"Solo io posso giudicarmi. Io so il mio passato, io so il motivo delle mie scelte, io so quello che ho dentro. Io so quanto ho sofferto, io so quanto posso essere forte e fragile, io e nessun altro."
(O. Wilde)
Quella giornata al lago era stata bellissima, Grace se lo ricordava bene. Il suo ragazzo l'aveva portata in un posto isolato dal caos della città, dalle auto strombazzanti e dal continuo correre avanti e indietro delle persone. Bend non era piccola, ma nemmeno così grande. Ciò che la rendeva davvero bella erano i suoi boschi e lui li conosceva bene. Quella mattina l'aveva sorpresa portandola in un piccolo paradiso terrestre. Era metà luglio e faceva molto caldo, il sole splendeva nel cielo azzurro. I due percorsero un piccolo sentiero e quando superarono gli alti ed imponenti alberi, il panorama che Grace trovò danti ai suoi occhi la lasciò senza fiato; gli arbusti creavano una barriera tutto intorno ad una piccola ma bellissima piscina naturale, rendendo quel posto ancora più magico e tranquillo. L'acqua, di un azzurro meraviglioso, era limpida, tanto da poterne vedere il basso fondale e la ragazza non vedeva l'ora di immergersi e rilassarsi per un pò. Tutt'attorno regnavano un tale silenzio e una tale pace, che a Grace non sembrò vero.
-Allora, cosa ne pensi?- lui le si avvicinò cingendole i fianchi mentre era ancora intenta a fissare a bocca aperta quello spettacolo naturale.
-É meraviglioso. Non credo esistano altre parole per descrivere questo posto.- rispose Grace guardandolo e sorridendo. -Come lo hai trovato?
-Mio padre mi portava qui quando ero bambino, era il nostro posto segreto. Venivamo qui quando avevamo bisogno di parlare e confrontarci. Se uno dei due aveva qualche problema, sapevamo che questo era l'unico posto sicuro in cui ne avremmo potuto discutere.- rispose guardando altrove, come se stesse ricordando i momenti passati in quel luogo con il padre. -Poi le cose sono cambiate; io sono cresciuto, lui non aveva più tempo a causa del lavoro, e così non sono più tornato qui, fino ad oggi.
-Se questo posto è così speciale per te e tuo padre, perché hai deciso di portarmi?
-Perché ti amo, e volevo condividere tutto questo con una persona speciale.- Grace rimase stupita. Non pensava di essere così importante nella vita del suo ragazzo, nonostante stessero insieme da qualche mese.
-Wow...non so davvero cosa dire.- sentì le guance accaldarsi, le succedeva spesso quando era accanto a lui.
-Non devi dire niente, mi basta questo.- si chinò e prese il suo viso fra le mani baciandola delicatamente. Non fu intenso e passionale, ma dolce e rilassante, uno di quei baci in cui ti perderesti per ore. Le labbra di lui sapevano di miele e i suoi capelli di camomilla, il profumo della sua pelle era sempre lo stesso, quello che Grace tanto amava, delicato ma allo stesso tempo impossibile da dimenticare. Ogni volta che lui la stringeva a sé, il cuore della ragazza batteva sempre più forte. Aveva sempre desiderato un ragazzo più alto, che con un solo abbraccio la facesse sentire al sicuro. Quando la strinse al suo petto, si sentì a casa e il rumore del cuore di lui che batteva, la cullava dolcemente.
-Potrei rimanere così per tutto il giorno, lo sai questo, vero?- Grace sollevò lo sguardo incrociando gli occhi di lui che la guardavano sorridenti e sentì un nodo allo stomaco, fu in quel momento che si accorse di quanto fosse forte il suo amore per quel ragazzo. -Harry, non puoi nemmeno immaginare quanto io possa amarti.
I suoi occhi verde smeraldo brillarono sotto la luce del sole e sul suo volto si formò un sorriso che fece tremare il cuore della ragazza. Era così bello e ogni giorno Grace si chiedeva come fosse stato possibile che tra tutte le ragazze, lui avesse scelto proprio lei. Harry era così dolce, intelligente e spiritoso. La sua non era una bellezza convenzionale e quando sorrideva, era come se il mondo intero si fermasse a guardarlo ma lei non era gelosa, perché sapeva che quello che c'era tra loro, era un legame diverso da tutti gli altri e non aveva paura di poter perdere quel ragazzo. Sapeva che in qualunque modo fossero andate le cose, lui sarebbe sempre rimasto suo e lei sarebbe sempre rimasta sua.-Perchè non parli? Sembra che tu abbia appena visto un fantasma.- le parole furono seguite da una risata. -Mi aspettavo un'accoglienza diversa, sai?
