Capitolo 10

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Capitolo 10

Mi ritrovai a camminare per quei lunghi corridoi della scuola. Non mi erano mancati per niente, erano vuoti, spenti insignificanti, come tutte le persone che li attraversavano.
Lidia al mio fianco sorrideva e camminava a testa alta, fiera di se stessa, lei era una persona forte, riusciva a mantenere la calma in ogni situazione mentre io volevo solamente sparire.

Molti sguardi erano puntati su di noi ed io mi strinsi nella mia giacca, mi sentivo a disagio ad essere osservata in quel modo dispregiativo ed arrogante, volevo correre e scappare.
Scappare la cosa che mi veniva meglio.
Lidia se ne accorse e continuando a sorridere mi disse. "Hanna sei forte, ricordatelo" io annui poco convita, ormai non sapevo più niente. Non conoscevo più neanche me stessa.

Michael ed Emily mi guardavano da lontano, scrutandomi, non volevo sembrare fragile ai loro occhi, non volevo che vedessero la tristezza all'interno dei miei di occhi.

Sorrisi a Michael, era l'unico mio amico oltre a Lidia che avevo all'interno della scuola, quel sorriso voleva dire tante cose.  Volevo rassicurarlo, volevo fargli capire che stavo bene. Però lui non ricambiò il mio sorriso scosse la testa e si girò dalla parte opposta della mia. Mi rabbuiai all'istante, non capivo il motivo del suo comportamento, per quale motivo doveva essere arrabbiato con me, non avevo fatto nulla di male.

"Era solo tanto preoccupato per te, e tu ti sei chiusa in te stessa lasciando fuori tutto e tutti. Io se fossi in te gli andrei a parlare" mi disse Lidia  facendomi l'occhiolino.

"Adesso non sono in vena, voglio solo sedermi e far finire il prima possibile questa giornata" dissi.
"Fai come vuoi, adesso devo andare a lezione ci vediamo dopo, e sorridi un po" disse lei  allontanandosi.

Mi incamminai verso l'aula di scienze il corridoio si stava Piano piano svuotando, segno che tra pochi minuti sarebbero iniziate le lezioni.

Mi sentii prendere da un braccio e trascinare dentro uno stanzino buio, tirai un urlo ma una mano mi si posò sulla bocca impedendomi di continuare. Il profumo menta e tabacco riempi il piccolo spazio in cui eravamo, quel profumo che mi piaceva tanto, quel profumo a cui mi ero ancorata negli ultimi giorni. Sapevo già di chi si trattasse, e non sapevo se andarmene o rimanere lì a sentire quel profumo. Si sentivano soltanto i nostri respiri pesanti, regnava il silenzio, un silenzio fatto di mille parole, non riuscivo a vederlo in faccia, ma sapevo ogni singolo dettaglio di quel viso quasi perfetto.

"Mi dici che cazzo di problemi hai?" Ruppi il silenzio che si era formato.
"Shhh" mi disse lui, lo stanzino era piccolo per due persone, i nostri corpi si sfioravano e l'unica cosa che vedevo erano i suoi occhi, che risplendevano nel buio.
"Ah bello quindi la tua idea sarebbe rimanere qui dentro al buio senza spiccicare una parola al posto di seguire la lezione?"sussurrai un po' scettica.
"Mi era mancata la tua acidità" anche se non potevo vederlo sapevo che  stesse sorridendo.

"Se vuoi continuare a sfottermi come al tuo solito io me ne vado" dissi facendo per uscire ma Alex mi bloccò. "Prima voglio sapere come stai" Silenzio. Mi sorprese sapere che si interessasse a me.
"Direi bene" risposi prima di aprire la porta ed uscire da quello stanzino che stava diventando troppo opprimente.

"Aspetta" Alex mi rincorse, mi girai di scatto ed incrociai le braccia al petto.
"Che cosa vuoi da me esattamente?  Sai perché io non lo capisco proprio. Vuoi prendermi in giro? Fallo se vuoi. Vuoi sfottermi per sentirti figo davanti ai tuoi amici, puoi benissimo farlo. Vuoi insultarmi e giudicarmi come fanno tutti, mi va bene, ma non fingere che ti importi veramente di me o di come mi possa sentire" dissi tagliente con  un po' di rammarico nella voce.
"Hai pienamente ragione, non me ne frega un cazzo di te e dei tuoi stupidi problemi" mi guardò con aria dura e io gli sorrisi.
"Okay" dissi e lui rimase sorpreso dalla mia reazione calma e pacata, non aveva ancora capito che ero abituata a sentirmi una nullità, quindi le sue parole non mi fecero nè caldo nè freddo.
"Ora posso andare a lezione?" Chiesi ironicamente. Lui rimase zitto, continuava a fissarmi in modo strano, mi girai stanca e me ne andai sotto il suo sguardo bruciante una volta per tutte.

La giornata passò abbastanza in fretta, tra sguardi curiosi e una Lidia fin troppo apprensiva. All'uscita mi ritrovai a correre verso Michael il quale mi aveva ignorata per tutta la giornata, provai a chiamarlo piú volte cercando di farlo fermare, volevo chiarire le cose con lui, perché mi trovavo bene in sua compagnia, ma ogni volta che dicevo il suo nome sembrava che aumentasse il passo.

Mi affrettai per raggiungerlo ed affrontarlo una volta per tutte, inziavo a stancarmi di questo suo gioco stupido intitolato "ignoriamo Hanna". Sono sempre stata brava a scappare dalle situazioni spiacevoli, ma questa volta non volevo scappare, mi ero ripromessa di migliorare e questo era il primo passo per iniziare a farlo, non volevo perdere un'altra persona che mi stava a cuore.
"Michael" lo chiamai un'ultima volta toccandogli la spalla per farlo girare.
"Non ho niente da dirti" mi disse lui in modo arrogante "io invece sì e mi starai ad ascoltare" dissi convinta, lui sbuffò rassegnandosi e aspettò che iniziassi a parlare.
"Senti mi dispiace per essere sparita così di punto in bianco, senza dire niente nè a te nè a nessun altro, ma avevo bisogno di un po' di tempo per me stessa e mi è servito. So di essere una persona molto complicata e non ti obbligo a fare niente, se non vuoi essere piú mio amico lo capisco, non è semplice stare con una come me, non sai mai cosa può succedere, ma sarei molto felice se riuscissi ad accettare anche questa parte di me e a ritornare ad essere amici come prima. Ma non ti posso promettere che non ricapiterà più perché non sarei del tutto sincera, ma in questo momento, non pensavo l'avrei mai detto-ridacchiai-ho bisogno di qualcuno con cui parlare" finii di parlare, lui mi guardava, non mi ero mai aperta così tanto con una persona e mi sentii a disagio.
"Okay" disse solamente. "Quindi tutto sistemato?" Chiesi speranzosa. "Sì" Michael sorrise e io lo abbracciai ripetendogli più volte grazie sotto le sue risa.
"Ma-mi bloccò lui ed io lo guardai preoccupata- mi devi un uscita" disse ed io più sollevata gli sorrisi e acconsentii.
Mi sentii decisamente meglio sapendo che non avevo mandato tutto a puttane un'altra volta, volevo cambiare per me stessa e per le persone che avevo attorno.
E per la prima volta dopo tanto tempo provai qualcosa, un qualcosa molto lontano dall'odio.

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