L'incontro

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Passò qualche mese e Kate trovò lavoro cameriera in un bar quasi per miracolo, non essendo laureata.
John aveva provato a non far lavorare più la nipote, anche andando a parlare con il suo capo, ma non riuscendoci.
Quel lavoro andava bene a Kate, per il fatto che in quel bar, lungo una strada e vicino ad un benzinaio, si incontrava sempre gente nuova.
A Kate il fatto piaceva molto, il perché non lo sapeva bene.
Una mattina, come al solito, si presentò al lavoro, mettendosi il grembiule, legandosi i capelli e aspettando che qualche cliente entrasse.
Degli uomini in giacca e cravatta aprirono la porta d'ingresso e prima che Kate potesse andare verso di loro, il gruppo, formato da 5 uomini, si diresse verso la stanza del capo.
Aprirono la porta, ma non entrarono.
- Lei è qui?- chiese il primo, con una voce piuttosto scontrosa.
- Ah! Si! Lei è lì! - disse il capo.
Kate non considerava nemmeno la possibilità che stessero parlando di lei.
Poi vide gli uomini avvicinarsi e iniziò a spaventarsi.
- Siamo sicuri che sia lei?- disse un uomo del gruppo.
- Sei Kate White, vero?- chiese il primo.
- Perché dovrei rispondere?- chiese Kate, un po' impaurita, ma non lasciandolo vedere.
- Si, è palesemente lei.- disse il primo uomo.
L'uomo aveva i capelli grigi molto corti.
Quest'ultimo prese un bigliettino dalla sua tasca e lo diede a Kate.
- È meglio che tu ci sia a questo appuntamento. È molto importante.
Non fare domande al riguardo.-disse l'uomo, allontanandosi, seguito dagli altri.
Quando l'uomo uscí la ragazza guardò il biglietto.
" 23/8 19:30" c'era scritto, insieme ad un indirizzo.
- Mi scusi... Ma cos'è questo?- chiese Kate al suo capo.
- Kate, è molto importante che tu vada lì. Vacci. Ascolta le mie parole.-disse.
La giornata lavorativa finí prima, per volontà del capo.
La ragazza tornò a casa.
John era al lavoro, quindi lei era sola in casa.
Si sedette sul divano.
- Tu cosa ne pensi?- chiese.
Si sentì una voce sussurrarle qualcosa nell'orecchio.
" Penso che tu debba provare." diceva.
- .... Forse...Forse hai ragione. Dovrei provare. Ma non dirò niente allo zio. Non mi lascerebbe andare.- rispose Kate.
Pensò di poter portare anche Faith, ma poi riflettè sul fatto che avevano chiesto di lei in particolare. Solo di lei. Esclusivamente di lei. Doveva essere una cosa importante.
Non disse niente neanche a Faith.
Così, arrivò quel giorno.
Kate uscì di casa, con la scusa di fare un giro.
Camminò a piedi fino all'indirizzo, vestita con una felpa leggera, una maglietta, dei jeans stretti e strappati, stivaletti con i lacci e l'immancabile collana.
Prese, prima di partire, anche un coltellino a serramanico.
Poteva averne bisogno.
Arrivò all'indirizzo, che altro non era che il palazzo di una grande multinazionale molto famosa.
Entrò e si trovò davanti dei poliziotti, che proteggevano l'entrata.
- Nome?- chiese un poliziotto, avvicinandosi a lei.
- Kate White. Mi hanno dato questo biglietto...- disse la ragazza, prendendo il biglietto e mostrandolo all'uomo.
Il poliziotto sorrise, poi la invitò ad entrare in un ascensore.
- Deve premere il numero 2 e in seguito il numero 7. Qualcuno la sta aspettando.-
- Grazie.- disse Kate, mentre premeva i tasti.
Il poliziotto la guardava sorridendo quasi senza parole, come se si trovasse davanti ad un mito, ad una persona famosa.
Anche gli altri uomini vestiti da poliziotti dietro la guardavano con quello sguardo senza parole.
La porta si chiuse e l'ascensore scese di molti piani. Kate non riuscí a capire di quanto.
L'ascensore si aprì e la ragazza si trovò davanti ad un lungo corridoio bianco, metallico, illuminato da una fioca luce a led.
Ad aspettarla si trovava un uomo, vestito elegante, con i capelli bianchi e gli occhiali, che pareva avere circa sessant'anni, ma che probabilmente ne aveva molti di più. Kate lo riconobbe come uno degli uomini che aveva visto nel bar.
