SULLA 94

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I due ragazzi stavano camminando uno di fianco all'altro sul marciapiede in una strada molto trafficata.

– Lory! – Anna strattonò il ragazzo.

– Lorenzo, dài, muoviti! – continuò incominciando ad affrettare il passo. – Arriva la 94!

La ragazza lo prese per un braccio e iniziò a correre, lui si fece trascinare distrattamente. Gli zaini di scuola si muovevano convulsamente sulle loro spalle, coloratissimi, e le sciarpe svolazzavano sopra le loro teste.

I due ragazzi salirono di corsa sull'autobus e le porte si richiusero.

Anna e Lorenzo si sedettero uno affianco all'altra.

Lei estrasse il telefonino dalla tasca destra della giacca. Il display s'illuminò e iniziò a scrivere velocemente sullo schermo del telefonino.

L'autobus era affollato. Il ragazzo raccolse le gambe al petto, si guardò intorno e lanciò un veloce sguardo ai volti intorno a sé. Si coprì appena il viso con la sciarpa e si voltò alla sua destra verso la ragazza.

– Anna – disse – ma quanto ci vuole a scrivere un messaggio?

– Eh... – sorrise e arrossì lei – non so come scriverglielo...

Lui fece finta di pensarci un attimo. – Ma scusa – rispose subito dopo. – Chiamala, no?! Fai prima...

Lei lo guardò interrogativa e sgranò gli occhi.

– La chiami – aggiunse Lorenzo – e glielo chiedi.

Le strappò il telefonino dalla mano, cercò un numero sulla rubrica e premette il tasto di chiamata. Passò rapidamente il telefono alla ragazza e sorrise.

Lei lo prese goffamente, spostò dall'orecchio sinistro una lunga ciocca di capelli castani luccicanti e avvicinò l'apparecchio.

– Mamma? – rispose allargandosi la sciarpa intorno al collo. – Ciao... Sì, sì, tutto bene. Senti, volevo chiederti.... Tu preferisci che Lorenzo dorma da me o che io dorma da Lorenzo?

Mentre ascoltava la voce della madre all'altro capo del telefono, si fece aria con la mano destra vicino al viso.

Lorenzo si voltò con tutto il corpo verso di lei.

– No – rispose Anna a monosillabe – ma.... Però... No – alzò la voce e la schiarì – No, siccome domani devo studiare tutto il giorno...

Il ragazzo cercò di percepire le parole fissando la bocca e l'espressione di lei ma l'autobus frenò di colpo alla fermata e salì un gruppo di persone che gli passò accanto rumorosamente. Per alcuni attimi perse la voce della giovane.

– Sì, sì, ho capito... – sentì le parole di Anna di nuovo chiaramente – oggi avevo da fare quelle cose lì, no... comunque, domani devo studiare tutto il giorno, e non possiamo... Sì, ok! Sto arrivando! Ciao.

La ragazza chiuse la conversazione, ripose il telefonino nella tasca, spostò i capelli sulla spalla destra e si voltò verso Lorenzo.

Gli fece un grande sorriso, che lasciò intravedere denti bianchissimi e un'espressione allegra.

– Cosa ha detto? – la interrogò Lorenzo.

– Ma... – replicò incerta, come cercando le parole – veramente non ho capito... qualcosa tipo "Vuoi farti fregare da Lorenzo?"

– Come, scusa? – la interruppe lui.

– Sì, qualcosa del genere, a dir la verità non ci ho capito niente! – aggiunse Anna scoppiando a ridere.

– No, dài... – la rimproverò lui. Si voltò verso di lei e le si avvicinò. Le posò delicatamente una mano sulla spalla. Si voltò in avanti e poi di nuovo verso Anna.

– Scusa... Ma tua madre non lo sa che noi due... – sgranò gli occhi – non stiamo insieme?

– Sì che lo sa!

– E allora? – replicò Lorenzo incerto – Non lo sa che... non mi piaci, che non stiamo insieme?

– Sì che lo sa! – ripeté lei duramente.

– No... che ansia! – disse lui fissando gli occhi nel vuoto. – Io non ci vengo a casa tua... con tua madre...

– Ma no... perché?

– Noo...! Che ansia!

I due ragazzi restarono qualche secondo in silenzio, si fissavano, mentre il loro sguardo lasciava intravedere che i pensieri vagavano nelle loro teste all'impazzata.

– No, no, che ansia... – interruppe il silenzio il ragazzo. – Io non ci vengo a casa tua con tua madre... – lasciò ricadere le gambe sul pavimento. – E se ognuno dorme a casa propria e poi domani ci svegliamo presto e ci vediamo per studiare?

– Sì, va be', ma perché?... – Lei restò immobile per un attimo, lo sguardo assente.

– No, no, che ansia... – ripeté Lorenzo con convinzione.

Anna fece un lungo sospiro e si strinse nelle spalle. – Va be', ok – disse – ci vediamo domani...

Abbassò lo sguardo e guardò fuori dal finestrino.

Lorenzo le prese entrambe le mani, le avvicinò a sé e schioccò un bacio.

– Oh! – disse Anna alzandosi di soprassalto – è la nostra... cioè la mia fermata!

Scavalcò le gambe di Lorenzo e lui le riprese la mano.

– Dài – disse lei rinfrancata da quel gesto – accompagnami a casa!

Anna lo tirò per il braccio verso di lei.

I due corsero verso l'uscita e scesero saltando dall'autobus mentre le porte si stavano già richiudendo.

Viola d'Amore racconta...Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora