1•Un bicchiere di vetro tra borchie di diamante

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Perché non la smette di fissarti? Ti sta fissando veramente? Sì, accidenti sta proprio scrutando nella tua direzione. Senti il suo sguardo attento, curioso e forse anche critico, lo senti fisicamente e si traduce in un calore atroce. Con nervosi movimenti volti la testa in ogni direzione, pur di spostare l'attenzione da quell'irritante signore dall'aria severa. La temperatura cala e con quella anche l'ansia. Osservando fuori dal finestrino, noti particolari mai osservati prima, nonostante il monotono viaggio quotidiano sul solito autobus. Le immagini scorrono senza che neanche te ne renda conto. Questa routine mattutina ti tranquillizza, è come se ti addormentassi e senti la tua passività. Odi la passività (in fondo non sarebbe così stupendo dipendere da azioni altrui), ma sentirti passiva, in qualche modo, ti rende di nuovo una bambina, ignara del mondo, dei problemi, semplice, adorabile ed innocente. Cuffie nelle orecchie, la musica poi ti ha rapita, eliminando ogni contatto con la realtà, aiutata dell'irregolare movimento del mezzo. Mezzo non certo vuoto, e la realtà, incredibile ma vero, continua ad andare avanti, con o senza di te. Perciò, alle secche parole "Scusi, scende alla prossima?", sei costretta a tornare ad essa. La mente si svuota, analizzi con una frenetica "calma" ogni elemento del quesito posto. Ti volti per conoscere l'emittente di tale messaggio e dopo il breve shock iniziale scatenato dall'aspetto di questo (è una donna, te la immaginavi più asciutta e giovane), cominci a ragionare: la signora ti ha chiesto se scendi alla prossima fermata, ha un'espressione scocciata, perciò sarà di fretta, ok, meglio non indugiare oltre, ma... Cosa rispondere? La mente si svuota ed ecco nuovamente quella sensazione di calore salire alla testa, potresti scommettere di avere le gote arrossate, ma sai che non è così, o meglio lo sapresti, se sapessi di avere una testa. Ragiona velocemente... Ecco, oh mamma, adesso sì che sembra davvero impaziente! Forse dovresti lasciarla passare e basta, ma non rispondere ad una domanda non è molto educato. Concentrati. Anzitutto dov'è la prossima fermata? Dovrebbe essere vicino al macellaio. Te devi andare là? No. Bene. Il gioco è fatto, ora devi solo dirlo: - No, prego, può passare.- non devi neanche cercare il tono più cortese, quello ti viene naturale. Con un passo veloce ti allontani dalla tua postazione davanti alla porta. Con un sorriso cordiale la signora: - La ringrazio-.
Forse, dopotutto, non era tanto minacciosa. Almeno non tanto quanto quelle ragazzine. Cosa avranno da ridere tanto? Un moto di vergogna si impossessa delle tue emozioni. Eppure è chiaro come l'acqua che ridono per i fatti propri. Non ti piace quando la gente ride, mentre ami veder sorridere la gente, che è cosa ben diversa. Di solito le persone ridono per fatti non molto carini altrui, il che è sinonimo di disagio per una persona, ovvero una persona sta soffrendo. Eppure sei consapevole del fatto che ridere sia inevitabile, non che la cosa ti dispiaccia in prima persona, in fondo sei la prima che ride come un'oca (neanche quest'azione però ti fa granché piacere, è quasi involontaria e fonte spesso di grande imbarazzo).
Fai attenzione però ora che ti sei immersa nuovamente in una realtà alterata da un ritmo rockeggiante: tra ben due fermate devi scendere, è meglio che ti prepari.
Con "nonchalance" (in realtà stai proprio pensando "devo apparire disinvolta e distaccata, quasi annoiata", non sai neppure perché) ti dirigi verso l'uscita, ma nel farlo hai prestato un piede ad una persona: - Scusi, le buone maniere?-. L'unica cosa che esce dalla tua bocca (forse in realtà un suono totalmente atono) è un "vaffanculo". Non volevi dirlo, non era la parola che cercavi, che probabilmente suonava più come un "mi scusi" o "mi perdoni", ma un automatismo di difesa, piuttosto ricorrente, incoraggiato dalle altre mille azioni in corso (respirare, sbattere le palpebre, muovere un arto inferiore in direzione del marciapiede, lasciando il secondo sull'autobus, tenere d'occhio le porte che non si chiudessero, eventualmente, tenerle aperte, quindi allagare le braccia urlando "permesso" e infine spostare anche l'altra gamba di fianco alla prima. In due parole? Sei scesa).

 In due parole? Sei scesa)

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⏰ Ultimo aggiornamento: Nov 19, 2016 ⏰

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