I can't get you out of my brain.Untitled part

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 La vibrazione del cellulare, segno dell'arrivo di un nuovo messaggio, fa sussultare Deidara. Apre lentamente gli occhi trovando nel suo campo visivo il bordo del letto fin troppo vicino, per poi allungare il braccio destro verso il comodino.
Le coperte bianche producono rumore al minimo spostamento del ragazzo, le dita tastano la superficie liscia fin quando non percepiscono la consistenza dell'oggetto desiderato. Con un movimento brusco Deidara si gira dall'altro lato del letto, incastrando le gambe tra le lenzuola e avvicinando il telefono al suo viso. Lo sblocca inserendo la password che non cambierà mai: artisexplosion.
Come ogni giorno si ritrova a leggere quell'unica parola che compone il testo del messaggio. "Giorno".
Come ogni giorno, Deidara non risponde. Lancia il telefono ai piedi del letto e cerca di alzarsi per iniziare una delle tante giornate incolori della sua vita.


Sasori alza il cappuccio della felpa scura e stringe la tracolla verde militare. La pioggia cade lenta mentre il ragazzo cammina per le strade affollate e strette della città. È in ritardo per la prima lezione della giornata e mancano ancora dieci minuti prima di raggiungere la sede centrale dell'università.
È sicuro che quel giorno Deidara non si presenterà a nessuna delle lezioni, troppo impegnato a passare il tempo con Hidan. L'esame di arte moderna è tra meno di una settimana e Sasori è convinto al cento per cento – può mettere la mano sul fuoco – che Deidara non ha ancora studiato nulla.
Scuote la testa e si morde il labbro inferiore. Ormai non sono più problemi suoi. Deidara può fare quello che vuole. Se vuole continuare a perdere tempo invece di pensare sul serio alla laurea...
"Ora basta" mormora prendendo un lungo respiro. Il passato resta passato.
Finalmente arriva all'università. Sale le scale il più velocemente possibile ed entra nell'aula 4.4 facendo girare tutti gli studenti già seduti. Il professore continua a spiegare, lanciando solo un'occhiata veloce verso Sasori. Prende posto all'ultima fila e cerca di seguire la lezione. Prende appunti, confronta le parole del professore con quelle stampate sul libro, evidenzia i punti più importanti e cerca di non pensare a Deidara. Sul suo telefono non arrivano nuovi messaggi.


Il parco è quasi deserto a quell'ora del giorno. Hidan cerca di chiudere una canna e canticchia un verso della canzone che è in riproduzione sul suo telefono. Per fortuna la pioggia è durata solo venti minuti. Lui e Deidara sono seduti sul cemento della pista di skateboard, passando il tempo a fumare e ascoltare musica rock. Sta tornando ad essere un'abitudine, quella di stare insieme quasi tutti i giorni senza che nessuno gli dica cosa fare. Deidara, lo sguardo rivolto verso il murales che ha disegnato due anni prima, sospira e si mordicchia il polpastrello del pollice sinistro.
"Vuoi finirla? Mi stai davvero dando fastidio" sbotta Hidan prima di accendere la canna e fare un lungo tiro. "Tieni, fuma un po' e smettila di pensare a Sasori".
Deidara, bianco come un fantasma, accetta volentieri l'offerta del suo migliore amico e ne fuma quasi metà.
"Non capisco perché sei ancora così triste. È passato un mese da quando vi siete lasciati. Ormai è acqua passata, devi tornare a vivere" continua Hidan agitando le mani e guardando Deidara negli occhi.
Quest'ultimo lascia andare fuori il fumo e stringe i denti. Prende un lungo respiro e conta mentalmente fino a dieci. Passa la canna ad Hidan e torna a fissare il murales con più intensità di prima. L'aveva fatto per Sasori quel murales. Un'esplosione piena di colori, come un fuoco d'artificio, con al centro un cuore di legno.
L'unione di due ideali: l'attimo e l'eterno. Peccato che ormai, Deidara iniziasse a pensare che il loro attimo sarebbe davvero diventato eterno.
"Dovresti cercarti qualcun altro, Deidara. Di sicuro Sasori sarà già impegnato con un ragazzo... o con Sakura". Hidan ride al solo pensiero e Deidara non riesce più a sopportarlo. Si alza e punta gli occhi chiari in quelli del suo migliore amico.
