La mia esperienza personale mi porta a sentenziare che quando vuoi troppo una cosa, nel momento in cui la ottieni non è che te ne stanchi subito, ma molto spesso ne resti talmente deluso che ti ritrovi a chiederti come mai ti eri affannato tanto per piantare quella benedetta bandierina quando magari potevi impegnare le energie in qualcosa di più utile e meno complesso poi da gestire.
Certo, quando hai 12 anni e trovi quello che pensi sia il tuo principe azzurro non è che ti poni tutti questi interrogativi filosofici. Lo conosci, e pensi che lo sposerai perchè è la tua anima gemella e indossa una bellissima cravatta il giorno di Pasqua. Le strade si incrociano tante volte negli anni, ma tu sei sempre una bambina, sei ancora troppo piccola, quando sei meno piccola lui, guarda un po', è fidanzato, ma tu non demordi, e tra una cotta adolescenziale e qualche amore non corrisposto ai tempi del liceo, ti dici che non importa, il tuo obiettivo resta sempre quello, prima o poi se è destino succederà, e sei certa che sia destino.
Intanto assisti al susseguirsi delle sue fidanzate, belle brutte alte basse simpatiche antipatiche. Osservi da lontano, con la certezza che prima o poi sarebbe stato il tuo turno e che saresti stata l'ultima perchè il destino esiste ed il suo destino sei tu.Poi succede. Attento a volere troppo una cosa perchè potresti ottenerla. Sacrosanta verità.
Dopo la dodicesima visione consecutiva del film "Casomai" mi faccio avanti. Di anni non ne ho più 12 ma esattamente il doppio e capisco di aver aspettato abbastanza. Scandaglio la sua situazione sentimentale tramite l'aiuto di spie inserite nella sua famiglia e scopro che si vede con una ma niente di serio. In sostanza un invito a nozze vero e proprio. Era L'8 di marzo, e meno di un mese dopo, a seguito della visione de La febbre, film di Alessandro D'Alatri, io e Mr Presidente eravamo una coppia. Avevo avuto pazienza e determinazione come mai nella mia vita fino a quel momento, e ne era valsa la pena.
Un'adolescenza trascorsa ad immaginare quei momenti e la realtà non mi stava deludendo.
Viaggi, regali, sorprese sotto il portone di casa, migliaia di sms e lunghe telefonate. Pranzi fuori ogni week end, buon vino, visite a città d'arte. La cosa che amavo di più era che non dovevo mai chiedere: "Cosa facciamo?" perchè lui lo sapeva già. Salivo in macchina e via, da qualche parte, con tanta bella musica a farci compagnia.
Tutto questo in pochi mesi. La primavera a fare da contorno fa sembrare tutto più bello e meno difficile, ma i ma ci sono sempre a rovinare anche il più delicato ed idilliaco degli scenari.
Una sera, davanti ad una "cena zozza", una cena di quelle a base di birra e roba fritta ed unta, mi dice che mi deve parlare. L'apocalisse si scatena nella mia mente ma no, non vuole dirmi non sei tu sono io. Vuole solo mettermi al corrente di un progetto per l'estate che aveva organizzato prima che le nostre strade unissero le loro corsie e che non si sentiva di abbandonare. C'erano di mezzo gli amici di una vita, forse quello sarebbe stato il loro ultimo viaggio insieme. Io a 24 anni cosa potevo capire della vita? Avevo gli occhi a forma di cuore ogni volta che Mr President apriva bocca, potevo forse avere voce in capitolo in una questione così importante?
Così lo lascio andare, e ne parlo a Madre mentre insieme la domenica mattina prepariamo insieme le lasagne.
Non era molto entusiasta. Conosceva Mr President da una vita e anche se gli voleva bene, era abbastanza convinta del fatto che non fosse la persona adatta a me. Ovviamente non me lo disse subito, né me lo fece capire, ma alla notizia che avrei passato l'estate a casa aspettando il suo ritorno, mi propone di aggiungermi a lei e a papà per le loro classiche ed irrinunciabili vacanze in montagna.
