Chapter 1 // «I have demons in my head.»

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Stava tornando da scuola quando sentì una strana presenza seguirla, non ne era certa ma sapeva già da tempo che percepiva molte volte delle entità quindi non se ne preoccupò. Il giorno dopo sarebbe stato il suo compleanno, avrebbe compiuto sedici anni e poteva benissimo dire che il tempo era praticamente volato. Mentre camminava, Esme ripensava alle varie vicende, felici ma anche bizzarre, che aveva vissuto fino a quel momento.

Ricordava ancora quando, da più piccola, era con la sua migliore amica Rena e insieme si divertivano a girovagare per il quartiere abbandonato di Los Angeles, "The Ghost District". Quel posto aveva alle sue spalle svariate leggende, ma nonostante fossero molte e trattavano storie diverse avevano una caratteristica comune: i fantasmi. Da sempre si diceva che quel quartiere fosse infestato dai fantasmi, poiché le poche persone che vivevano nelle abitazioni ormai in rovina finivano con il diventar pazze, vedendo cose irreali e a volte anche impossibili da spiegare o anche solo immaginare. La maggior parte della gente era perseguitata da questi fantasmi, che si pensava fossero coloro che abitarono le case in precedenza; alcuni dicevano di vederli, di parlarci mentre altri erano usciti di senno per colpa della loro presenza.
Ma è risaputo che queste storie siano, appunto, solo delle leggende, raccontate per dare importanza a luoghi ormai dimenticati e per condizionare la mente umana.
Esme, al solo pensiero, sorrise, ma per poco poiché subito pensò a quel fatto che da quando era successo aveva continuato a condizionare la sua vita.

Erano passati ormai anni da quell'avvenimento eppure non faceva altro che pensarci e non poteva non farlo, ciò che accadde quella notte la segnò profondamente.
Era sempre in compagnia di Rena e, da sole, si erano addentrate in un ospedale psichiatrico abbandonato. L'interno, così come l'esterno, era tutto rovinato, con muri e soffitti che cadevano a pezzi. Le pareti, originariamente bianche, erano ora ingiallite e macchiate a causa dell'umidità e della pulizia ormai assente; vi erano ancora alcuni mobili e anche questi rovinati e lacerati. Esme e la sua amica varcarono la porta dell'ospedale, che si trovava sul pavimento, tutta distrutta; lo spazio interno era molto angusto e piuttosto cupo, le luci ormai fulminate fornivano sicuramente poca luce. Vi era una sola stanza enorme al centro dell'istituto, che conduceva poi a delle stanze sempre più piccole; alcune avevano poltrone all'interno, dovevano essere le sale usate dai dottori, altre erano minuscole, con solo dei materassi e un comodino. Le due ragazzine camminarono spedite verso la grande sala, avevano con loro solo una torcia e attraverso quella illuminavano lo spazio che le circondava. Rena era una ragazza forte, non aveva paura di niente, mentre Esme era molto insicura, poiché era stata convinta dalla sua amica a venire in quel posto malandato; non si sentiva del tutto a suo agio, continuava a sentire presenze che in verità non esistevano e stava perennemente attaccata al braccio di Rena. Presero il primo corridoio e vi puntarono la torcia. Rena continuava a guardarsi intorno mentre Esme non smetteva di fissare di fronte a sé: vi era una scritta enorme, che prendeva tutto il muro. Con voce bassa e tremante, la lesse: «I have demons in my head.». Rena si girò immediatamente verso l'amica, con un'espressione spaventata in volto. Esme sembrava quasi essersi imbambolata ma in verità stava solamente interpretando quella frase, che non avrebbe più dimenticato. Lì dentro vi era stato qualcuno simile a lei, qualcuno che la pensava nel suo stesso modo. Ne era spaventata, certo,  ma allo stesso tempo felice poiché significava che non era l'unica strana.

Improvvisamente Esme si ritrovò di fronte a un portone, senza nemmeno accorgersene era già arrivata a casa. In silenzio, prese le chiavi dalla tasca del giubbotto ed entrò. In casa non vi era nessuno, come sempre del resto. Appese la giacca accanto alla porta e si avviò spedita verso la sua camera, dove buttò a terra lo zaino e si sdraiò sul letto con il telefono in mano. Si addormentò dopo qualche istante, era stata una giornata pesante e intendeva riposare.

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Salve a tutti!

Questo è il primo capitolo della mia nuova storia, spero vi piaccia! Ho impiegato un bel po' a scriverlo però devo dire che sono soddisfatta di quello che è uscito. Ho sempre voluto scrivere una storia del genere, da giorni avevo in mente di iniziare questa storia ma non mi veniva in mente nemmeno una trama decente... oggi è stato il giorno della rivelazione!

Cercherò di aggiornare al più presto, voi però scrivetemi pure nei commenti cosa ne pensate e, perché no, potreste pure lasciare qualche stellina. Che ne dite? Mi farebbe davvero felice.

Al prossimo capitolo, Manu. X

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