"....D'altronde sapevo bene che Teti avrebbe fatto si che la notizia del ritrovamento della nave rimanesse nascosta a tutto il Pianeta. Con quella scoperta aveva raggiunto il suo scopo (e quello della Confraternita), non di certo quello della nostra comunità. Il suo gruppo aveva trovato una prova tangibile che no, non siamo soli nell'Universo e, come ogni politica che si rispetti, l'aveva tenuta per se a marcire per chissà quale paura reverenziale o, forse, semplicemente per proteggere con maggiore facilità il suo profitto Ora che sono alla fine della mia vita mi sento di dover chiudere il racconto, non lasciare incompleto il mosaico. Perchè nella pancia di quella nave io non trovai mai delle capsule vuote, come fino ad ora tutti coloro che sono a conoscenza dell'oggetto hanno creduto di sapere. No, in quelle capsule c'eravamo noi, tutti noi. C'erano le nostre antiche speranze ibernate e chiuse, tradite dalla stesse tecnologia in cui credevamo ciecamente. C'era la nostra civiltà e il suo carico di curiosità, piaceri e delusioni. C'era la nostra più remota origine che oggi, da questo letto di morte, grida la sua più profonda vendetta.
Il più grande errore della mia vita fu confessare a Teti, uomo che credevo illuminato e brillante, che in quelle capsule c'erano i nostri antenati, morti migliaia di cicli fa nelle stesse capsule di ibernazione che, per un malfunzionamento, avevano smesso di funzionare prolungando per l' eternità il loro sonno senza sogni. Dire alla propria gente che si, Iv esiste e che i nostri antenati lo hanno aspettato così tanto nei decenni e poi nei cicli arrivando ad idealizzarlo, a dimenticarsi la sua vera natura, a farlo diventare una divinità mentre era soltando una nave carica di uomini, malfunzionante e perduta nello spazio...dire tutto questo era un grande rischio. E nessun uomo potente potrà mai rischiare che la propria gente smetta di guardare ogni giorno davanti a se, seguendo dei discutibili obblighi morali di Progresso, dandogli quelle notizie che la spingerebbero a guardare dietro di se, alle proprie origini o meglio a fermarsi finalmente a guardare il cielo sopra di se come fecero quei lontani progenitori all'inizio del nostro tempo.
E mai io avrei immaginato che chi credevo ormai essere un amico potesse distruggere il suo più grande successo per non farlo conoscere a nessuno ed arrivare fino a minacciare di morte coloro che lo avevano reso possibile.
Ma la Morte è seduta assieme a me su questo letto ora, mi stringe la mano con i suoi palmi freddi e ossuti e mi guarda con un ghigno non maligno, non minaccioso, ma accogliente come mi stesse chiedendo se sono davvero pronto. Ebbene io do a voi la notizia che si, il nostro Tempio Bianco è andato distrutto ma continua a vivere dentro di me e ora dentro di voi. Dite a tutti che devono smettere di cercare, che dovete essere liberi e pensare che c'è una risposta, che sappiamo chi siamo e da dove veniamo. E che Iv è finalmente tornato a casa."
"Al mio popolo", Belor Temlo
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Il Tempio Bianco
Science FictionIn una mattina soleggiata l'archeologo Belor Temlo, matricola #114356/19, riceve un risveglio traumatico. Un uomo, che non vuole farsi identificare e che lo contatta da un luogo sconosciuto, gli propone un offerta difficile da rifiutare. Di cosa si...