Grattugiando parmigiano medito. Ero andata in ferie con loro tra le Dolomiti praticamente sempre, e lì avevo tanti amici che mi scaldavano il cuore ad ogni vacanza. Ora però mi sentivo grande, era arrivata l'ora di smetterla di starmene attaccata ai miei, anche se amavo ogni filo d'erba di quella valle ed ogni respiro d'aria di montagna era una ricarica per corpo e spirito.
"Quest'anno poi cambiamo albergo. Per il cane, in quello vecchio non me lo facevano portare e io senza Potty non mi muovo.".
Potty aveva preso senza riserve il mio posto nel cuore dei miei. Arrivato per caso meno di un anno prima, questo meticcio peloso dagli occhi dolci era diventato in pochi mesi il re della casa. Impensabile per i miei non poterlo portare ovunque, e anche se a malincuore vista la fedeltà dimostrata negli anni alla struttura che ci aveva ospitati in passato, questo veto a quattro zampe li aveva convinti a rivolgersi altrove.
"E quindi?"
"Quindi possiamo chiedere di darti una stanza singola. So che nel nuovo albergo ne hanno diverse."
Non so se sia stata questa prospettiva di libertà vacanziera a convincermi, o piuttosto l'idea di passare un rovente agosto sull'asfalto della mia piccola città, ma dico a Madre di provare a sentire se c'è posto anche per me.
Una breve telefonata e poco dopo c'era una stanza prenotata a mio nome.
Ho sempre amato la montagna, ma sinceramente non impazzivo dalla voglia di partire. Per struggersi nella malinconia è sempre più indicato il mare, con la sua vastità ritmica ed il suo profumo che impregna i vestiti.
La montagna invece ti mette di fronte ai tuoi limiti, i panorami levano il fiato più delle ripide salite da affrontare per raggiungerli.
Non potevo però fare altrimenti. Mando un sms a Mr President per informarlo della novità, poi torno a dedicarmi alle lasagne.All'inizio del mese di agosto i miei erano già partiti; la stanza per me c'era ma sarebbe stata disponibile solo dal 7 di agosto. Raggiungere il Piccolo Paese dalla mia Città con un mezzo di locomozione diverso dall'auto si rivelò non facile per una che al solo pensiero di prendere una corriera che avrebbe dovuto affrontare dei tornanti creava già sudorazione fredda e conati di vomito.
Avevo studiato così con Madre un piano misto. Treno fino ad un paesino a metà strada, poi sarebbe venuta lei con l'auto a recuperarmi davanti alla stazione. Mr President sarebbe partito per il suo tour culturale il 5. Non male, avrei avuto un giorno per dedicarmi ai preparativi distraendomi così dal pensiero di lui lontano e senza di me.
Era l'anno di American idiot dei Green Day, ed in quell' inizio di agosto era uscito il loro singolo Wake me up when september ends. Visto il video, avevo indossato i miei sandali ed ero corsa ad acquistare il cd. Avevo uno dei primi lettori mp3 pronto per il mio viaggio, ed il 6 agosto mi vide appesa al PC a convertire canzoni.
Un solo sms per dirmi che il volo era andato bene è quanto avevo ricevuto in 24 ore da Mr President, poi il nulla. Stavo leggendo un libro intitolato Invisible monsters ma quella sera spensi presto la luce: la sveglia mi aspettava presto, e dovevo anche ricordarmi di portare fuori le immondizie.Agosto mi regala un risveglio traumatico: piove e fa anche freddo. Fortunatamente avevo lasciato fuori un giubbino in jeans grazie alla sempre cara filosofia del "non si sa mai". Posso quindi affrontare il breve percorso che mi separava dalla stazione dei treni; biglietto pronto, zaino compagno di avventure come nel migliore dei cliché, e sacchetto delle immondizie. Che questo viaggio abbia inizio.
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Strade di sassi
General FictionDieci anni per vivere tante vite. Crescere, ridere e soffrire per arrivare forse alla gioia più grande, però...