Wildest dreams

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"Say you'll see me again 

even if is just in your wildest dream"


Strana cosa la mente umana, riesce ad essere tra le cose più potenti in natura ma allo stesso tempo la più fragile. Sopravvive a prove difficilissime eppure le basta una piccola spinta per precipitare nel più profondo degli abissi.

Si dice che la sua bellezza risieda soprattutto nella sua unicità, che si possa viaggiare per anni e per galassie senza trovare due menti compatibili al cento percento.

Con il tempo si è scoperto molto a livello medico, psicologico, perfino a livello spirituale su quel piccolo e prezioso aggeggio che abbiamo nella testa, ma sono ancora molti i misteri che lo circondano. Eppure tra tutti questi misteri vi è uno che ancora sembra irrisolvibile e che nessuno è riuscito a spiegare: come è possibile che due menti riescono ad essere connesse anche dopo anni e a chilometri e chilometri di distanza?

Nella fisica quantistica esiste una teoria che afferma: 

"Quando due particelle intrecciate si separano e le due parti vengono allontanate l'una dall'altra, anche ai capi opposti dell'universo, se si altera o si influenza una delle due, l'altra subirà la stessa modifica o alterazione"

Che anche la mente umana ne sia soggetta? Questo non ci è dato saperlo ma esistono momenti, istanti, in cui è difficile non ricollegarsi a questa teoria per spiegarli.

La mente di Peggy ha degenerato molte volte in quest'ultimo periodo, a causa di quella terribile malattia che la tiene prigioniera, ma questa volta sente qualcosa di diverso; stanotte qualcuno sta delirando con lei.

                                                                     *    *    *

Pelle bianca, vestito blu, labbra e guance rosse.

Tre colori che per Peggy Carter hanno sempre avuto un grande significato sin dalla sua nascita.

Bianco, rosso e blu come i colori della sua amata patria. 

Bianco, rosso e blu come i colori della nazione che ha servito: l'America.

Bianco, rosso e blu come il suo amore.

La guerra è finita ed ora quei colori sembrano avere un aspetto ancora più accesso e spensierato, esattamente come la gente nelle strade.

Sono tutti in festa, corrono e ridono come se tutta la nazione fosse un gran ricevimento.

Urlano e si abbracciano per festeggiare non tanto la fine di una guerra ma l'inizio di un nuovo e glorioso capitolo.

Peggy sorride ad ogni passante, spensierata come non lo era da tempo ormai. Sconosciuti un po' brilli la salutano togliendosi il cappello, alcuni le chiedono persino di unirsi a loro ma lei rifiuta cordialmente. Ha un appuntamento a cui non può assolutamente mancare, ha già aspettato per troppo tempo.

Senza sapere veramente come si ritrova davanti una porta con una porta socchiusa, l'apre e si ritrova in una stanza semplice ma spaziosa, con un numero spropositato di tavoli e gente che balla.

Rosso, questo è il colore che predomina nell'edificio, persino la luce che l'illumina è di un rosso spento, come se il tutto fosse illuminato dal sangue dei caduti.

Tutto intorno c'è un'aria di allegria, eppure Peggy si sente sempre più inquieta ed estraniata dal mondo che la circonda.

Si guarda intorno ma senza trovare quello, o meglio chi, cerca.

Attraversa la stanza evitando le coppie danzanti sulla pista da ballo, sentendo ogni passo sempre più pesante e quasi doloroso.

La musica è forte ma non riesce ad udirla veramente, come se il suo udito fosse ovattato. 

Guarda di nuovo intorno a se ma tutto quello che riesce a vedere sono solo decine e decine di militari che ridono, si divertono e bevono come per trovare un po' di pace sul fondo di un bicchiere o tra i baci di qualche bella ragazza.

Arrivata al centro esatto, come comparso per magia, si ritrova di fronte a lei un uomo alto, biondo e vestito anche lui da soldato. Ecco finalmente l'aveva trovato, era lui: il giusto compagno.

Le parole le escono ancor prima di riuscire a pensarle:

«Sei pronto per il nostro ballo?» chiede sfiorandoli il braccio.

L'uomo si gira con aria quasi spaventata, senza risponderle, poi le rivolta le spalle.

Sembra ancora turbato da tutto quello che hanno passato in guerra, dal tempo che li ha divisi come fosse più di mezzo secolo.

  « La guerra è finita, Steve. Possiamo andare a casa. Immaginalo»  le parole le riescono ancora una volta senza che le abbia veramente pensate. Escono dalle sue labbra quasi tremanti, come rimpianti.

Il capitano la fissa con aria ancora più rammaricata. Poi un flash, attimi mancanti come se qualcuno avesse mandato avanti la scena.

Peggy si ritrova a fare una giravolta per poi ritrovarsi petto contro petto con quel meraviglioso uomo con occhi blu come il mare.

Ballano sempre più stretti per un tempo che sembra distorto e impercettibile.

Lentamente Peggy poggia il suo mento sulla spalla del suo accompagnatore cercando di percepire il suo odore senza successo, questa sera sembra che i suoi sensi siano spenti.

Presa dal momento chiude gli occhi per rendere tutto più romantico, come se volesse far sparire tutto intorno a loro.

Un flash, buio.

Quando riapre gli occhi non è più abbracciata al suo amato. Si ritrova nella notte in una stanza bianca. Guarda le sue mani ma non sono più quelle di una giovane donna. 

La sua mente aveva vacillato nuovamente, un altro delirio. Stavolta però era sicura non c'entrasse la malattia, era qualcosa di più forte e misterioso.

Si accascia stancamente sul cuscino alle sue spalle, ripensando al sogno di poco prima.

L'Alzheimer le sta spegnendo la mente poco a poco, quello stesso cervello che ha affrontato le sfide più impossibili e che le ha permesso di non cedere nei momenti più difficile ora la stava abbandonando e lentamente le stava cancellando tutti i ricordi.

Il cervello umano è così, si piega per le ragioni più futili e si rende schiavo di una malattia talmente atroce da toglierle quello che ha fatto, vissuto, desiderato e amato. 

Tutto sta svanendo lentamente nella testa di Peggy ma quel sogno le aveva ricordato una semplice ma prepotente verità, solo una cosa può sopravvivere a quella forza che la stava distruggendo: il suo più grande rimpianto, quel ballo mai arrivato, Steve.


                                                        *   *   *

*compare lentamente* Che dire ragazzi, questa coppia è proprio una gioia, no? 

Inoltre se ascoltando questa canzone non avete pensato subito a loro allora state mentendo a voi stessi....

Devo dire che questa è stata la storia che ho scritto in meno tempo e che mi ha convinto in ancora meno tempo e di questo sono felice.

SPERO vi sia piaciuta e che non stiate piangendo ( o forse si, perchè significherebbe che almeno è decente..)

Cavolate a parte vi saluto con tanto affetto e vi ringrazio per la lettura.

*va a guardare video Steggy, piangendo e mangiando gelato*

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