I just want to see the stars with you

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Ecco, l'ho ammesso, io la amo ed ora lo sa anche lei, e anche lei mi ama.

Non ci posso credere, pensavo che il colpo di fulmine avesse preso solo me. Invece aveva preso anche lei, da subito. Eravamo ancora a letto, guardavamo il soffitto, lei era sopra il mio petto con la testa e la avvolgevo con il mio braccio destro.

"Quindi.. tu mi ami?" disse lei quasi con fare sognante.

"Certo che ti amo, piccola" le dissi mentre le lasciavo un bacio tra i capelli.

Lei si alzò, mi lasciò un bacio sulle labbra e si diresse in cucina. La raggiunsi poco dopo. Era in canottiera con sotto solo un paio di mutande. "Metto gli spaghetti in microonde, non saranno questo granchè, però".

"Oh, non importa, ho appena mangiato qualcosa di molto buono, ho la bocca già buona" le dissi avvicinandomi lentamente a lei.

"Oh, Andrew.."

"Puoi chiamarmi Andy, lo sai" le dissi mentre prendevo i suoi fianchi tra le mie mani.

"Ma.. Andrew.. è più sexy" disse voltandosi leggermente verso di me mordendosi il lato destro del labbro inferiore con tono più basso possibile.

"Mi farai impazzire, o è troppo tardi" sussurrai al suo orecchio.

"Andrew, è pronto" cercò di cambiare discorso.

"Allora mangiamo" ci scambiammo queste parole con il fiato corto, ansimanti.

Non so con quale forza lasciai la presa dai i suoi fianchi, ci sedemmo a tavola per mangiare. Divorai quegli spaghetti, senza neanche percepire il loro sapore.

"Ti piacciono?" chiese ridendo.

"Oh, si, ottimi" dissi alzando lo sguardo perdendomi nei suoi occhi verdi.

"Cosa facciamo questa sera?" chiese lei non distaccando lo sguardo dai miei occhi.

"Non saprei, film? Passeggiata?"

"Voto passeggiata!" disse col volto quasi illuminato dalla gioia.

"Allora passeggiata al parco, piccola" Si precipitò su di me di corsa abbracciandomi e baciandomi ripetutamente la guancia.

*1 ORA DOPO*

"Elisabeth, sei pronta? Dobbiamo andare!"

ELISABETH'S POV

Oddio Andrew mi sta chiamando! Devo muovermi, ma.. cosa caspita mi metto??

Questo è il mio pensiero fisso da circa quindici minuti. "Ehm..Andrew.. dimmi.. dovrei mettermi un vestito?"

"Come vuoi, piccola" sorrise maliziosamente.

BASTA SORRIDERE COSì, DIAMINE!

Okay, ci sono, metto un vestito aderente che arriva alla coscia, sotto delle calze nere tutte strappate così i miei prosciutti rimangono non visibili e le mie solite converse nere.

"Andrew! Ci sono, dammi il tempo di mettere le scarpe e sono da te!"

Appena arrivata in salotto lo vidi appoggiato al muro con le braccia incrociate al petto con in faccia un sorriso da maniaco a dir poco, che mi provocava una voglia assurda di saltargli addosso.

"sei bellissima, ma.."

"Ma??? Ma cosa?? Cosa c'è che non va???" questi furono i miei pensieri all'istante.

"Ma.. forse le calze sono di troppo" disse accarezzandomi le cosce mentre io tenevo le mie mani fredde salde alle sue così calde, calde come lui.

Mi diede un bacio passionale e una volta staccatosi mi disse "Andiamo?" "Certo" risposi, prendendo la sua mano destra così calda nella mia sinistra fredda ghiacciata.

Entrammo nella macchina tenendo unite le nostre mani durante tutto il tragitto, si dividevano solo quando lui doveva cambiare marcia, ma poi si riunivano più salde di prima.

"Siamo arrivati" mi disse mentre spegneva la macchina.

"Senti.. io non conosco troppo bene Cincinnati.." prima ancora che potessi finire la frase lui iniziò.