"Prima di tutto Sasori è gay e Sakura ha già rinunciato a lui. Ora quella ragazzina cerca le attenzioni di Sasuke, ma non sa che il fratellino di Itachi ha una cotta per Naruto". Deidara prende un respiro mentre Hidan lo guarda allibito. Il cuore sta battendo fortissimo e sente un lungo fischio nelle orecchie. "Secondo... Sasori mi ha lasciato per colpa tua e dovresti ricordarlo! Oppure eri davvero troppo ubriaco quella sera?" domanda il ragazzo prima di prendere lo zaino e andare via senza salutarlo.
La canna si spegne e Hidan riesce solo a guardare la figura di Deidara che si allontana fino a diventare un punto indistinto tra gli alberi. La musica rock continua a risuonare nell'aria. Hidan prende il telefono e lo lancia lontano. Si sdraia sul cemento freddo e resta lì per ore ed ore, anche quando la pioggia torna di nuovo a cadere sulla città.
"Non hai mai capito un cazzo di me". Le parole che Hidan non riesce ancora a dire in presenza del suo migliore amico le lascia andare via in quel momento per la prima volta.


La musica troppo alta e le luci della discoteca lo rendono sempre nervoso.
Deidara si abbassa per cercare una bottiglia piena di vodka liscia per finire l'ultimo cocktail che gli è stato richiesto. Riempie il bicchiere quasi fino all'orlo e poi lo allunga verso la ragazza. Quest'ultima lo ringrazia e torna sulla pista da ballo.
È stato incastrato anche questa sera. Il suo orario prevedeva riposo e invece quello stupido di Obito si è fatto male la gamba ed ora non può neanche camminare. Questo significa che l'unica persona a poterlo sostituire – guarda caso – sia proprio Deidara.
Se non dovesse pagare le tasse universitarie e l'affitto del monolocale non lavorerebbe di certo in quella discoteca come barista. Ha anche provato a vendere qualche lavoro che ha creato negli ultimi anni, peccato che quasi tutti finivano per esplodere. Nessuno capirà mai la sua arte.
Sente la voce di Suigetsu provenire dal piccolo magazzino alla sinistra del bancone. Gli domanda se deve prendere qualche bottiglia di tequila e di rum. Deidara si gira per controllare e, notando che ce ne sono già tre, urla un "no, ci sono". Prende un elastico tra i tanti che tiene al polso e cerca di fare una coda di cavallo abbastanza alta. Inizia a fare davvero caldo lì.
"Scusami, potresti darmi un Blue Lagoon? Tu cosa prendi?" chiede qualcuno tra la folla.
"Un Long Island Iced Tea, grazie!" risponde una voce. Quella voce.
Deidara alza gli occhi sui due ragazzi e il respiro gli resta incastrato in gola. Sasori è al di là del bancone con i suoi soliti capelli spettinati e l'aria annoiata. Indossa una maglia a strisce rossa e nera e la collana con la marionetta, un vecchio regalo di sua nonna.
Non pensava di rivederlo proprio nel locale dove lavora. Da quando Sasori lo ha lasciato si sono visti solo una volta nei corridoi dell'università. Restano fermi a guardarsi negli occhi per qualche secondo, senza dire una parola. Cosa ci fa con quel ragazzino? È così anonimo. Con quei capelli scuri e la faccia bianca come un vampiro. Non che lui abbia un aspetto migliore.
"Ve li preparo subito ragazzi" dice cercando di non sembrare troppo acido e dandogli le spalle per prendere i vari ingredienti. Non alza lo sguardo su Sasori durante tutta la preparazione, ma sente quello del suo ex ragazzo su di lui.
Posa i due drink sul bancone e inconsciamente aggiunge una fetta sottile di limone a quello di Sasori. Solo per un secondo si blocca osservando come le vecchie abitudini sono dure a morire.
Il ragazzo dai capelli neri li prende entrambi e lo ringrazia con un sorriso davvero forzato. Sasori prende il suo, cercando di non sfiorare le mani dell'altro – Deidara sta attento a questi dettagli – e se ne va, perdendosi nella bolgia infernale.
Suigetsu torna dal magazzino con uno scatolo pieno di cannucce e Deidara gli urla una scusa banale come "devo andare a fare una chiamata urgente, coprimi tu", prima di uscire dalla porta di emergenza e prendere dal pacchetto quasi vuoto una sigaretta. La accende, con mani tremanti, e si lascia andare al sapore amaro e all'odore pungente. Riesce a trattenere le lacrime, per fortuna.


