Chapter 3 // «Welcome to your new life.»

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*ricordatevi di lasciare qualche stellina e anche qualche commento, sono molto importanti per me i vostri pensieri a riguardo. Buona lettura, mi dileguo.*

Dopo aver sorpassato quell'immenso cancello, Esme rimase sbalordita. Era un complesso di antichi edifici, monasteri e templi, tenuti in perfette condizioni. Il tutto era immerso nella natura, circondato dal verde della vegetazione e dai colori vivaci dei fiori che spuntavano qua e là. Vi erano varie piazze in cui ragazzi e ragazze si allenavano, a combattere pensò Esme. Tentò di parlare ma fu preceduta dal misterioso ragazzo che l'aveva trascinata sin lì, senza un apparente motivo.

«Questo- indicò il luogo- è il nostro posto segreto, qui ci alleniamo a combattere i demoni. E da oggi, inizierà anche il tuo addestramento.» disse con voce calma. Poi parlò di nuovo.
«Comunque scusami la maleducazione di prima, mi chiamo Xavier.», sfoderò un sorriso meraviglioso, secondo Esme. Si ricompose e, educatamente, cambiò il suo sorriso.
«Piacere di conoscerti.», fece una pausa. «Ma come sarebbe a dire addestramento? Mi stai dicendo che quei cosi che fluttuano e seguivano la gente erano dei demoni? Perché posso vederli? Sul serio perseguitano la gente?» e detto questo finì la frase con il fiatone. Si riprese e continuò.

«È tutto vero?» chiese Esme sbalordita.
«Cosa?», le rispose con fare divertito, dovuto al comportamento della ragazza.
«Questo, queste legende, questi demoni, questa realtà.»
«Certo che lo è, altrimenti non la vedresti. Bene, benvenuta nella tua nuova vita, Esme.» disse e si voltò verso di lei con quel sorriso luminoso ed intenso che sin dalla prima volta l'aveva colpita.

Xavier rise poi per la quantità di domande che gli aveva fatto e iniziò a raccontarle tutto, facendola accomodare su un tronco d'albero.
«Tutto è cominciato migliaia di anni fa, quando era guerra aperta tra umani e demoni. Alcuni di noi venivano catturati e torturati nella speranza che parlassero, dicendo i segreti delle armi e altre cose, mentre altri, specialmente i più giovani che entravano a far parte delle armate, venivano affascinati dalla potenza di questi demoni e decideva di allearsi con loro.». Esme lo guardava silenziosamente, concentrata per capire tutto per filo e per segno.
«Ecco, da qui, con questo mescolamento che iniziava a svilupparsi, non solo i soldati ne furono affetti. Anche vere e proprie tribù, convinte dai guerrieri, presero le parti dei nemici. I demoni poterono così sviluppare nuove tecniche e nuovi poteri, come, il più importante, l'invisibilità. Per questo la gente normale non li vede, non li percepisce e non li sente. Noi possiamo, invece, perché discendiamo proprio da queste tribù. I poteri però non si manifestano sin dalla nascita e, come hai constatato tu stessa, hai iniziato a vederli solo al compimento dei tuoi sedici anni. Questo luogo è studiato apposta per sviluppare i nostri poteri e per prepararci a combattere i nostri nemici naturali, i demoni.».
Finito il discorso, Xavier fissò Esme in attesa di qualche sua reazione. Essa non tardò ad arrivare.
«Capisco.. Ma perché io? Non ho scelto di essere questo, volevo solo vivere una vita normale come tutti i ragazzi della mia età! Voglio tornare a casa, nella mia stanza..» disse. Xavier la capì, fu la stessa reazione che ebbe lui tempo fa.
«So che è dura ma devi affrontare la verità. Tornerai a casa, oggi, ma solo per prendere tutte le tue cose, non vivrai più lì. D'ora in poi la tua nuova casa sarà qui.» disse, sempre calmo.
Esme non capiva, o forse non voleva capire. Ancora non si capacitava come in un giorno, per di più quello del suo compleanno, la sua vita era stata stravolta. Però da un lato le andava bene, non si era mai sentita come parte di quel mondo, sempre diversa e incompresa. Lì, in quel luogo sconosciuto a tutti, vi erano persone come lei, che la capivano e la sostenevano. Non le dispiaceva così tanto quell'idea, a dirla tutta. L'unico problema, però, era dirlo a tutti, ai suoi genitori, agli amici. Doveva trovare una scusa plausibile.. ma alla fine era abbastanza grande e matura da potersene andare di casa, oltre al fatto che poteva benissimo farlo avendo sedici anni, pensò. Così prese un respiro profondo e mise su un sorriso, uno di quelli apprensivi e quasi tristi, meglio malinconici.
«Va bene, vado a prendere tutto ciò che mi potrebbe servire e torno.» disse Esme semplicemente.
Si voltò per andarsene ma subito fu afferrata per il polso da Xavier, che la fece girare per poterla guardare negli occhi.
«Non se ne parla che tu vada da sola anche se è mattina, vengo con te.»

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Hey!

Finalmente ho finito anche questo capitolo... mi sta piacendo scrivere questo tipo di storie, è la prima volta. Spero sia di vostro piacimento e mi piacerebbe molto sapere cosa ne pensiate.

Quindi, magari lasciate qualche stellina e qualche commento! Ne sarei felicissima.♡

Alla prossima, Manu. X

I have demons in my headDove le storie prendono vita. Scoprilo ora