"Oh,perfetto, mi permetto di farti fare il giro della città madmoiselle. Sentito? So anche il francese" disse soddisfatto.

Il modo che aveva di dire "madmoiselle" era letteralmente da orgasmo. Mi stavo sciogliendo sui sedili neri in pelle di quella sua stupenda e profumatissima auto. Sapeva proprio di Andrew, un profumo fresco, ma allo stesso tempo molto mascolino ed estremamente sensuale.

Scendemmo dall'auto. Mi aprì la porta come un vero e proprio cavaliere mi porse la sua mano che afferrai subito.Era sempre calda in confronto alle mie perennemente gelate nonostante fossimo in maggio.

"Ma.. come mai hai le mani così fredde?" chiese stringendomi a se.

"Non lo so, di solito non sono così fredde" dissi facendo spallucce e facendo un mezzo sorriso.

"Eh sarà perché ci sono io" disse il moro scherzosamente.

"Eh si, signor Biersack, è proprio la tua presenza a farmi venire freddo" dissi ridendo e dandogli una piccola spinta.

"Ma io so bene come scaldarti" disse avvicinandosi al mio orecchio dandogli un piccolo morso.

"Andrew..." mi lascia scappare dalla bocca.

 "Shh.. andiamo"

"Dove ci troviamo?" domandai dopo aver camminato per una ventina di minuti.

"Sii paziente, ora lo scoprirai"

Ci trovavamo davanti un grande cancello, al suo interno vi era una struttura a dir poco enorme, ma non riuscivo a capire cosa fosse. Vidi Andrew scavalcare il grande cancello e così fece fare anche a me. Mi prese per una mano e iniziò ad aiutarmi a scavalcarlo.

"Hai capito dove siamo?" chiese.

"Ehm.. sinceramente.. no"

"Perfetto, spero che la sorpresa ti piaccia piccola"

Sorpresa? Che sorpresa? Dove eravamo? Mi importava sul serio? Insomma, eravamo io ed Andrew, Andrew ed io, la mia felicità. Come poteva una persona che conoscevo da così poco, ma allo stesso tempo da una vita, essere così tanto per me?

Iniziammo a salire delle grandi scale, fino a che non vidi Andrew fermarsi e voltarsi verso di me "Ti fidi di me?" chiese con una faccia maliziosa ma allo stesso la più dolce che abbia mai visto fargli fare.
"Certo" risposi.

"Allora chiudi gli occhi" mi prese la mano mentre io tenevo gli occhi chiusi e lo seguii a piccoli passi.

Ad un certo punto una brezza mi invase il viso scompigliandomi i capelli. "Puoi aprire gli occhi" sentii dal mio orecchio destro.

Aprii gli occhi e mi ritrovai sul tetto del Paul Brown Stadium di Cincinnati. Eravamo altissimi. Sentii le gambe cedermi, eppure non soffrivo di vertigini. Andrew mi teneva ben salda a lui. Era stupendo, una vista mozzafiato. Cincinnati di notte era magica.

"Andrew.. è stupendo!"
"Mai quanto te, amore" lo abbracciai, lui mi tenne stretta a se, quasi per dirmi non ti lascerò mai andare via. Non c'era posto migliore delle sue braccia. Mi diede un piccolo bacio a stampo sulla guancia destra e mi propose di sdraiarmi insieme a lui sul "tetto" del grande stadio.

Le stelle erano luminosissime da lassù, volevo che quel momento non finisse mai, era il paradiso, non ero mai stata così felice, Andrew, dove sei stato tutto questo tempo? Eri sempre nelle mie cuffiette e nient'altro, cosa aspettavamo ad incontrarci? Cosa aspettavi a salvarmi dalla mia solita vita monotona dalla quale volevo solo scappare?

Poggiai la mia testa sul petto di Andrew stringendo la sua maglia in un pugno, come spesso facevo e lui iniziò ad accarezzare i miei lunghi capelli castani mossi.

"Ti amo Elisabeth" "Anche io ti amo Andrew" ci demmo un lungo bacio e rimanemmo a guardare le stelle per tutta la notte.

Save me from myself - Andy Biersack -Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora