Il fasciatoio

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I miei non hanno voluto darmi un secondo nome, ma se ne avessi uno sarebbe disordine. Ci ho provato, ma il caos mi avvolge come una coperta di lana nelle prime sere d'autunno quando l'idea di starsene a casa sul divano diventa sempre più allettante e confortevole.

Ero disordinata da piccola quando lasciavo giocattoli dappertutto e finivo irrimediabilmente per perdere le scarpe di Barbie, che costringevo ad andare agli appuntamenti con il biondo Ken con due decolletè diverse. Barbie poi si è vendicata nel tempo, dato che ho fatto del calzino spaiato uno stile di vita.
Disordinata nel riporre i vestiti, accatastati a caso sopra la sedia della mia stanza a stropicciarsi ed impolverasi, venendo spostati, sempre rigorosamente in un mucchio informe ma compatto, sopra al letto nei momenti in cui la sedia doveva servirmi per scopi nobili quali accogliere il mio deretano per studiare.
Disordinata al lavoro, ottima memoria ma la mia scrivania sembra sempre perennemente spazzata da un tornado imbufalito.

Avevo promesso a me stessa ed agli dei che con il mio trasferimento in una casa tutta mia sarei diventata una persona diversa. Ovviamente non è successo. Forse sono anche peggiorata, se è possibile cadere più in basso di così.

Figuriamoci cosa può essere successo con l'arrivo di una bimba in una casa provvisoria, in una cameretta altrettanto provvisoria che al momento accoglie un fasciatoio, un lettino, una scrivania, un appendiabiti pieno di cappotti e tutti gli scatoloni che ancora non ho smaltito dal precedente trasloco e che ogni mese giuro che sistemerò in garage. Ne ignoro addirittura il contenuto.
Il lettino dove ancora la bimba non dorme essendo piccolina è invaso da regali di ogni genere, alcuni ancora con la loro carta colorata e corredata dai leziosi fiocchi rosa. Ovviamente tutto lanciato a caso al rientro da giri da parenti o dopo le visite di amici e conoscenti.

Ogni volta in cui entro in quella stanzetta ripenso alla mia bacheca Pinterest farcita di camerette piene di disegni, palloncini, peluche, decori fatti a mano, poi guardo l'armageddon che mi circonda ed un poco mi deprimo. C'è però del bello in tutto questo: quando appoggio il mio cucciolo sul fasciatoio bianco che avrei tanto voluto decorare alla fine dell'ottavo mese di gravidanza, e che ovviamente è rimasto bianco, lei mi guarda felice. Non l'ho mai vista piangere in quella stanza, nonostante il caos, nonostante gli scatoloni, nonostante arrivare alla finestra sia una specie di corsa campestre con tanto di ostacoli: a lei adesso non interessa cosa c'è intorno. A lei importa che sua madre le canti canzoni stupide mentre le cambia il pannolino, che le faccia le pernacchie sulla pancia e che le riempia le guance setose di baci.
È in quella stanza che mi sono innamorata di mia figlia, quando mi ha regalato il suo primo sorriso mentre io le infilavo un body troppo grande per i suoi quattro chili scarsi, con gli occhi pieni di lacrime perchè mi sentivo una mamma pessima. Lei mi ha guardata e ha aperto il suo viso in un enorme, splendido sorriso sdentato, ed è stato come se il vaso dell'istinto materno fosse stato, finalmente, scoperchiato.
Non è vero che l'amore per il bimbo arriva quando nasce. Se poi una è come me che di figli non ne aveva mai voluti, apriti cielo.

Poi le cose cambiano, ma se mi fermo dove sono e mi guardo indietro, sono felice di aver percorso questa strada bitorzoluta e sterrata che mi ha portata dove mi trovo in questo preciso momento.

Tra i tanti propositi che non ho mantenuto, c'è anche quello di non comprare mai mai mai un ebook reader. Io amo la carta, amo il profumo delle librerie, amo la sensazione delle pagine sotto le dita, amo piegare l'angolino per tenere il segno (ovviamente i segnalibri li perdo con costante perseveranza). Poi scopri che leggere un libro, magari di trecento pagine, magari di notte, magari allattando, magari cercando di non svegliare il papà che vorrebbe dormire dato che lavora 16 ore al giorno, magari senza farsi venire il tunnel carpale...ed ecco che Amazon appare come l'arcangelo Gabriele e in due giorni arriva un pacchettino che risolve tutti i problemi del caso. Nelle notti insonni niente di meglio che leggere un bel libro. Uno in particolare, Il club delle lettere segrete, ha riaperto canali della memoria con un capitolo che parla di due giovani intenti a guardare un'eclissi di luna in una notte d'inverno. E così, mentre la mia bimba si godeva il suo pasto notturno, soddisfatta dalle sei ore di sonno che aveva accumulato, io ho chiuso gli occhi e ho sognato quel che ero stata.

Strade di sassiWhere stories live. Discover now