- Allison. - Il padre la chiamava quasi in un sussurro nel tentativo di svegliarla.
- Allison, dobbiamo andare. - Continuò con un tono più deciso. Si sentiva comunque la tristezza nella sua voce.
La ragazza aprì lentamente gli occhi. Sperò con tutta sé stessa che ciò che le stava accadendo fosse frutto solo di un brutto e lungo incubo, ma quando vide lo sguardo abbattuto del padre comprese che non era affatto uno scherzo.
Si alzò dal letto con un nodo allo stomaco.
Quel giorno si sarebbe celebrato il funerale di sua madre.
Una volta recata in bagno, si lavò la faccia e si guardò allo specchio. Non aveva per niente una bella cera: due grosse borse nere prendevano posto sotto gli occhi, segno della notte trascorsa a guardare il soffitto.
Erano passati pochi giorni dalla scomparsa di Kate e alla ragazza era sempre più difficile cercare di andare avanti.
- Mi manchi mamma... - sussurrò continuando a guardarsi allo specchio.
- Mi mancano le nostre chiaccherate al mattino. -
Un sorriso triste le si allargò sul volto mentre alla mente tornarono quelle immagini.- Pronta per la scuola? -
Le chiese Kate con un sorriso.
- Sì, anche se sono un po' in ansia. - Rispose Allison.
Era il primo giorno di scuola del terzo anno.
- Vedrai che andrà bene. Infondo sei sopravvissuta fino al secondo anno. Chissà se poi non avrai in classe qualche ragazzo carino... -
Kate la guardò con un sorrisetto divertito mentre la ragazzina arrossiva a quell'esclamazione.
- Dai mamma, finiscila! -
La donna scoppiò in una sonora risata prima di abbracciare la figlia e stamparle un bacio sulla testa.
- Non devi affatto vergognarti. Sei bellissima amore mio e oggi andrà benissimo come sempre. -
Le sorrise dolcemente e la figlia non riuscì a non ricambiare quel sorriso.
- Ti voglio bene. -
- Anch' io amore mio. -- Allison tutto bene? -
Una voce proveniente dal corridoio la distolse dai suoi pensieri. La ragazza si riguardò allo specchio. Non se n'era nemmeno accorta delle lacrime calde che le scorrevano lungo le guance.
- Sì, papà sto bene. - tentò di dimenticare il macigno allo stomaco e di sembrare il più naturale possibile ma la voce la tradì tremando appena alle ultime parole.
- Sicura? Posso entrare? - il padre sembrò accorgersene. Allison poté notare quella sfumatura di dolcezza nella sua voce e non riuscì ad impedirglielo. Si asciugó in fretta le guance con le maniche del pigiama mentre la porta del bagno si apriva lentamente mostrando la figura alta e robusta dell'uomo.
Il padre la guardava in viso con tristezza prima di appoggiarle una mano sulla guancia e accarezzargliela con il pollice.
- Come stai? - Le chiese. Allison rispose con un alzata di spalle. Aveva lo sguardo fisso a terra. Si sforzava di non piangere. Odiava mostrarsi in quelle condizioni, soprattutto davanti a suo padre.
- Sù, vieni qui. - Senza avere una vera e propria risposta l'uomo la strinsé forte a sé. Era un abbraccio caldo, vero. Allison non poté non ricambiare quella stretta mentre le lacrime che tanto cercava di trattenere iniziarono silenziosamente a rigarle il viso.
- Vedrai che ce la faremo. Siamo forti, sei forte... proprio come lei. -
Quelle lacrime in pochi secondi, si trasformarono in un pianto disperato, quasi in singhiozzi.Pochi minuti dopo i due salirono in auto. Era stato un tragitto breve, ma il silenzio che regnava lo fece apparire troppo lungo.
Arrivarono in ospedale. Come tradizione, prima di celebrare la messa, i parenti più stretti avrebbero avuto il diritto di dare un ultimo saluto.
Si avvicinarono a passi lenti al corpo. La ragazza aveva già gli occhi che le bruciavano nel tentativo di trattenere ancora una volta le lacrime.
Ad Allison, per quanto conoscesse le vere condizioni della madre, sembrava dormisse. La donna aveva il volto pallido e le labbra piegate in un leggero sorriso mentre il corpo era del tutto immobile disteso all'interno della bara. Nonostante l'incidente, non mostrava alcuna ferita o livido. Era bellissima e terrificante al tempo stesso. Avevano fatto un ottimo lavoro i truccatori non fece a meno di pensare la ragazza. La speranza che la madre si potesse svegliare da un momento all'altro era un pensiero fisso.
Allison le si avvicinò fino al punto di chinarsi e posarle un leggero bacio sulla fronte. Sussultò appena a quel contatto rendendosi conto di quanto fosse davvero freddo il suo corpo. Una lacrima le rigò il volto, cadendo su uno zigomo della madre.
- Ti voglio bene e non ti dimenticherò mai. - Le sussurrò ad un orecchio. Faticava a parlare a causa di quel dannato groppo in gola che le chiudeva perfino i polmoni. Si stava facendo sopraffare dalle emozioni cosa che cercò per tutti quei giorni di evitare.
- P-Papà... Io... non ce la faccio. -
Corse verso l'auto e aprendola con uno strattone di sedette davanti, al posto del passeggero.
Era come se il suo incubo peggiore si fosse avverato: sua madre, distesa in quella bara, senza vita.
- Mi dispiace... Mi dispiace mamma... io non... è stata colpa mia... - Si coprì il viso con le mani mentre appoggiava i piedi sul sedile, avvicinando le gambe al petto come per nascondersi.
- Scusami mamma... -
Piangeva senza riuscire a smettere. Si sentiva terribilmente in colpa.
- Se tu non fossi andata a comprare quel maledetto regalo per me... tu... tu adesso saresti ancora qui! -
Quella disperazione nella sua voce si tramutò velocemente in rabbia fino ad urlare.
- Perché!? Perché cazzo hai pensato a me!? Perché non sei rimasta a casa!? Se tu... Quel bastardo non ti avrebbe mai investita e tu saresti ancora qui con me! Perché mamma?! Perché!? -
Era sicura che suo padre l'avesse sentita ma non le importava. Nulla aveva importanza ormai, il suo più grande desiderio era quello di tornare al più presto a casa, di sdraiarsi sotto le coperte nascondendosi dalla vista di chiunque come faceva da bambina. Aspettava semplicemente che la giornata finisse in fretta, proprio come era iniziata.
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Annegando negli Incubi
Fantasy«Vuoto. Il suo cuore ormai era una città appena andata distrutta. Era un cumulo di macerie, di morte e disperazione. Ma non erano quelle sensazioni a spaventarla, se non altro il silenzio che viveva in lei, come se il vento si fosse portato via l'un...