La comunicazione

74 6 0
                                    

Kate spiegò tutto allo zio, che rimase abbastanza scosso dall'accaduto.
- Un'ombra? Faith è stata attaccata da un'ombra?- chiese.
- Si. Io l'avevo vista durante la sua festa di compleanno, ma ero stanca... Pensavo vosse solo un'allucinazione.-
John pensò.
- Che sia come l'essere che ti ha attaccata tempo fa?-
- Penso.-
Ci fu silenzio per qualche secondo.
- E... Lei l'ha curata?-
- Si.-
-.... Come?-
- Non lo so, zio. I suoi occhi sono diventati tutti bianchi all'improvviso... Poi dopo poco si è svegliata.-
- Quindi è in grado di fare del bene.-
- Si.-
- Va bene. ... Come stanno le tue mani?-
- Fanno male. Ma non ci muoio.-
John sorrise, poi guardò Kate, che aveva uno sguardo rivolto verso qualcosa dietro di lui.
- Kate... Tutto bene? Cosa guardi?- chiese.
Non ebbe risposta, ma anche se ne avesse avuta una, non l'avrebbe sentita. Era troppo concentrato sullo sguardo della nipote, che era diventato spaventato.
John si girò, ma non vedeva niente.
- Kate? Tutto bene?- chiese.
- C'è... Un tizio.-
- Cosa intendi?-
Lo sguardo di Kate si fece pieno di ansia.
Quello che lei riusciva a vedere era... Un uomo, anzi, un ragazzo con i capelli marroni, delle lentiggini sul volto e occhi azzurri... Sia iride sia pupilla erano bianco-azzurri... Segno che era morto.
Era vestito con una felpa verde fluorescente, jeans larghi e scarpe da ginnastica nere. Portava al collo delle cuffie palesemente rotte e sporche di sangue, che gli colava dal lato della testa alla suo sinistra, partendo da una ferita nascosta dai capelli.
Portava un taglio sulla guancia sinistra e uno intravidibile sul collo, che andava espandendosi sotto la felpa, ricoperta anch'essa di sangue. Non sembravano esserci altre ferite.
Il ragazzo lentamente si avvicinò a Kate, mentre lo zio continuava a chiedere spiegazioni, ignaro della cosa.
- Kate...Portami dalla mia ragazza.- disse il morto, provando a toccare la ragazzina e non riuscendoci, a causa della sua mancanza di forma fisica reale.
- Come posso aiutarti?- chiese la ragazzina, leggermente spaventata.
- Kate?! Cosa stai dicendo?!- chiese lo zio.
- Portami da lei. Ti prego.- disse il ragazzo, sempre più vicino a Kate.
Kate annuì.
- Kate che stai facendo?!- chiese preoccupato John.
- Zio, posso andare via un attimo?-
- Per fare cosa?-
- C'è un ragazzo morto vicino a te. Probabilmente non riesci a vederlo.
Vuole andare dalla sua fidanzata.-
John rimase un attimo paralizzato da quella risposta, poi elaborò una domanda, anche se avrebbe voluto farne mille in quel momento.
- Perché?-
- Eh... Perché?- chiese la ragazzina al morto.
- Senza di te non posso comunicarle.- rispose il ragazzo.
- Senza... Senza di me non può comunicarle.-
John non disse niente.
Kate si alzò dalla sedia sulla quale era e uscí dalla porta, seguendo il ragazzo che le indicava la strada per trovare la ragazza.
- Mi chiamo Jake. La mia fidanzata si chiama Micol.- disse il ragazzo, camminando mentre attraversava persone, che non si accorgevano minimamente della sua presenza, non capaci di vederlo.
Kate alzò il pollice della mano destra, velocemente, per non rischiare di essere notata troppo dalle persone intorno.
Si trovarono davanti al reparto di psichiatria.
Jake si mise esattamente davanti ad un quadro, mentre la Kate lo guardava, dando l'impressine di guardare il quadro. Doveva dire qualche cosa alla ragazzina.
- Kate, prima di andare, ti devo dire delle cose. Micol non è pazza. Non lo è. Da quando sono morto ho provato a manifestarmi a lei, che raccontò tutto ai genitori. La credevano pazza. Le hanno detto che era impazzita per il trauma della mia morte. Quando entri, dille solo che ti mando io... E ti prego... Fai di tutto per farmi parlare con lei.-
- Tu che cosa sei?- chiese Kate, assicurandosi di non essere sentita.
- Sono un fantasma. Noi fantasmi non possiamo andarcene da questo mondo se i nostri obbiettivi non sono raggiunti....
Il mio obbiettivo è far sapere a Micol che non è pazza. Si é distutta la vita per colpa mia. Devo rimediare.-
Kate seguí il fantasma lungo il corridoio.
Non era sicura di quello che stava facendo. Stava aiutando qualcuno, certo... E trovava il tutto molto romantico, anche se non era molto fan delle cose romantiche.
Ma era troppo tardi per tornare indietro.
Si trovò davanti a una stanza, davanti alla quale Jake si era fermato.
Dentro alla stanza c'era una ragazza con i capelli lisci tinti di viola raccolti in uno chignon e occhi verdi.
Kate entrò nella stanza, mentre la ragazza la guardava.
- E tu chi saresti?- chiese quest'ultima.
- Kate... Mi manda Jake.-
- Vattene. Non ho voglia di scherzare.-
- Tu non sei pazza.-
Micol alzò lo sguardo stupita.
- Non mi sembra di averti già vista... Se fossi mia parente lo saprei... Cosa vuoi?-
Kate si limitò a sedersi su una sedia vicino a Micol, anche lei seduta.
Le prese le mani e le guardò negli occhi, mentre la ragazza cercava di capire cosa stava succedendo.
Gli occhi di Kate divennero bianchi.
- Micol...- disse, con una voce maschile.
La ragazza scoppiò a piangere, mettendosi la mano destra sul viso, mentre l'altra era stretta alle mani di Kate.
- Ero io. Mi spiace.- aggiunse il fantasma.
- Eri... Tu? A fare cosa?-
- Ero io a muovere i mobili.
Ero io a farti fare quegli strani sogni.
Sono stato io a farti giudicare pazza.
Perdonami, ti prego. Perdonami.-
Micol sorrise.
- Si. Ti perdono.- disse la ragazza piangendo. Lo stava pensando davvero.
Gli occhi di Kate tornarono normali.
Jake aveva trovato la pace, facendosi perdonare.
Kate appoggiò la sua mano destra sulla fronte, perché era leggermente stordita.
Poi iniziò a ricordare, pensando a quanto la cosa era romantica.
Micol si sentiva miracolata, dopo aver sentito la voce del suo amato un'ultima volta.
- ...Grazie.- disse, ringraziando Kate e alzandosi dalla sedia per accompagnarla fuori dalla stanza.
John stava cercando la nipote.
L'aveva persa di vista.
Poi vide la ragazzina uscire dalla stanza mentre una ragazza con un camice da paziente addosso la guardava allontanarsi.
Kate, camminando a passo lenti arrivò dallo zio, che la abbracciò.
- Che hai fatto stavolta?- chiese.
- Un miracolo.- sentì dire da una voce diversa da quella della nipote.
Era Micol.
- Si prenda cura di lei.- aggiunse la ragazza, sorridendo ma con le lacrime agli occhi.
John, abbastanza sconvolto e Kate uscirono dall'ospedale, mentre Faith e Micol guardavano i due allonatarsi, ignare l'una dell'esistenza dell'altra.

The EntityDove le storie prendono vita. Scoprilo ora