La porta dell'appartamento dove vive da due anni si apre con un cigolio assordante. Deidara cerca di richiuderla e mantenere il corpo di Hidan nello stesso momento. Impresa davvero ardua. Non toglie neanche le scarpe, perché vuole liberarsi del suo migliore amico almeno per qualche momento.
"Dannazione Hidan! Perché hai dovuto esagerare? Sai che quando sei con Kakuzu non riesci a fermarti" gli dice mentre lo fa sdraiare sul letto. Hidan mormora parole incomprensibili e ride come un dannato. Deidara scuote la testa e gli allunga un cuscino che Hidan prende e stringe forte.
"Kakuzu... aveva scommesso e... ho perso. Così la penitenza... e ho bevuto".
Deidara si siede accanto al ragazzo e incrocia le gambe.
"Devi vomitare? Se vuoi ho del latte in frigo".
"Latte... l'ho sempre odiato" mormora Hidan girandosi dall'altro lato del letto.
Non parlano. Sta succedendo sempre più spesso. Prima passavano ore senza smettere di parlare o urlare ed ora restano in silenzio per troppi minuti.
Deidara si scioglie i capelli e inizia a togliersi la giacca di jeans. Non ha voglia di alzarsi dal letto, così opta per lanciarla sulla sedia accanto la scrivania. Ovviamente il tentativo fallisce miseramente.
Si stende sul letto e porta una mano avanti agli occhi.
"Sei vivo?" domanda toccandogli una spalla. Hidan lancia il cuscino dall'altra parte della stanza e con un movimento brusco prende la sua mano e lo tira verso di sé.
È raro essere abbracciati da Hidan. Lui è sempre il tipo tosto e pazzoide da cui vorresti stare sempre alla larga. Deidara sente il cuore di Hidan battere talmente forte da pensare che scoppierà tra qualche secondo. Una bella esplosione! Ecco il suo credo che riemerge prepotente su tutto il resto.
Si sorprende non poco quando i denti di Hidan sfiorano il suo collo. Sussulta e cerca di spingerlo lontano.
"Cosa cazzo stai facendo?" domanda.
Hidan non si ferma e porta una mano sul suo viso per spostarlo leggermente. Si sporge leggermente e fa scontrare le labbra con quelle di Deidara. È un bacio irruento e scomposto. Hidan cerca di portarsi sul corpo di Deidara e quest'ultimo prova ad impedirlo. Odia davvero Hidan quando è ubriaco. Diventa rude e troppo forte.
"Smettila stupido!" urla mentre il ragazzo gli tiene le mani ferme.
"Non preoccuparti Dei! Voglio solo baciarti!" risponde Hidan ridendo ancora. Si allunga su di lui e gli bacia il collo. Cerca di trattenere Deidara solo con la mano destra, mentre con la sinistra lo tocca lungo tutto il torace. Deidara si agita e prova ribaltarlo per fermare tutto.
La porta si apre e Sasori posa il doppione delle chiavi nella tasta dei jeans.
"Non dovevi essere a lavoro? Ti stavo aspettando..." parla entrando subito nella camera da letto del suo ragazzo.
Si ferma immediatamente, osservando la scena che ha avanti agli occhi. La borsa cade a terra e Sasori corre verso i due. Il primo pugno arriva dritto sullo zigomo sinistro di Hidan che si sbilancia e cade a terra. Deidara coglie l'occasione per alzarsi dal letto e cercare di calmare Sasori.
"Non mi toccare!" urla il ragazzo dai capelli rossi dopo aver dato un altro pugno a Hidan.
Si alza e si gira di scatto, prendendo la tracolla dal pavimento e si avvia verso la porta. Deidara lo segue, mormorando che non era davvero come sembrava, che Hidan era ubriaco e lui non avrebbe mai fatto nulla con il suo migliore amico.
"Sono solo scuse, Deidara. Avevo immaginato qualcosa tra di voi e ora ne ho la certezza. Grazie! Grazie per avermi illuso per tutto questo tempo". Chiude la porta e corre via. Deidara lo segue immediatamente, scendendo giù in strada e cercando di far ragionare il suo ragazzo. Nulla da fare.
