C h a p t e r 3: Welcome to Portland

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Welcome to portland


Il viaggio era durato un'eternità per Lya, e a renderlo più insopportabile, oltre la scomodità del volo, furono le sue sorelle con i loro continui battibecchi. Gli mancava veramente poco per perdere la pazienza. Erano state le tredici ore più stressanti ed eterne della sua vita. Erano sbarcate a Seattle, poiché Jene dovette prendere il resto delle sue cose dall'appartamento che affittava nella periferia della città, inclusa la sua macchina con la cui si misero in marcia per raggiungere Portland. 

Il tragitto tra le due città era di circa tre ore ed era passata solamente un'ora da quando si erano rimessi in marcia, e Lya non fece altro che pensare a sua nonna, sua zia ed Henry. Salutarli per l'ultima volta prima di salire sull'aereo, rendeva quel momento concreto, reale. Ciò che stava accadendo, non era un brutto sogno dal quale lei sperava di risvegliarsi.

Sarebbero stati bene senza di lei? O meglio, lei sarebbe stata bene senza di loro?
Ma quello non era il suo unico pensiero, c'era un'altra persona a cui stava pensando. Diana, sua madre. Ripensò all'ultima volta che la vide e a come avessero litigato, d'allora era passato all'incirca più di un anno e mezzo. Un anno e mezzo di cui sapeva poco o niente di lei. L'unica cosa di cui era a conoscenza fu, che i suoi genitori annullarono le pratiche per il divorzio e ritornarono insieme. 

Quell'ultimo ricordo di sua madre le creava sempre così tanto dolore, cercava di capirla, ma Lya sapeva che quello che poteva offrire non era sufficiente per Diana. Non dopo la morte di Mike. Lya scacciò immediatamente quei ricordi dalla sua mente, non volle ricordare niente che riguardasse lui.

Ritornando alla realtà Lya notò l'ambiente nell'auto al quanto sereno e spensierato, le ragazze scherzavano e ascoltavano la musica a tutto volume, immediatamente le si formò un leggero sorriso sul volto, le mancavano quei momenti con la sua famiglia. Rise quando Gwen iniziò a cantare e cercò raggiungere l'acuto, cosa che non le riuscì per niente.

«Avanti Ly! Amor prohibido murmuran por las calles» la incoraggiò Gwen passandogli il telefono usato come microfono. Lya amava con tutta se stessa quella canzone e l'artista che la cantava, prese il "microfono" senza farselo ripetere due volte «Porque somos de distintas sociedades, Amor prohibido nos dice todo el mundo, El dinero no importa en ti y en mí, ni en el corazón, Oh-oh, baby» cantarono all'unisono le quattro sorelle.

Dopo una lunga sessione di canto con voci, non al quanto affinate, Gwen e Sylvie si addormentarono, mentre Jene senza staccare occhi dalla strada e con le mani ben impugnate al volante continuava dando il meglio di sé cantando ogni singola canzone passasse dalla sua playlist.

Lya nel frattempo guardava il finestrino, anche lei canticchiando. Non riusciva proprio a prendere sonno. «Se va tutto bene arriveremo a casa per l'ora di pranzo» comunicò Jene, ma notando lo sguardo assente di Lya si preoccupò «Va tutto bene, Ly?» le domandò Jane, guardandola dallo specchietto, Lya era talmente concentrata sul panorama che venne colta alla sprovvista. «Sono solo un po' stanca per il viaggio...ho solo un po' di fame» rispose passandosi una mano sulla pancia che brontolava.

Sul volto di Jane si creò un sorriso malizioso, e Lya capì subito a cosa stesse pensando. La ragazza si fermò alla prima stazione di servizio che capitò. Scesero dalla macchina e Jane entrò rapidamente, Lya nel frattempo si sedette sul marciapiede aspettando la sorella. Jene non ci mise molto e le porse vari snack, al quanto appetibili, lasciandone un po' da parte anche per Gwen e Sylvie.

Ci fu qualche minuto di silenzio, dove nessuna delle due ragazze proferì parola, ma la quiete non durò molto. «Sai...la mamma» mormorò Jene prima di voltarsi verso la sorella. «È da quasi un anno che sta meglio, sembra quella di un tempo...» aggiunse. Lya assentì col capo ma non proferì parola. Jane capiva il suo silenzio, ma al contempo voleva che si confidasse con lei, che scoprisse le sue ferite, così da poterla comprendere meglio, o almeno provarci.

Lya agli occhi di Jane, appariva come un rompicapo complesso. Come un mondo tutto a sé. Quando la rivide dopo anni a casa di Nora, il suo respiro si mozzò, come alle altre due sorelle, l'incredibile somiglianza con sua nonna era sbalorditivo. Solo pochi tratti fisici cambiavano tra le due: gli occhi di sua nonna erano castani tendenti al verde, al contrario di quelli di Lya, che erano di un marrone profondo; la carnagione di sua nonna era bianca, quella di Lya invece era leggermente olivastra. Solo per quelle due caratteristiche che Jane si ricordò che quella che stava vedendo non era sua nonna Amelya, ma bensì Lya.

Prese il pacchetto di sigarette che aveva appena comprato dalla tasca della sua felpa e ne estrasse una, e prima di rimetterlo dov'era ne porse una a Lya. La ragazza accigliò gli occhi, non capendo quel gesto così repentino.
«So che fumi, Lya. Prendine una.» affermò passandogli il pacchetto e l'accendino. Lya lo prese e se ne accese una. «Sono contenta che stia meglio, lo sono veramente» disse Lya buttando il fumo dai suoi polmoni e prese un altro tiro dalla sua sigaretta.

«Penso che appena ti vedrà gli verrà un infarto, con questi piercing, per non parlare dei tuoi capelli» commentò Jane prendendo una ciocca color porpora «ma sei bellissima comunque.»
Dopo qualche minuto, dove le due sorelle scherzarono e osservarono le altre due dormire in posizioni al quanto strane si rimisero in cammino, mancava ancora un'ora e mezza per Portland; Lya di conseguenza decise anche lei di schiacciare un pisolino prima di raggiungere la destinazione.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 24, 2022 ⏰

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