2- Il Bosco

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Spazio Unicorno: quella sopra è Blane. Ci ho messo una settimana per convincermi che Kaya fosse perfetta per lei, quindi spero vi piaccia. Baci.
-Petra

Era entrata.

Di colpo una melodia le invase la testa. Era la voce di una ragazza che cantava. Alle orecchie di Blane appariva lontana.
Era un suono dolce, magico... Quasi un sogno...

Decise di seguirlo.

Camminò, prima lentamente, e poi si mise a correre a perdifiato finché non arrivò in una radura.
Nel centro, una ragazza, seduta su un ceppo suonava l'arpa e cantava.

La fanciulla era bellissima: aveva i capelli mossi, che le ricadevano in morbide onde color platino sui fianchi. Le labbra carnose erano ripassate con un rossetto rosa chiaro e i suoi occhi erano come vetro, tanto che ci si poteva specchiare dentro.
Indossava un vestito color tiffany con un corpetto aderente sul busto, e una gonna che ricadeva in morbide pieghe fino ai piedi nudi.

La radura era avvolta nel dolce suono dell'arpa, finché un sibilo non distrusse l'atmosfera che si era creata.
Blane si girò velocemente e vide un'altra ragazza; una tuta nera, aderente le fasciava perfettamente il corpo formoso. I capelli, a differenza di quelli della musicista, erano raccolti in uno chignon che lasciava fuori alcune ciocche.

- Tutti al riparo! - gridò la ragazza alzando l'arco e scoccando una freccia verso il cielo.

La risata cristallina della bionda fermò velocemente l'euforia dell'arciere
- Jen, smettila di allenarti, non ce n'è bisogno! - disse la bionda scuotendo la testa e ridacchiando - Non scoppia una guerra da anni!!! -

La ragazza che Blane aveva scoperto chiamarsi Jen assunse una finta faccia offesa, per poi esclamare:- Quando loro ci attaccheranno e dovremo difenderci, ritirerai quello che hai appena detto!!! Dai su - riprende Jen - i nostri genitori ci stanno aspett... -

Un getto d'acqua controllato dalle mani della bionda interruppe la parlantina della ragazza.

- Così spegneremo i loro incendi e vinceremo, contenta?? -
Jen si passò una mano sulla faccia.

I pensieri di Blane erano indescrivibili. Com'era possibile che le mani di una ragazza avessero controllato dell'acqua?!
Lentamente iniziò a indietreggiare...

- Celine!!! -

L'urlo improvviso la fece cadere di sedere su dei rami secchi. Il dolore causato dalla caduta non era minimamente paragonabile alla paura che provava in quel momento.

Gli urli e la discussione si placarono di colpo.
Con tutte le mani graffiate dai rami, Blane si alzò velocemente iniziando a correre più in fretta possibile, scivolando sul muschio degli alberi caduti e inciampando nelle radici, affondando nel fango, saltando piccoli ruscelli, cadendo e sbucciandosi le ginocchia... ma niente di tutto questo importava.

Sentiva i passi delle ragazze dietro di lei, seguirla, come segugi.

L' importante era arrivare alla radura e mettersi in salvo, ma il bosco sembrava infinito, non sapeva più dove andare e non sentiva più i passi dietro di lei.

La luce stava calando , non sapeva da quanto correva.

L'adrenalina spariva, piano piano, lasciava spazio alla stanchezza.
Passo dopo passo Blane rallentava.

Si lasciò cadere a terra e le sue preoccupazioni caddero con lei.
Immersa nel verde l'unico suono che sentiva era quello della natura.

Non so per quanto tempo rimase lì, ma, dopo un po', dei pensieri si insinuarono nella sua mente; pensò a Luke e a Jamie... non poteva lasciarli, non dopo tutto quello che loro avevano fatto per lei: Luke l'aveva accudita fin da quando era nata come se fosse sua figlia e Jamie era l'unica persona che l'aveva accettata per quello che era, che aveva saputo trasformare i suoi difetti in qualità.

Lei doveva trovarli, doveva uscire, doveva farlo per loro

Solo grazie alla forza di volontà riuscì ad alzarsi e magicamente le sue gambe si misero a correre. Lei non faceva niente, era il suo corpo che la guidava.

Dopo una corsa folle e liberatoria, completamente persa, dolorante e sfinita si girò attorno in cerca di una via di salvezza.

Quando si stava per arrendere, voltò ancora una volta il capo e lo vide...

Luke era davanti a lei ed era conciato malissimo, peggio di chiunque altro.
Aveva tagli e graffi sul viso e sulle braccia e i vestiti strappati. La terra appiccicata sul suo corpo non migliorava di certo la situazione, ma quello che colpì di più la ragazza furono gli occhi...

Vitrei

Persi

Non trasmettevano nessuna emozione, solo dolore.

Quelli non erano gli occhi di Luke, non erano quegli occhi profondi, che l'avevano sempre accolta. Non erano quegli occhi blu notte che ti sapevano ascoltare, che avevano sempre una soluzione, di cui ti potevi fidare.

Completamente distrutta da quell'esperienza Blane lasciò che le forze l'abbandonassero e stremata cadde nel buio.

Secondo spazio unicorno: questo capitolo è stato un parto. Cercheremo di aggiornare costantemente e scusatemi se l'inizio è lento. Baci e commentate ci fa piacere.

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