2. Tutto si ripete

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-Conosci le regole, vero Eddie?

Era la voce del ragazzo con la cresta del giorno precedente; chiusi gli occhi e finsi di dormire poi sentii la porta aprirsi e richiudersi.

-Sì ma...

Era la voce del trentenne.

-Ma? Perché non parli?

-C'è lei.- Sussurrò.

-Non ti devi preoccupare, sarà ancora nel mondo dei sogni. Dopo tutto ciò che ha sopportato ieri, se non è morta è un miracolo.

Rise.

-L'ho detto che dobbiamo prenderne un'altra, una non basta.

-LUI non vuole, anche se non ho capito perché non l'abbia uccisa. Quella non è abituata a tutto questo, durerà poco.

Abbassò il tono di voce.

-Un'altra ragazza sarebbe utile.

-Un'altra ragazza? Eddie la devi smettere.

-Che vuoi?- Chiese seccato.

Nessuno rispose.

Una mano mi toccò la spalla, il momento di svegliarsi era arrivato, non potevo continuare la farsa. Io aprii gli occhi e vidi quello che probabilmente si chiamava Eddie difronte a me.

-Buongiorno, dormito bene?- Non ricevette una risposta, ma probabilmente non si aspettava altrimenti.

L'altro sbuffò.

-Vado a prendere delle boccette, torno subito.

Il ragazzo con la cresta lanciò al trentenne un'occhiata di intendimento e uscì velocemente. Avevo paura di restare con lui sola, era troppo grande e muscoloso per me. Mi rannicchiai all'angolo tra il muro e un mobile di ferro, con la testa tra le ginocchia e i piedi sul lenzuolo.

-Come stai?

Non risposi.

-Io tutto bene.

Sorrise e si appoggiò al muro accanto a me, quel sorriso non mi tranquillizzava affatto.

-Come ti trovi qui?

Che razza di domanda era? Sperava che gli rispondessi "bene mi piace essere stata rapita e soffrire ogni giorno"?

-Non sei di molte parole.

Si sedette sul letto accanto a me. Mi rannicchiai ancora di più verso il muro, il cuore mi batteva forte.

-Ti chiami Quinn, giusto?

Come faceva a saperlo? Anzi, la vera domanda era: quanto ne sapeva della mia vita? L'idea che loro sapessero tutto di me mi fece rabbrividire. Poi mi prese il polso e alzò la manica macchiata di sangue, lo guardò attentamente. Mi scesero delle lacrime sulle guance. Oltre al livido che mi aveva provocato la prima iniezione, più in basso avevo un graffio profondo e rosso circondato da sangue ormai coagulato, quello che mi aveva procurato proprio lui il giorno prima.

-Ti fa male?- Lo toccò e mi uscì un gemito involontario. -Peccato, io non ti volevo fare del male sai? Non piangere.

Mi guardò negli occhi mi sembrava sinceramente pentito, ma questo non mi aiutava, anzi mi spaventava sempre di più.

In quel momento entrò l'altro ragazzo, che subito lanciò un'occhiataccia a Eddie; questi si alzò velocemente facendo finta di niente. Per un momento fui grata al ragazzo con la cresta per la sua prontezza.

Mi fece segno di avvicinarmi e mi sedetti sulla mia solita sedia.

Poi iniziarono a mescolare nuovi intrugli.

These four wallsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora