23 ottobre 2015

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Nel quaderno di Chris ho trovato una lettera che scrissi tempo fa quando ancora scrivere mi faceva stare bene.
- A volte mi viene voglia di farmi del male, di stare da sola, di rovinarmi.
Una persona quante cose deve sopportare per stare bene? Per essere felice? Per non soffrire più? Eppure il dolore c'è e li rimane.
A volte vorrei non esistere, non soffrire.E mi chiedo perché sto sempre così male. In realtà per adesso il dolore è passato, ma quando vivi qualcosa che ancora non del tutto l'hai superato o oltrepassato, quel puntino di sofferenza rimane sempre. A volte mi sento un pesce fuor d'acqua, un essere vivente insignificante che vaga per le strade, invisibile agli occhi di tutti; una cosa di nessuna importanza o quasi un oggetto difettoso.
Fino a poco tempo fa credevo che per il mio essere e per quello che ho fatto e vissuto non avrei mai meritato niente, visto che per ogni minima cosa che si faceva spazio nella mia vita andava e continua ad andare male.. ma forse qualcosa merito. Io,dalla persona particolarmente disagiata, insopportabile, difficile e instabile, ho trovato qualcuno che mi accetta in ogni minimo dettaglio e cambia i miei difetti in pregi. Riesce a farmi stare bene, a farmi credere ancora in qualcosa.
Davanti a lui ho tolto ogni mia maschera e mostrato ogni buco e spigolo della mia persona. Non so per quale motivo lui è restato e mi accetta, mi sopporta.
Ogni volta che mi guarda è come se si innamorasse sempre di più facendomi sempre sorridere e, contro la mia volontà, a farmi provare qualcosa. Mi fa incazzare, dio quanto mi fa incazzare. Mi fido ciecamente di lui.
Non voglio ammettere nessun mio sentimento. Non lo farò mai. Mi rende vulnerabile, più di quello che già sono, e non voglio. Fanculo. -

Fisso la copertina del quaderno. È una specie di diario che chris teneva sempre con se, dove scriveva tutto quello che gli passava per la mente. So che ha scritto molto di me; mentre scorro velocemente le pagine intravedo spesso il mio nome e dei semplici ritratti che mi faceva a mia insaputa. Effettivamente ricordo che mi fissava sempre e appuntava qualcosa su quei fogli. Adoro il suo modo di disegnare...inizio a fissare quei schizzi che faceva. Inizio a sorridere come un imbecille. Mi passano i brividi e inizio a ridere su come con disinvoltura e ignoranza si metteva li a scrivere e a divertirsi sul vedere come mi arrabbiavo sul fatto che invece di parlarmi e rispondermi alle domande che gli facevo, continuava impertinente a scarabocchiare quello che gli passava per la testa. In quei momenti sembrava sereno, ed era raro che succedeva. Diceva sempre che quando stava con me era sempre felice, nonostante quello che che faceva e subiva con le altre persone, soprattutto sua madre in particolare. Come sincerità ammetto che anche se diceva in quel modo in lui intravedevo lo stesso un filo di malinconia, e mi faceva stare male che lui non lo volesse ammettere.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jan 21, 2018 ⏰

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