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Il suo riflesso nello specchio mostrava una giovane donna, carina, anzi bella, con i lunghi capelli castani legati in una treccia che ricadeva sulla spalla.
Madison sembrava stesse per andare al patibolo.
Le feste di Juliette non erano brutte, anzi, solo che per una ragazza come lei, non si addicevano, le mancava l'aria.
La gonna bianco panna si apriva sotto i fianchi, mentre il top rosa di pizzo le dava l'aria di una bambolina.
Odiava sembrare una bambola.
Odiava essere così diversa da Juliette.
Ma sopratutto, odiava la sua mania di paragonarsi a quella ragazza: lei non era come lei, non voleva esserlo, eppure continuava a voler somigliarle.
Indossò le converse bianche, ed uscì di casa, proprio nel momento in cui Alice ed Elise suonarono il campanello.

« Non avevamo detto che ci saremo viste direttamente alla festa? »

Chiese Madison leggermente confusa.
Non aveva di certo intenzione di pedinare Lucas, non era più malata mentale, o perlomeno, non fino a quel punto.

« Si, ma Alice, molto intelligentemente, ha dimenticato il vestito che voleva indossare in camera tua. »

Madison cercò di trattenere una risata, il vestito in questione non era stato dimenticato, ma bensì preso il di proposito, dalla Hamilton.

« Entrate, sai dove si trova il vestito, immagino, Alice. »

Detto questo la biondina si fiondò nella stanza di Madison, mentre le due amiche si buttarono sul divano.
In men che non si dica, Elise cominciò a imprecare peggio di uno scaricatore di porto, suscitando un moto di risate da parte di Madison. Quella ragazza era nota per la sua finezza celestiale.
Dopo qualche minuto Alice riemerse dalla stanza, e tutte e tre insieme, uscirono di casa.
Il viaggio non fu movimentato, ma ciò solo perché era Alice a guidare. Infatti, ella aveva preso la patente qualche mese prima, così come anche Elise, ma probabilmente non era molto sicuro far guidare la castana, mentre era in piena crisi isterica.
Arrivate di fronte alla meravigliosa villa dei Cavendish, Madison prese un respiro profondo: avrebbe affrontato tutto ciò che le si sarebbe presentato a testa alta, sapendo che lei era importante per qualcuno, anche se non più per Lucas Evans.

❀ ❀ ❀

Erano quasi le undici quando Elise aveva ingerito il bicchiere di vodka che la fece vomitare. Madison, ovviamente le aveva tenuto i capelli indietro, come una vera amica faceva, ma di certo non si era immaginata di conoscere un ragazzo mentre aiutava la sua migliore amica a vomitare.
Matthew Smith la osservava con una vena curiosa negli occhi.
Madison non sapeva chi fosse quel ragazzo, e probabilmente lui non sapeva neanche chi fosse stata in bagno a vomitare per dieci minuti, mentre l'amica vestita come una barbie l'aiutava.
Ma come le era venuto in mente di mettersi quel dannato vestito bianco e rosa, lei che dentro era peggio di Satana, che amava il nero, che non aveva mai giocato con una barbie, se non per staccarle un arto, lei, che non provava più alcun sentimento per il genere umano.

« Come ti chiami? »

Gli occhi di Madison si posarono sul viso del ragazzo, ed un paio di occhi verdi la rapirono. Rimase così tanto tempo a fissarlo senza parlare, che probabilmente sarebbe riuscita a disegnare perfettamente il colore di quegli occhi.

« Ehm... Io sono Madison, Madison Hamilton. »

Un sorriso malizioso sopraggiunse sul volto del ragazzo, mentre si spostava i capelli dagli occhi. Avrebbe dovuto capire da quel momento, che non avrebbe portato altro che guai nella sua vita, quel ragazzo.
Ma l'umanità è stupida, frivola, troppo ferma all'apparenza per capire ciò che c'è davvero in una persona.

« Bel nome, Madison. Mi ricordi proprio mia sorella. »

La mente di Madison si fece mille domande, era una cosa positiva? Negativa? Sua sorella era bella? Simpatica? Non ne aveva la più pallida idea. Sapeva solamente che quel ragazzo le aveva mandato in pappa il cervello, più di quanto avesse mai fatto Lucas in sei mesi di relazione.

« Grazie... »

Madison arrossí violentemente.
Sembrava una ragazzina di tredici anni davanti al suo idolo, e non una giovane adulta, vicina alla maturità, che parla con un ragazzo.

« Questo è il mio numero, se ti va scrivimi. »
Matthew le prese il telefono, scrivendo il suo numero in rubrica, sotto il nome "Matthew quello figo della festa". Quando la ragazza vide il nome scoppiò in una risata, che contagiò anche Matthew.

« Sono riuscito a rompere il ghiaccio, menomale, era una situazione troppo imbarazzante. »

Madison si stava sbellicando dalle risate, non ce la faceva a respirare.

« Poco modesto mi dicono. »

Matthew non esitò a rispondere, lodando la brillante persona che era.

« E dimmi Madison, hai l'età di Juliette o di suo fratello? »

Ed ecco che tutto si frantumava.
Juliette era tornata alla riscossa nella sua vita, in una stupida conversazione.
Okay, magari non come le altre volte, ma era comunque oggetto di paragone.

« In realtà sono più piccola di Juliette, sono un anno avanti. Ho appena compiuto sedici anni. »

Matthew le sorrise, spostandosi nuovamente i capelli da davanti gli occhi.
Madison stava adorando quel suo modo di fare.

« Beh, in caso tu sia troppo ubriaca/fatta per ricordarti domani di scrivermi, penso sia il caso che tu mi dia il tuo numero. »

Quei tentativi di rimorchio erano così divertenti e concisi che Madison ci cascò in pieno. Prese il telefono del ragazzo e scrisse il suo numero, salvandosi “Madison Hamilton”.

« Io sono leggermente meno egocentrica di te caro “figo della festa”, o preferisci un altro epiteto? »

« Figo della festa va benissimo, Madison Hamilton, ma anche “bello da far paura”, o “sexy come pochi” sono accettati. »

Madison ridiede il telefono al ragazzo, che venne rapito da Alexander Cavendish, lasciandola da sola a sorridere come un'imbecille.
Non aveva pensato mai a Lucas, neanche una volta.
Quando uscì fuori trovò Alice ed Elise ad aspettarla, ed insieme a loro un ragazzo che conosceva bene. James Evans, fratello di Lucas, si ergeva accanto ad Elise, tenendola per un fianco.

« Vedi chi c'è, James Evans, a cosa dobbiamo questo onore? »

Il rapporto tra lei e James non era mai stato dei migliori, era una simpatia odiata, leggermente ambigua come cosa.

« Hamilton, sei proprio una cattiva ragazza, hai lasciato da sola la tua amica, che sarebbe potuta essere stuprata senza sentire nulla. »

Elise si dimenò per l'ultimo commento fatto dal moro, ma essendo senza forza, non ottenne il risultato sperato.

« Beh la cattiva ragazza le ha ficcato due dita in gola mentre tutti gli altri ballavano e si divertivano, ed ora la riporta a casa. Ci si rivede Evans. »

Detto questo, le tre ragazze salirono in macchina, dritte verso casa Hamilton.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Nov 20, 2016 ⏰

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