Torna nel suo appartamento dopo un quarto d'ora passato sul marciapiede a fissare il nulla. Hidan è ancora lì – ovviamente – e si trova seduto in cucina con la busta del ghiaccio sull'occhio. Deidara non parla.
"Non volevo farlo. Ero fuori di me. È solo che... hai ragione. Faccio davvero schifo quando bevo". Non lo guarda neanche in faccia tanto è la paura di trovare negli occhi di Deidara ribrezzo e odio.
"Dormi sul divano e domani mattina vai a casa. Sei un gran coglione". Prende un gran respiro e torna in camera da letto.
Non dorme neanche per un secondo e piange silenziosamente. Vorrebbe davvero esplodere in quel momento. Come una delle sue opere d'arti che nessuno apprezza. Vorrebbe.


Hidan parcheggia l'auto rossa nel vialetto di villa Uchiha. La festa è iniziata già da un'ora, ma Hidan preferisce farsi attendere. Bussa alla porta bianca – gesto fondamentalmente inutile visto il volume della musica – e aspetta che qualche povera anima esca in modo da poter entrare.
Dopo solo due minuti una ragazza esce per rimettere tutto l'alcool che ha ingerito. Hidan le sorride e la ringrazia con un "Jashin ti accoglierà per questo buon gesto".
Ha solo il tempo di togliersi la giacca di pelle nera e lasciarla in uno degli armadi all'ingresso prima di ritrovarsi con un bicchiere di plastica pieno di birra. Lo beve tutto in un sorso e segue il suono della musica fino al salone. La collana con il simbolo di Jashin batte sul suo petto ad ogni passo. Alza le braccia e si lascia andare. Per una sera non vuole pensare a nient' altro che non sia divertimento. Prende un bicchiere pieno di quel che sembra tequila e ne beve il contenuto mentre balla al centro della stanza. Gli sembra di riconoscere Itachi vicino alla cucina. Si fa largo tra la massa e lo saluta. Itachi ricambia il saluto con un semplice "ciao" e gli passa l'ennesimo bicchiere rosso. È sempre stato di poche parole, per questo piace molto a Hidan.
Non è ubriaco! E soprattutto non ha appena fumato erba! No, certo che no.
"Hidan, c'è qualcosa che vibra..." urla il ragazzo con cui sta ballando avvicinandosi al suo orecchio in modo da poterlo sentire.
Hidan si passa una mano tra i capelli argentati e ghigna divertito. "Certo... e sai cos'è?" domanda spostando il viso per trovarsi a qualche millimetro dalla bocca del giovane.
"Il tuo telefono!" risponde toccando la tasca dei jeans di Hidan. Quest'ultimo resta leggermente sorpreso, prende il telefono che non smette di vibrare e legge il nome sullo schermo. Prima di rispondere chiude gli occhi e sospira.
"Cosa c'è?" chiede continuando a muoversi per non perdere il ritmo della canzone.
"Dove sei?" domanda a sua volta la voce dall'altro capo del telefono.
"Itachi ha dato una festa. So che non sono di tuo gradimento quindi sono venuto da solo. Tu non stavi lavorando?" risponde.
"Ho staccato alle 02:00 ed è passata quasi un'ora. Hai bevuto molto? Puoi guidare?" domanda ancora la voce.
"Deidara, cosa diamine vuoi? Sto cercando di divertirmi per l'amor del cielo".
Dall'altra parte c'è silenzio. Hidan vorrebbe davvero continuare a ballare con quel bellissimo ragazzo. Ballare e poi portarlo in una delle tante stanze della villa. Invece si gira e va a riprendere la giacca di pelle. La indossa con una mano sola ed esce.
"Dimmi dove sei che vengo a prenderti. Sempre se non mi schianto contro un palo" mormora mentre prende le chiavi.
"Sono a qualche chilometro a sud della discoteca".
"Sto arrivando". Accende l'auto e preme il piede sull'acceleratore come se fosse in uno di quei film d'azione che si ostina a guardare con Deidara.


La luna illumina il profilo dell'auto e dei due ragazzi seduti in maniera scomposta sul cofano. Si sente un gufo in lontananza e il rumore di alcune auto in transito sulla tangenziale alla destra del parcheggio del minimarket dove si trovano in questo momento. Hanno comprato tre buste di patatine, cinque barrette di cioccolata e due pacchetti di caramelle. Il tutto accompagnato da una cassa di birra.
