1. Io? Andrò a scuola

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Dopo che ebbi attraversato il portale per scappare, mi ritrovai in una foresta speculare a quella che conoscevo... eppure riuscivo a sentirne nettamente la differenza: ero sola.
Fu allora che mi concessi di cadere sulle ginocchia ed urlare.

Avevo appena perso i miei genitori, le uniche persone che c'erano sempre state per me ed era solo colpa mia.
Ci volle del tempo prima che riuscissi a perdonarmi, almeno in parte, per ciò che era successo, ma la cosa che mi ripetei in quel momento era di non rendere la loro morte vana: dovevo scappare.

Mi rifugiai in Scozia.
È facile viaggiare passando inosservata, se hai il potere di controllare e leggere la mente degli individui che incontri e fu così che continuai a spostarmi.
Nel mio viaggio mi infiltrai tra diversi gruppi di persone come me... Almeno in parte.

Ad Edimburgo conobbi un gruppo di vampiri che aveva scelto il mondo umano, per via della facilità con cui potevano trovare le prede che più preferivano, voi.
Passai con loro qualche anno, stando attenta a non svelare mai la mia altra natura.
Nutrirmi di sangue umano era strano, ma piacevole: nonostante fossi in grado controllare la mia temperatura corporea e di aumentarla come quella di un normale licantropo, ero costretta a tenerne una glaciale come i non morti, in modo da poter rallentare i battiti del mio cuore a tal punto che sembrasse fermo e la cosa non mi riempiva di entusiasmo.

Per questo la vostra emoglobina mi creava assuefazione: era bello sentire, finalmente, qualcosa riscaldarmi dall'interno e scorrermi caldo nelle vene.
Inoltre, dopo la caccia, tutti i vampiri erano come ubriachi, non si rendevano pienamente conto di ciò che gli accadeva intorno e, di conseguenza, non si accorsero mai dell'organo nel mio petto che pompava furiosamente il sangue delle mie vittime, gonfiandosi di potere.

Là legai particolarmente con un ragazzo di ben centoquarantatre anni, l'ultimo arrivato, prima della sottoscritta.
Mi si presentò come Alan, ma conoscendolo meglio scoprii che in realtà, in principio, si chiamava Adam.
La cosa mi fece sentire meno sola, almeno non ero l'unica ad avere problemi con il proprio nome.

Ricordo ancora come andai nel panico quando mi chiesero come mi chiamavo e mi resi conto di non poter dire la verità.
Fu una sensazione orribile, ma riuscii comunque a sussurrare "Keira", in un modo abbastanza convincente da essere credibile.
Nonostante Al fosse diventato praticamente un fratello per me, non gli rivelai mai la verità sulle mie origini.

O almeno, non fino a quella notte: una tranquilla sera di giugno, in cui la Dark Side fece la sua comparsa.
Sterminarono tutti cercando di catturarmi, non ebbero pietà per nessuno.

Riuscii a salvare il mio amico per miracolo, facendogli scudo con il mio corpo e invocando, non so ancora come, i quattro elementi a costituire una barriera abbastanza resistente da permetterci di scappare.

Nonostante fossi riuscita a portarlo via, aveva una ferita troppo grave su un fianco che lo avrebbe ucciso a breve, se non avesse bevuto subito del sangue.

Quella notte scoprii che il controllo sugli elementi non era la mia unica, nuova, capacità: curai la sua ferita.
Ricordo ancora lo sforzo a cui mi sottoposi posando le mani nel suo sangue e passandogli parte della mia energia vitale per accelerare il suo processo di guarigione.
Fu sfiancante, ma dopo qualche istante mi ripresi e potemmo continuare la nostra fuga.

Dopo lo shock iniziale, Al mi accettò per quello che ero e mi seguì sempre, come fossimo una famiglia.

Con il tempo cambiammo le nostre abitudini alimentari: per il breve periodo in cui ci fermammo dal branco di licantropi Nubushi, lui si limitò a cibarsi di piccoli animali della foresta, mentre io assaporavo le normali pietanze che mi preparavano i lupi.

Andai a caccia poche volte, ma ogni tanto, a malincuore, fui costretta a farlo: la mia parte vampira non accettava repliche e continuava a rimpiangere il sangue umano, quindi dovevo assolutamente sedarla in qualche modo.