- Signorina White.- disse, salutandola.
- Tizio che non conosco.- disse Kate, passando avanti.
- Tutta sua madre.- disse a bassa voce l'uomo, raggiungendola avanti ed invitandola ad entrare in una porta.
Kate non sentí quella frase.
L'uomo aprì la porta e la ragazza entrò, trovandosi davanti una grande sala piena di librerie, a loro volta piene di libri.
Nel salone si trovava un grande tavolo con molte sedie intorno ad esso.
Su una di queste si trovava seduto un uomo, vestito elegante, che Kate riconobbe come l'uomo che le diede il biglietto.
- Si sieda, signorina.- disse.
Kate si sedette in una sedia di fronte a lui.
- Chi è lei?- chiese la ragazza.
- Io sono-
- Credo che la ragazzina debba sapere prima del resto.- disse l'uomo che si trovava sulla porta.
- Ha tutto il diritto di saperlo.- disse l'uomo seduto al tavolo.
Kate guardava la scena con uno sguardo che parlava da solo: non capiva proprio niente.
- Io sono il signor Parker.-
- ... E?- chiese Kate.
L'uomo seduto sorrise.
- Signorina White, dobbiamo parlare di alcune cose.-
- Dica.-
- Noi della nostra organizzazione sappiamo chi è e da quando è nata, anche se non ci conosciamo direttamente.
Sappiamo dei suoi poteri.-
Kate, non capendo la situazione, mise la mano in tasca e afferrò il coltellino.
Prima, però, di poter fare qualcosa, l'uomo ricominciò a parlare.
- L'abbiamo cercata per farle una proposta molto importante.-
- Mi avete cercata...?-
- Non si è mai chiesta perché è stata assunta in un bar senza neanche un minimo di esperienza?-
Kate non rispose.
- Forse non capisce la situazione, ma lei è una delle tante persone dotate di poteri del genere.-
Kate sentì una sensazione strana.
Tutta la solitudine che aveva provato in tutta la sua vita scomparí.
C'erano altre persone come lei.
Persone che potevano capirla.
- ... Altre persone...?- chiese.
- Si. Le abbiamo anche catalogate in base alle loro capacità.
In fondo si trovano i medium, le persone che sono in gradi di vedere e/o sentire gli spiriti.
Dopo ci sono i mutaforma, le persone con poteri che permettono loro di, appunto, mutare forma e trasformarsi in animali, mostri ed esseri soprannaturali.-
A Kate venne in mente il combattimento che ebbe fuori dalla discoteca due anni prima.
L'uomo continuò a parlare.
- Poi ci sono i cosiddetti "tormentati" ovvero le persone in contatto permanente con uno spirito.
Tu sei un caso a parte.
Sei una ragazza molto speciale, Kate.
Tu rientri in ogni categoria di cui ti ho appena parlato.
Vogliamo chiederti di diventare nostra soldatessa. Ti avvertiamo, ovviamente che, essendo tutta questa un'organizzazione segreta militare, il tuo lavoro sarà molto pericoloso e non vedrai, a malincuore, quasi mai tutte le persone che ti sono state intorno.-
Kate pensò.
Non aveva la minima intenzione di accettare. Avrebbe dovuto lasciare Faith, suo zio, la sua città, poi per cosa? Per diventare una militare? Per rischiare la vita?
- Pensa che qualche parola mi convinca ad accettare?- chiese, con tono di sfida.
- Ah...- rise l'uomo -La somiglianza con sua madre è molta... Sia di viso... Sia di carattere.... Sa, non me l'aspettavo.-
Kate rimase pietrificata.
-... M- Mia... Madre?- chiese.
- Si. Lavorava per noi.
È stata la migliore soldatessa che abbiamo mai avuto. E ci aspettiamo altrettanto da te. - disse.
- Mio zio lo sapeva?- chiese la ragazza.
- Si, lo sapeva.-
A Kate veniva da piangere. Suo zio non le aveva mai detto niente al riguardo. Si sentiva tradita, in qualche modo.
- Ah, comunque, lui è Samuel, è stato l'istruttore di tua madre durante l'addestramento. È una delle persone che la conosceva meglio, se vuoi fargli qualche domanda.- disse il signor Parker, indicando l'uomo sulla porta.
A Kate in quel momento passarono mille domande per la testa.
Voleva sapere tutto su sua madre.

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