"Quindi stai cercando di dirmi che Sasori sta con quel ragazzo? Io te l'avevo detto, Deidara, che avrebbe trovato qualcuno anche se sembrava così dispiaciuto" dice Hidan mimando con le mani delle virgolette quando pronuncia l'ultima parola.
Deidara lo ascolta mentre prende una manciata di patatine e le mangia. Ok, chiamare il suo migliore amico era davvero l'ultima cosa che avrebbe voluto fare, soprattutto dopo quella sottospecie di discussione che hanno avuto. Scuote la testa e sospira. Non che avesse molta scelta... o meglio, non ne aveva nessuna. Hidan è l'unica persona che gli è rimasta, anche dopo tutto quell'enorme casino.
"È che... in realtà non ho sbagliato io! Ho provato a spiegare tutto a Sasori ma non ha voluto sentire scuse. Ha detto che lo immaginava da un po'... hai capito? Immaginava che io e te avessimo una relazione!" sbotta Deidara allungandosi per prendere una seconda birra. "Sasori era l'unico e io l'ho perso per sempre".
"Come sei melodrammatico a volte. Non è mica la fine del mondo? Sai quanti ragazzi potrebbero esserci per te?" borbotta Hidan addentando la cioccolata fondente.
"Sai che ci sono anche io?" vorrebbe dire ma tiene questo pensiero per sé.
Osserva Deidara portarsi una mano sugli occhi. "Io non voglio un ragazzo a caso... io voglio Sasori!"
Hidan stringe i pugni e inizia a ridere. Una risata quasi isterica. Ha perfino le lacrime agli occhi, tanto sta ridendo forte. Prende un altro pezzo di cioccolata e successivamente si gira verso il ragazzo.
"La vuoi sapere un'altra cosa Deidara?" chiede avvicinandosi pericolosamente al suo viso. Deidara annuisce debolmente, preso in contropiede.
"La verità è che potresti tranquillamente andare all'università e incontrare Sasori a lezione. Potresti vederlo sotto casa sua, anche al parco quando porta quell' odioso cane a fare un giro. Sei tu che non hai il coraggio. Ti stai lasciando andare, come in balia della corrente ti lasci trasportare senza pensare minimamente a nulla. E sì, all'inizio devo ammetterlo che non mi dispiaceva più di tanto per la fine della tua storia. Così saremmo potuti essere di nuovo noi due, solo noi due... ma ora basta! Non sei più il Deidara che conosco, quello delle pazzie ai tempi del liceo, delle fughe notturne e il ragazzo che aveva quel bellissimo sorriso ed era sempre pieno di energie".
Deidara non può far a meno di ascoltare in silenzio. Hidan ha ragione. Lui è solo un codardo. Si sta lasciando andare e deve davvero cercare qualcosa da stringere per restare a galla. E l'unica cosa che riesce a trovare è la maglia di Hidan. La stringe così forte da far diventare bianche le nocche. È da molto tempo che non sente il calore di un'altra persona su di sé e la cosa lo stordisce leggermente. Poggia la testa sulla spalla sinistra di Hidan e lo stringe in un abbraccio. Da quanto non abbracciava qualcuno? Da quanto tempo non sentiva il bisogno di un contatto? La risposta era sempre la stessa.
Non vuole essere debole, cerca in tutti i modi di fermare le lacrime ma alcune riescono a bagnargli il viso già rosso per tutte quelle emozioni che sta provando. Hidan ricambia l'abbraccio in modo impacciato.
"Ora non fare la femminuccia!" mormora passandogli una mano tra i capelli biondi.
Scorrono i minuti e Deidara riesce a calmarsi. Alza la testa, allenta la presa sulla maglia stropicciata e piena di lacrime e si asciuga il viso con la manica della felpa. I suoi occhi rossi per via del pianto si scontrano con quelli viola di Hidan. Sono così vicini, tanto da poter vedere con chiarezza la piccola cicatrice sulla guancia destra che entrambi condividono, memoria della promessa fatta quando avevano dodici anni. Le mani di Hidan si posano sulle sue spalle e Deidara sussulta leggermente. Sa cosa sta per succedere, come quella sera di un mese fa, e cerca subito di allontanarsi. Hidan stringe la presa.