-Che ci fai qui? Chi ti ha fatto entrare?- Grace si affrettò nel fare domande a quello che un tempo era stato il suo ragazzo. -Oggi è il giorno delle visite, deduco.- disse successivamente riferendosi alla madre.
-Chi altro è venuto qui?- chiese Harry senza rispondere alla domande fattegli poco prima. Sul suo viso comparve una strana espressione ma Grace non ci fece molto caso, era ancora confusa dal perché lui fosse in quella stanza, di fronte al suo letto dopo che era scomparso da tempo, ormai. -Ehi, mi senti?- Harry sventolò una mano davanti al viso della ragazza. -Chi è venuto a farti visita, Grace?
-Mia madre. É venuta qui farfugliando le solite stupide parole che per me non hanno alcun senso. Dopo tutti questi mesi senza vederla né sentirla, non trovo ragione per cui dovrei ascoltarla quando mi promette cose che non farà mai.- il suo tono era molto alterato. Succedeva sempre così quando parlava della madre. -Harry, non hai risposto alla domanda che ti ho fatto prima. Cosa sei venuto a fare qui?
-Se te lo dico mi prometti che manterrai il segreto?- il ragazzo si avvicinò al letto di Grace sussurrando.
-Non faccio più promesse, soprattutto a te. Guarda che fine ho fatto.- alzò mani e piedi ancora bloccati al letto e gli rivolse uno sguardo carico di rabbia. -Parla o urlerò, e credimi, non ti conviene, ci mettono un attimo ad arrivare.
-Gracie, ti prego...- i suoi occhi verde smeraldo la fissarono intensamente e qualcosa smosse la ragazza nel profondo. -Non posso dirti niente se non mi prometti che rimarrai zitta.
-Non chiamarmi in quel modo, lo facevi quando stavamo insieme e ora le cose sono cambiate completamente.- disse acidamente. -Harry, te l'ho detto, non mi fido più di te.
-D'accordo, allora andrò via. Se non hai fiducia in me, è inutile rimanere qui a perdere tempo quando potrei fare molte altre cose.- il ragazzo si allontanò dal letto e si diresse verso la porta. Quando mise la mano sulla maniglia per uscire, Grace pensò che forse averlo lì era un segno del destino, forse le cose stavano per cambiare, per tornare come una volta.
-Aspetta!- esclamò provando ad alzarsi. -Aspetta, Harry. Se ti prometto di mantenere il segreto, tu mi aiuterai? Non voglio stare qui, non è posto per me.- Grace sospirò profondamente e guardò prima fuori dalla finestra e poi tornò sugli occhi di lui. -Lì fuori c'è un mondo che mi aspetta e io non vedo l'ora di poter assaporare di nuovo il profumo della libertà.
Lui fece una leggera risatina e tornò verso la ragazza. -Grace, secondo te per quale motivo sono qui?- lei lo guardò confusa. -Sono tornato per te, te l'avevo promesso.- a quelle parole il viso della ragazza si illuminò, carico di speranza, come se l'odio nei suoi confronti, maturato durante tutto il tempo in cui erano stati distanti, non esistesse più. -Dovevo far passare del tempo e destare ogni sospetto che la polizia aveva verso me. Non potevo farmi vedere in carcere o alle udienze, nessuno doveva sapere che eri importante per me ed è per questo che sono scomparso del tutto. Sono andato via da qui e per un periodo mi sono trasferito a Washington da un amico. Non appena ho saputo che eri stata trasferita in questo ospedale, ho approfittato della vicinanza e sono venuto qui da te.- raccontò Harry sedendosi vicino al letto di Grace. -Ma prima di poterti venire a trovare, dovevo escogitare qualcosa che mi avrebbe permesso di starti vicino il più possibile e di poter interagire con te senza che nessuno facesse troppe domande o si facesse idee sbagliate e così ho avuto un'illuminazione! Ho pensato che l'unico modo per starti vicino era entrare qui come psichiatra, d'altronde ho conseguito la laurea da un anno. A quel punto era fatta, insomma, chi vorrebbe lavorare in un ospedale psichiatrico? Si corre il rischio di diventare folli, soprattutto qui al St. Joseph, dove la gente più che sperare di essere assunta, cerca di fuggire. L'unico problema è che non mi hanno voluto affidare il tuo di caso, perciò tu avrai un altro dottore, io verrò qui ogni tanto a darti un'occhiata e nel giro di qualche mese, sarai fuori da questo maledetto posto. Niente andrà storto se mi prometterai che non dirai niente a nessuno.- gli occhi di lei lo fissavano nel tentativo di elaborare tutto quello che era appena successo. Le sembrava impossibile che Harry fosse davvero lì, pronto a rischiare tutto pur di salvarla da quell'inferno. -Grace, tu non hai fatto nulla di male, non è stata colpa tua e io ti aiuterò a dimostrarlo. Devi solo avere fiducia e pazienza e anche tu potrai tornare a guardare il mare senza trovarti delle sbarre davanti.
