CAPITOLO 2

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Era passato un altro giorno. Di suo fratello gemello ancora nulla, Eris sbuffò e andò in camera sua. Mise un lungo abito di seta che le copriva la parte superiore del corpo, lasciando scoperta la sua pancia e le fasciava i fianchi, l'abito toccava terra e si intonava con i suoi occhi scuri.
Tornò in nella stanza principale, quando si bloccò. Il suo cuore iniziò a battere velocemente, la mente si offuscò. Seduto, su una sedia, un ragazzo dai capelli corvino e lo sguardo assente, sedeva in mobile. Se non fosse per il battito delle ciglia, poteva essere scambiato per una salma -Ares- La donna fece qualche passo incerto verso di lui. Era passato tanto tempo, dall'ultima volta che l'aveva visto, ma l'uomo era rimasto di una bellezza sublime. -Eris- mormorò l'uomo, accennando un sorriso -ti trovo in forma- si alzò, ma non si allontanò dalla sedia. -È tutto quello che sai dire?- chiese con amarezza la donna. L'aveva aspettato, l'aveva sognato. Averlo li, le sembrava un sogno. Ma non dimenticava. Non dimenticava come si era comportato il gemello, prima del suo esilio dall'olimpo. -mi sei mancata- mormorò il ragazzo, sembrava un bambino. Un bambino insicuro, lo stesso bambino che da piccolo piangeva quando la sorella lo picchiava. -anche tu- disse a fatica Eris. Non era solita a mostrare i suoi sentimenti, i sentimenti erano per gli umani. Lei era una dea.
Una dea temuta e forte. Ares fece qualche passo verso di lei e in un gesto veloce la cinse in un abbraccio, rimasero zitti per tutto il tempo. Eris si godette quelle braccia forti, le era mancato il suo profumo, il suo corpo, il suo caldo respiro. I loro cuori iniziarono a battere all'unisono. I loro corpi aderivano perfettamente l'uno all'altro. Le era mancata quella sensazione di sicurazza che lui le trasmetteva. Non voleva più perderlo, nessun giorno senza Ares era lo stesso. la donna si staccò da quell'abbraccio e guardò l'uomo -Ares io..- non poté finire la frase, un rumore attirò la loro attenzione -Himeros, fuori da qui!- urlò come una pazza Eris, mentre prendeva il suo pugnale, alzandolo in cielo. Himeros scoppiò a ridere, mentre cercava di cogliere i cocci del vaso che aveva rotto atterrando in casa -Eris, pazza come sempre- disse sorridendo, per poi guardare Ares che bloccava il braccio con il pugnale si eris. -Ares, mamma si arrabbierebbe, se sapesse che sei venuto a trovare Eris- disse guardando ogni centimetro della stanza, senza preoccuparsi dello sguardo omicida di Eris. -infatti tua madre non lo saprà, non trovi himeros?- chiese Ares, sorridendo appena -non ci guadagnerei nulla. Solo mentire a mia madre- disse sorridendo il ragazzino, mentre si guardava le piume delle sue ali. Ares alzò gli occhi e guardò Eris con la coda dell'occhio. Vedeva la sua delusione, era afflitta. Sofferente. Odiava vederla così, allungò il braccio verso di lei, ma quest'ultima si mosse bruscamente, allontanandosi -Mi spiace- commentò Ares, vedendola così vuota. -ognuno avrà ciò che si merita- disse Eris, con uno strano ghigno in viso, un ghigno sadico. -Himeros, saluta Afrodite da parte mia. Anche se sono convinta, ci vedremo presto.- detto ciò, la donna lanciò un ultimo sguardo ad Ares e tornò nella sua camera da letto, chiudendosi dentro, lasciando che il dolore invadesse il suo corpo.
Ares guardò himeros e lo prese per un orecchio, trascinandolo fuori dalla porta -Se mi seguirai ancora, ti troverai una freccia su per il sedere- disse con uno sguardo omicida. Himeros sorrise e si liberò dalla sua presa, volando più lontano. -però mi devi prendere prima. Ares-

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