Ale mi guarda preoccupato per un attimo e si dirige a grandi passi verso l'ingresso del box continuando a borbottare tra sé e sé: "Merda, merda, merda! Non dirmelo, non dirmelo"
Ok, sono davvero preoccupata... Perché Ale è così agitato?
"Ale, ma che-"
"Bianca, vai a chiamare Santi. Ti prego"
Non una parola in più, il terrore nei suoi occhi e la forza che gli mancava per aprire quella maledetta porta, probabilmente per non trovare ciò che immaginava avrebbe trovato oltre quella soglia e che non capivo cosa potesse essere, mi fanno partire come un razzo diretta non so dove ma per cosa: trovare Santi, ad ogni costo
Poco dopo mi trovo davanti all'hospitality. Manuél! Chiederò a lui dove sia Santi, lo saprà di sicuro
"Manuél, sai dov'è S- Santi! Eccoti, cercavo proprio te! Vieni con me, ti prego. È urgente"
"Che è successo, Bianca?"
"Prima è entrato nel box un tipo che cercava Marc. Ale sa chi è ed è preoccupatissimo per Marc... Non vuole nemmeno entrare! Santi, ti prego, dimmi cosa sta succedendo"
"Míos dios, cariño, dime que no es el hombre que creo que es, por favor"
Anche Santi è molto agitato.
Allora è davvero una cosa grave... Ti prego, fa' che non sia successo nulla a Marc, ti prego!Arrivati davanti al box, Santi si avvicina ad Ale e, facendogli coraggio, apre la porta. Intanto si gira, mi porge il suo cellulare e mi dice: "Chiama Zasa"
Il medico coordinatore della Clinica Mobile?! Oh mamma...
In men che non si dica, il dottor Zasa è da noi ed entra subito nel box. Santi ci aveva chiesto di restare fuori ad aspettare, ma non ce la faccio davvero più!
La persona a cui tengo di più sulla faccia della terra è là dentro e io non so come stia, perché se ho dovuto chiamare così urgentemente la clinica mobile qualcosa dev'essere pur successo!Non mi trattengo ed entro anch'io
Davanti a me, Marc steso per terra con il viso pieno di lividi e sangue sgorgato dai tagli che i medici hanno già disinfettato e contenuto con dei cerotti.
Non è sveglio.
È svenuto, sì, è sicuramente svenuto.Vederlo così, fragile ed indifeso, è un colpo al cuore. Le gambe non mi reggono in piedi e nel giro di qualche secondo mi ritrovo inginocchiata a terra con il viso tra le mani cercando inutilmente di contenere le lacrime che scorrono sulla mia pelle come un fiume in piena.
Alessandro mi si avvicina e abbracciandomi mi sussurra un: "Tranquilla, se la caverà" meno rassicurante di quanto immagino volesse essere
"M-marc" sussurro con un filo di voce tra i singhiozzi