-Me lo prometti? Voglio sapere solo questo. Se mi prometterai di riuscirci davvero, allora ti darò la mia parola.
-Te lo prometto Grace, uscirai di qui.- le parole di Harry risuonarono nella mente di Grace per qualche minuto, durante il quale la stanza ripiombò nel silenzio che c'era prima che il ragazzo entrasse.
-Come faremo?- chiese lei. -Come faremo con la gente? Anche se adesso non siamo a Bend, niente impedirà alla gente di venire a sapere chi sei, o addirittura di sapere che un tempo stavamo insieme.
-Sta tranquilla, nessuno sospetterà nulla, ci ho già pensato io. Tu devi solo preoccuparti di fare la tua parte.- rispose Harry con totale sicurezza.
-D'accordo, allora quella che ti faccio è una promessa. Dalla mia bocca non uscirà una parola su di te o sulla tua visita. Io non ti conosco e non ti ho mai visto e se qualcuno dovesse chiedermi di te e di quando stavamo insieme, negherò tutto. Noi non ci siamo mai conosciuti.- nel sentire quelle parole, Harry si sentì decisamente più leggero, come se un macigno che prima gli impediva di respirare, fosse appena stato distrutto.
-Grace, voglio che tu sappia che non ho mai smesso di pensare a te nemmeno per un istante. Saperti in questo posto e sentirmi impotente mi ha distrutto per la maggior parte del tempo. L'unica cosa che mi ha dato una mano ad andare avanti era il continuo pensare a te e a quanto sarebbe stato bello poterti vedere di nuovo, poterti tenere fra le mie braccia e ancora una volta. Io ti amo Grace e non ho mai smesso di farlo.
La ragazza rimase stupita da quelle parole e anche molto confusa. Non poteva lasciarsi andare, doveva tenere duro o avrebbe commesso lo stesso errore di qualche mese prima. Tirò un sospiro e si voltò verso il mare. -A piccoli passi, Harry, a piccoli passi.La luce del sole entrava dalla piccola finestra della stanza. Grace era abituata, non le dava granché fastidio. Quando sua sorella Maddie era più piccola dormivano nella stessa camera e lei non riusciva a chiudere occhio se non aveva almeno una lucina accesa, perciò, con il passare del tempo Grace non ci faceva quasi più caso. In quel momento era talmente stanca che avrebbe dormito persino con una lampada puntata in faccia. La notte precedente lei e Harry avevano parlato molto, sia del loro passato, che del loro futuro. Grace non era ancora del tutto certa se potersi fidare o meno del ragazzo, ma sapeva di amarlo ancora, nonostante tutto, solo che preferiva tenerlo per sé, perché se gli avesse fatto capire qualcosa lui ne avrebbe approfittato per manipolarla come meglio credeva. Non sapeva se credere o meno a tutto quello che Harry le aveva raccontato, ma aveva deciso di promettergli di tenere la bocca chiusa perché voleva scoprire cosa avesse in mente quel ragazzo tanto bello quanto calcolatore.
-È ora di alzarsi.- con tono rude Ethan entrò nella stanza di Grace sbattendo la porta. -Devi prendere le pillole ed io aspetterò qui con te.- le porse un piccolo contenitore di plastica dentro al quale vi erano due compresse. Grace lo guardò di traverso e poi scosse le mani.
