per i fianchi e stretta a te, annuendo, cambiando la tua espressione da statua di ghiaccio a quella di un cucciolo bastonato. Ho cercato di baciarti, ma tu continuavi a tenere il mento in alto ed io non arrivavo a toccare le tue labbra nemmeno in punta di piedi. Ho fatto i capricci, battendo i piedi sulla sabbia e girandomi di spalle. Ti ho sentito ridacchiare, mi hai fatto voltare e mi hai presa in braccio. Dicevi sempre che sembravo un bambina... la tua bambina.

«Sei capricciosa.»

«E tu antipatico.»

«E tu lo ami questo antipatico?»

Non ho risposto e ti ho baciato. Ecco, forse se ti avessi detto che ti amo quest'ora staremmo ancora insieme, tu non mi avresti mai lasciata fuori da quella porta, non avresti mai dubitato di me. Perché è troppo facile dire " ti amo" ad una persona quando stai per perderla e cerchi ancora di tenerla con te, quando stai perdendo tutto e fai qualunque cosa per salvare almeno un minimo di quello che hai costruito. La terribile Jade West aveva avuto paura, ancora una volta.




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Eehy
non ho molto da dire su questo "capitolo", perciò niente, scusate se è un po' corto.
Perdonatemi anche per eventuali errori e fatemi sapere cosa ne pensate e se volete che la continui :3

PS: il nuovo capitolo di Skinny Love è in fase di scrittura, tranquilli, non l'ho abbandonata

a presto.♡

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