"Fermo. Voglio fare una cosa prima che tu vada da Sasori. Non dare di nuovo di matto. Questo sarà il nostro vero primo ed ultimo bacio".
È un momento di quelli dove il tempo sembra fermarsi e tutto va al rallentatore. Hidan si sporge in avanti e inclina verso destra la testa. Non vuole chiudere gli occhi, per avere per sempre questo momento impresso nella mente. Finalmente poggia le labbra su quelle tremanti dell'altro. Baciare Deidara da sobrio è una cosa magnifica. Ha le labbra piene e leggermente screpolate per via del freddo, gli occhi chiusi, le guance rosse. Deidara alza le mani per posarle sul collo dell'altro e le schiude per approfondire il bacio. Si staccano solo quando non hanno più aria nei polmoni. C'è silenzio. Uno di quei silenzi che diventerà troppo imbarazzante dopo quattro secondi.
"Stasera sei proprio fortunato. Hai ricevuto un bacio dal sottoscritto e anche una dichiarazione!"
"Una dichiarazione?" chiede alzando un sopracciglio. Hidan gli sorride, con quel solito sorriso che sembra prendere tutti in giro.
"L'ho detto solo a Jashin..." Deidara si porta una mano sul viso e scuotere la testa. Perché il suo migliore amico doveva essere un fissato per una religione che neanche esiste?
"... tu mi sei sempre piaciuto Deidara. Anche se poi è arrivato quel noioso del tuo ex ragazzo. Quindi non ti ho detto nulla e ho continuato a far finta di niente, tranne per quella stupida notte. Ed è quello che continuerò a fare perché ora andremo fino a casa sua e lo sveglieremo. Salirai sopra e farete pace. In quale modo non voglio assolutamente saperlo."
Scendono dal cofano e Deidara ruba una delle caramelle nel pacchetto accanto ad Hidan che ora lo minaccia di sacrificarlo a Jashin se osa prendere ancora qualcosa di suo. Portano il resto della spesa sui sedili posteriori e partono per tornare in città.


Il palazzo dove vive Sasori si trova nella zone est della città. È un quartiere tranquillo quello in cui vive... tranne quando la macchina di Hidan si ferma avanti al suo portone inizia a suonare il clacson.
"Smettila! Sono le quattro e mezza del mattino!" urla Deidara scendendo dalla macchina. Percorre la distanza tra la macchina e il portone del palazzo con poche falcate. Fissa lo sguardo sul nome scritto in nero accanto al pulsante del citofono. Sembrava così facile dieci minuti prima: arriviamo lì, sali e parlate. Ora che si ritrova sotto casa di Sasori non ne è molto certo.
Apre e chiude i pugni tre volte, puntella il piede destro sullo scalino e sospira.
"Se non ti decidi vengo io a premere quello stupido pulsante!" dice Hidan allungandosi verso il sedile del passeggero. Deidara alza il dito medio e fa suonare il citofono.
Aspetta lì, il cuore che batte forte e le dita che fremono.
"Chi è?" domanda Sasori con la voce impastata di sonno.
"Sono io..." risponde. Silenzio. "Sono Deidara" spiega.
Sente il rumore del portone che si apre e il citofono viene chiuso. Per un secondo guarda Hidan, ancora attaccato al finestrino dell'automobile.
Entra e sale le scale il più velocemente possibile. Non ha tempo da perdere per aspettare l'arrivo dell'ascensore. Il terzo piano arriva in un attimo. La porta a destra è aperta e Sasori è lì, in pigiama e con i piedi scalzi, ad aspettarlo.
Sono uno di fronte all'altro. Proprio come qualche ora prima in discoteca. Deidara prende fiato e Sasori lo guarda senza dire nulla. C'è ancora quello strano imbarazzo che li caratterizza da un mese a questa parte. Ci sono tante cose che sono rimaste inespresse e i due ragazzi sono fin troppo orgogliosi per poter cedere.
"Non mi fai entrare?" domanda Deidara sorridendo leggermente. Sasori sospira ed entra in casa. Il biondo lo segue e chiude la porta.
L'appartamento di Sasori è sempre in ordine – l'esatto opposto del piccolo appartamento di Deidara. In cucina, Sasori prende un bicchiere e lo riempie d'acqua. Lo porta a Deidara che si siede al tavolo e beve tutto il contenuto in due lunghi sorsi.