-A meno che non mi spunti un terzo braccio, non credo di poterle prendere.- Ethan posò il bicchierino sulla scrivania accanto al letto e le slacciò un braccio. -Fai sul serio? Cosa sono, un animale in gabbia? È da ieri che mi tenete incatenata a questo letto, non ce la faccio più, dovrei anche andare in bagno.
-Prima prendi queste, poi potrai andare al bagno e quando avrai fatto, deciderò se rimetterti queste- disse indicando le fasce -o lasciarti tranquilla per un po'.- Ethan si divertiva ad essere così stronzo e Grace era sicura che quell'uomo amasse fare quel lavoro, gli dava un certo potere e lui sembrava gradire questa cosa. La ragazza prese il bicchierino dalla scrivania e ingoiò le pillole.
-Contento?- aprì la bocca per far notare all'infermiere che non le aveva nascoste sotto la lingua come aveva fatto le altre volte. Quando Ethan fece cenno di sì con la testa, la ragazza richiuse la bocca. -Ora puoi togliermi queste cose?- l'uomo la guardò e lei fece lo stesso. Non le faceva paura, aveva incontrato gente più terrificante. Lui era solo un fallito che si divertiva a torturare gente impotente di reagire.
-Sarei tentato a lasciarti lì e fartela fare a letto. Fra qualche ora dovrai fare la doccia e sarai di nuovo pulita, d'altronde te lo meriteresti di sguazzare nei tuoi bisogni, ma oggi sei fortunata- ammise Ethan -perchè fra circa un'ora verrà il medico a visitarti.- liberò mani e piedi della ragazza e si rimise in piedi.
-Che inaspettato gesto di gentilezza.- Grace massaggiò i polsi sui quali erano ben evidenti i segni provocati dalle fasce troppo strette. -Le mie povere caviglie.- massaggiò anche quelle prima di infilarsi un paio di ciabatte vecchie e logore e avviarsi verso il bagno accompagnata dall'infermiere.Quando Grace rientrò in stanza, si rimise sotto le coperte e cominciò a pensare a quanto fosse difficile stare rinchiusi in quel posto. Non aveva niente da leggere o qualcuno con cui poter parlare, sempre reclusa fra quelle quattro mura. Avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di ammazzare il tempo, persino pitturare tutte e quattro le pareti ormai piene di muffa. In più, odiava il fatto che non ci fossero specchi in quel posto. Era da tempo che non si sistemava, e ogni giorno pensava a quanto dovesse essere brutto il suo aspetto; ai suoi capelli biondi tutti arruffati, gli occhi senza un tocco di colore, le unghie tutte rovinate. Avrebbe dato qualsiasi cosa pur di potersi pettinare anche solo per una volta quella massa informe che si ritrovava in testa. Le mancava la sua casa, la sua stanza e la toletta dove ogni mattina si sedeva per sistemarsi e prepararsi per una nuova giornata. Le mancavano tutti i suoi vestiti puliti e caldi e le sue scarpe belle quanto dannatamente scomode. A Grace era sempre piaciuto viaggiare verso il confine tra Oregon e lo stato di Washington, Bend non era esattamente il suo ideale di città in cui vivere, ma in quel caso, avrebbe preferito di gran lunga la sua tranquilla cittadine, perché se trovarsi vicino la capitale voleva significare rimanere rinchiusi in un ospedale psichiatrico, tornare nella sua noiosa Bend era ciò che di più bello potesse accaderle in quel momento.
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Buonasera :) sto letteralmente morendo dal sonno, ma avevo il necessario bisogno di aggiornare. Probabilmente ci saranno errori ma ora come ora non sono in grado di intendere e volere, quindi, sistemerò tutto domani mattina. Spero che il capitolo vi sia piaciuto e vi aspetto al prossimo xx
Ps: fatemi sapere cosa ne pensate se vi va, sono aperta a tutti i tipi di consigli e o critiche. Vi auguro una buona notte e un buon weekend 😘
-Vals💕
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Doctor Who? ~H.S.
FanficI capelli biondi di Grace erano mossi dal vento mentre si trovava davanti al cadavere del ragazzo. La presa sulla pistola non era più forte come qualche istante prima, adesso la teneva lungo la gamba. Ogni centimetro del suo corpo tremava mentre rip...