Avere tutte le doti di un licantropo senza la capacità di trasformarmi, però, ci costrinse ad andarcene ancor prima che ci trovassero: il branco iniziava a sospettare che avessi qualcosa di sbagliato, anche perché si era reso conto che ero molto amica di un vamipiro, cosa alquanto insolita per le nostre razze.

Nel cambiare di nuovo zona, mi consolai con l'idea di non essere stata la responsabile di un'ennesima strage.
Ero stanca di essere una parassita di comunità e sapevo che Alan la pensava come me, nonostante non lo dicesse ad alta voce, per questo avevo preso la decisione di tornare al mio luogo d'origine.
Insomma, perché mai avrei dovuto farlo?
Sarebbe stato stupido e scontato da parte mia, per questo sarebbe stato un piano perfetto: non mi avrebbero mai cercato lì.

Scesa dall'albero attraversai il portale segreto per l'Off Land e ripresi la mia corsa senza nessuna esitazione dirigendomi verso la mia casa, dove Al mi stava già aspettando.
Non mi fermai a guardare l'esterno, sarebbe stata una mossa da imprudente, ma una volta che ebbi chiuso la porta alle mie spalle mi soffermai ad osservarmi intorno e sentii la gola stringermisi per l'angoscia: tutto era esattamente come l'avevo lasciato.
Con l'aggiunta di polvere e ragnatele, certo, ma quelli non avevano alcuna importanza.
Era la mia casa.

In quel momento Alan scese giù dalle scale, ma si bloccò a metà, probabilmente vedendo la mia faccia.
"Hai bisogno di un minuto?" mi chiese premurosamente, ma io mi limitai a scuotere la testa e sussurrare uno "Sto bene", abbastanza strozzato.
Annuendo esitante alle mie parole, riprese la sua discesa e continuò ad esplorare le varie stanze.

Dopo poco lo raggiunsi.
"Alan devo parlarti - puntai i miei occhi nei suoi - I Brown sono un po' particolari rispetto agli altri branchi che abbiamo incontrato: per via di mio padre odiano tutti i vampiri, proprio non li tollerano e non ne accettano nel loro territorio, quindi ti prego, se vuoi restare, non superare mai quel confine, o cercheranno di ucciderti" gli dissi seria.

"D'accordo, ma... tu che farai?" mi squadrò, attento alle mie reazioni.

"Io? Andrò a scuola" risposi con non curanza.

Gli spiegai che, nonostante tutti i divieti che avevano dovuto infrangere ed i rischi che avevano dovuto correre, il fratello minore di mia mamma e la sua famiglia erano rimasti segretamente in contatto con me, aiutandomi quando la situazione si faceva più drammatica, e che avevano trasmesso la stessa abitudine ai figli, che avevano fatto lo stesso con i loro figli e così via.

Non erano Alpha, ma erano comunque figure che coprivano un ruolo di importanza nella società del branco: si occupavano dell'istruzione dei suoi membri.

Esatto, uno dei miei pro-pro-pro-pro-pro-pro-e non so quanti altri pro-nipoti era il preside della scuola della tribù.

Per facilitarci la cosa e rimuovere l'imbarazzo del fatto che io continuassi ad avere l'aspetto di una diciottenne, mentre lui ormai aveva trentacinque anni, lo chiamavo semplicemente Zio Will.

Lui mi avrebbe aiutata ad integrarmi e a nascondere il mio segreto, per evitare spiacevoli incidenti.

Inutile dire che a scuola nessuno avrebbe mai dovuto scoprire la mia natura da vampiro e che quindi, per passare inosservata, non ci sarei potuta arrivare correndo, ma che mi sarei dovuta procurare una macchina.

"Bene - Alan si grattò il mento con un'espressione pensierosa - quanto tempo abbiamo?".

"Fino a domani mattina" risi, prima di correre al piano di sopra con la mia incredibile velocità ed entrare nella mia camera.

Non aspettai una sua risposta, sapevo che al calare della notte avrebbe fatto in modo di recuperarmi un'auto, andando nell'Hunting Ground, dovevo solo aspettare.

Mi buttai sul letto ignorando la nuvola di polvere che si era sollevata al mio impatto con il materasso e sorrisi.
Era la volta buona, me lo sentivo.

Sarei riuscita, finalmente, a ricominciare.

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