"Cosa ti porta qui? A parte Hidan e il suo clacson che potrebbero svegliare tutto il quartiere." Le parole sono taglienti e Deidara cerca di reprimere un brivido che gli percorre la schiena.
"Non so neanche io da dove iniziare..." risponde rigirandosi uno dei tanti anelli che indossa alla mano sinistra. "Chi era quel ragazzo?" domanda grattandosi il braccio.
"Vuoi davvero iniziare con questa domanda? Non ti ricordavo così geloso. Comunque lui era Sai del corso di pittura. Non credo ti ricorderai di lui visto che tendi molto facilmente a dimenticare le persone che ti sono indifferenti... quasi tutti in pratica."
"Questo non è vero!" ribatte Deidara agitandosi sulla sedia. Sasori alza un sopracciglio e scuote la testa. Per un attimo c'è un accenno di sorriso sulle sue labbra sottili.
"Come vuoi. Questa mattina uno dei ragazzi che seguono il corso di pittura mi ha chiesto se volevo unirmi al suo gruppo per un'uscita. Sai era in quel gruppo ed ecco svelato il mistero della mia presenza nel luogo dove lavori."
Deidara lo fissa per qualche secondo. Si morde una pellicina dell'indice e annuisce piano.
"Niente secondi fini?" domanda accentuando l'ultima parola.
"Nessuno. Sono libero in questo momento. Non ho bisogno di qualcuno che mi farà stare male." Incrocia le braccia al petto.
"Non dirmi stupidaggini! E quei messaggi del buongiorno? Cosa significano?" domanda puntando il dito sulla figura del ragazzo. Sasori apre leggermente la bocca e la richiude subito.
"Semplice abitudine! Come fai tu con i drink." No, non possono fare così. Si stanno comportando come dei ragazzini dei primi anni di liceo.
"Perché non vuoi ammettere, piuttosto, che non mi hai davvero dimenticato? Non sai neanche la verità" mormora Deidara allungandosi verso Sasori.
"La verità? Cioè? Tu e Hidan potete stare insieme adesso senza la mia presenza ad ostacolare tutto."
"Perché sei così stupido? Vedi che non capisci nulla? Sei ancora un ragazzino odioso e molto presuntuoso che si crede di sapere tutto e di non sbagliare mai. Ok, ti dirò una cosa. Quella sera Hidan ha davvero cercato di fare qualcosa con me, ma io ho cercato di fermarlo. Non negare, sai anche tu come diventa quando è ubriaco. Io non ho mai provato nulla per lui e mai lo farò. Sei solo tu quello che voglio. Solo tu sei riuscito a farmi cambiare, non sono più il ragazzino pazzo del liceo. Con te ho passato il mio tempo migliore e con te voglio passarlo per il resto della mia vita."
Silenzio. Le parole si perdono nell'aria e solo la lancetta dell'orologio posizionato sul muro accanto al frigo crea un flebile suono. I ragazzi si guardano negli occhi, i respiri trattenuti e la testa piena di pensieri.
"Mi sono sentito davvero male. Quando vi ho visto lì, in quel momento, non sono riuscito più a capire niente. Ho sempre avuto paura che Hidan riuscisse a portarti lontano da me. Ed è successo."
"Potevi lottare! Potevi riprendermi" ribatte Deidara stringendo il bordo del tavolo.
"Mi sono lasciato andare. Ho pensato davvero che io non fossi abbastanza" mormora Sasori abbassando lo sguardo e puntandolo sulle sue gambe.
"Tu hai pensato questo? Vedi che ho ragione? Sasori... tu sei anche troppo per me! Sono io che non riesco a stare al tuo passo." La voce trema leggermente e il cuore di Deidara torna a battere forte. "Io... per favore, dammi un'altra possibilità."
"Forse dovrei chiedertelo io di darmi un'altra possibilità." Sasori si alza dalla sedia e raggiunge Deidara dall'altra parte del tavolo.
Tre.
Due.
Uno.
"Sì" rispondono all'unisono.
È come la prima volta. Le loro labbra sembrano essere possedute da una forza magnetica che li attrae talmente forte da non potersi staccare più.
Le braccia di Deidara stringono il corpo di Sasori che porta le sue mani tra i capelli troppo lunghi dell'altro. È uno dei tanti baci caotici e pieni di passione che si sono dati. Come quello sotto la pioggia durante l'estate del loro ultimo anno di liceo. O quello dopo che Deidara è uscito vivo da quell'incidente stradale che aveva distrutto quasi tutta la macchina.
