2. Hey cane, a cuccia!

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Aprii gli occhi di scatto ed afferrai al volo il misterioso oggetto in caduta libera verso la mia faccia, prima che potesse colpirmi.
Solo in quel momento mi accorsi che dovevo essermi addormentata e che era già mattina, ma in contemporanea mi ritrovai ad interrogarmi su cosa fosse lo strano oggetto che avevo tra le mani.
Ci misi qualche secondo a capire che si trattava di uno strano portachiavi a forma di pipistrello, attaccato alla chiave di una Volkswagen.

Alzai lo sguardo verso la porta e sorrisi ad Alan, che, appoggiato allo stipite, mi osservava divertito.
"Sai, mi chiedo ancora come fai ad essere così cosciente di ciò che ti sta succedendo intorno anche mentre dormi. Tutti questi anni e ancora non riesco a spiegarmelo" mi disse, facendo scrocchiare le dita delle mani, un vizio che aveva da quando lo avevo conosciuto.

"Buongiorno anche a te - risi, alzandomi di scatto per andargli incontro - Un pipistrello, sei serio? Neanche ci trasformassimo".
"È quello che ho trovato fuori da Schellsburg - fece spallucce - Facciamo colazione?" mi chiese.
"Non dirmi che sei andato fino a Bedford a piedi? - mi feci seria - Ti avevo detto di stargli lontano!".

"Dai non ti lamentare, hai la tua macchina no? E poi non mi ha visto nessuno, quindi rilassati" minimizzò la cosa.
Il suo atteggiamento mi fece stringere i denti per il nervoso: odiavo quando faceva lo sbruffone incurante del pericolo, sembrava quasi non comprendere i problemi che avremmo dovuto affrontare se ci avessero trovati.

Ormai sapevano che viaggiavamo insieme, quindi gli sarebbe bastato individuare lui, per trovare anche me, ma si ostinava a non capirlo, comportandosi da sconsiderato e imprudente.

Sbuffando scesi al piano di sotto, con lui al seguito e mi diressi in cucina, aprendo immediatamente il frigorifero.
"Dobbiamo fare scorta - sospirai - Potevi farlo stanotte" gli rifilai un'occhiataccia.
"Dai, andare a caccia è più emozionante" sorrise maliziosamente, continuando a sminuire la gravità delle sue azioni.
"Perché non capisci che in queste circostanze non dobbiamo attirare l'attenzione?" alzai la voce ringhiando.
"Ti aspetto fuori" mi ignorò, dirigendosi alla porta, consapevole del fatto che mi avrebbe fatta arrabbiare.
Usando la mia velocità lo superai, sbarrandogli la strada.
"Solo coniglietti e scoiattoli Al. Non possiamo permetterci di lasciare carcasse di grosse dimensioni in giro." gli ripetei per l'ennesima volta, prima di uscire ed iniziare a correre senza neanche aspettarlo.

Tre lepri e due procioni dopo, mi ritrovai in macchina, a guidare verso scuola, carica di potere e probabilmente un po' troppo instabile, ma abbastanza controllata per resistere alla tentazione di azzannare qualcuno.
O almeno, non lo avrei fatto per sete.

Essere carica di sangue mi rendeva una persona molto nervosa e suscettibile, ma per l'ansia del primo giorno di scuola mi ero lasciata troppo andare, imprudentemente.
Dannazione, mi sentivo come ubriaca.

Superato il fiume che portava al villaggio del branco rischiai di sbandare ed investire una donna che mi lanciò un'occhiataccia, lasciando tingere i suoi occhi del colore ambrato tipico dei licantropi.
Strinsi i denti e continuai per la mia strada, fino a raggiungere l'istituto ed infilarmi nel primo parcheggio libero disponibile.

"Puoi farcela, sono solo ragazzini." mi dissi, prima di togliere svogliatamente le chiavi dal blocchetto di accensione, infilarle in tasca e scendere.

No, non ce l'avrei fatta.

Dannazione: tutti gli occhi erano fissi su di me, tanto che arrivai a chiedermi se non mi fosse spuntata magicamente una seconda testa.

Ed io che non volevo attirare l'attenzione.

Improvvisamente la mia camminata tranquilla, verso l'entrata, venne interrotta da quattro individui dalle spalle larghe, che, a quanto pareva, quel giorno non avevano altro da fare, se non rovinarmi la giornata.

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