Si muovono alla cieca, con gli occhi chiusi e le gambe che sanno benissimo quale strada percorrere per arrivare alla camera da letto. Cadono sul letto sfatto e ridacchiano come la prima volta che hanno avuto casa libera per tutto il pomeriggio.
Deidara spoglia Sasori il più velocemente possibile, portandolo sotto di lui. Si toglie a sua volta la felpa e i jeans cadono a terra insieme ai boxer. Ed eccoli, entrambi nudi e imbarazzati.
Come ogni volta, Deidara è il primo ad iniziare. Bacia ogni centimetro di pelle e traccia tutto il profilo del ragazzo con le dita. Gli era davvero mancato. Con la punta della lingua traccia tutto il collo fino al petto, dove morde piano. Le mani solleticano i fianchi e lo stringono quando continua a scendere lasciando baci umidi fino all'ombelico. Sasori sospira e istintivamente allarga leggermente le gambe.
"Questo è solo per te" mormora Deidara con voce roca. Si porta due dita alla bocca e le bagna di saliva. Sasori lo osserva come ipnotizzato e quando le dita sfiorano la pelle sensibile ed entrano piano dentro di lui, non riesce a soffocare un gemito di dolore.
Quando sembra che Sasori si sia abituato a quell'intrusione, Deidara continua a spingere le dita e con la mano prende la base dell'erezione del ragazzo. Si avvicina alla punta rossa con il viso e si lecca le labbra.
"Hai idea di quanto mi sia mancato tutto questo?" gli chiede senza alzare lo sguardo.
"Troppo" risponde pima di stringere le lenzuola quando sente la bocca di Deidara che ingloba la sua erezione.
Le dita continuano a muoversi e Deidara succhia ogni volta che arrivano fino in fondo. Scende fino alla base e poi torna sulla punta, passando la lingua attorno al glande e premendo sulla vena più spessa. Quando Sasori inizia ad agitarsi aumenta la velocità delle dita e segue quel ritmo con l'altra mano, iniziando a masturbarlo, lasciando la punta tra le sue labbra.
Le mani di Sasori corrono tra i suoi capelli tirandoli forte. Apre maggiormente le gambe e alza leggermente il bacino. Si morde il labbro inferiore per non fare troppo rumore. Quando Deidara lo lascia vuoto, togliendo le dita e prendendosi l'erezione per allinearla bene, Sasori borbotta qualcosa che assomiglia molto a "sbrigati".
Entra piano, beandosi della sensazione della carne di Sasori che accoglie la sua. Le gambe magre del ragazzo finiscono sulle sue spalle e Deidara inizia a muoversi seguendo il ritmo della mano sull'erezione. Si allunga verso il viso di Sasori e lascia la sua erezione facendo intrecciare le loro mani. Bacia prima il suo collo, lasciando un livido violaceo e salendo fino alle sue labbra. I respiri si bloccano dopo l'ennesima stoccata ed entrambi gemono sulle labbra dell'altro. Deidara passa la lingua su quelle sottili di Sasori e le fa schiudere per entrare prepotentemente e scontrarsi con la lingua dell'altro.
Quando vengono, con pochi secondi di differenza, si guardano negli occhi e sorridono.
Si staccano e Deidara si sdraia sul letto. La sveglia sul comodino segna le 05:10 del mattino e Sasori si gira verso di lui.
"Non dovremmo farci una doccia?" mugugna.
"Abbiamo tutto il tempo... possiamo riposarci e farla domani mattina" risponde Deidara con un mezzo sorriso.
"Non ti ho detto che puoi restare qui" continua Sasori dando un leggero schiaffo sul braccio dell'altro.
"Sai che resterò lo stesso." Si allunga e gli stampa un bacio veloce sulle labbra prima di chiudere gli occhi e dormire.
"Certo che lo so."
Il sole inizia a fare la sua comparsa nel cielo e illumina la città che sta ancora dormendo. Sasori esce dalla doccia e prende il suo blocco da disegno e si siede sul letto. Abbozza il profilo di Deidara che dorme tranquillo e prende un lungo respiro.
Sembra che tutto sia tornato alla normalità.  

I can't get you out of my brain.  (Oh, it's such a shame)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora