Drew Wyatt
Nella mia breve esistenza ho conosciuto persone con la straordinaria capacità di sbarazzarsi degli altri e dei ricordi che potrebbero tenerli vivi, senza provare rimorsi, rimpianti o un qualsivoglia tipo di tristezza. Semplicemente si lasciano dietro tutto nel vero senso della parola.
Ho sempre cercato di mettermi nei loro panni e provare a immaginare la situazione dal loro punto di vista, cercando di giustificarli, di spiegare le loro azioni, ma non sono mai riuscito a capire tutto fino in fondo e forse perché quello che si lasciavano dietro ero io.
«Sei pronto a farlo, oggi?» chiede piano la dottoressa Miller.
Resto a fissare un punto immaginario sulle piastrelle bianche del pavimento mentre le sue parole fanno eco dentro di me. Non sono mai stato pronto, anche se, guardando indietro, rivivendo la mia vita, tutto sembra prepararmi a questo.
Ricordo la prima volta in cui ebbi la sensazione di tristezza che ti assale quando stai per perdere qualcosa o qualcuno: si trattava di Meno, un pesciolino rosso che ai miei occhi aveva l'aria del pesce pagliaccio che tutti conoscono con il nome di Nemo.
Avevo nove anni e, anche se non ero più un bambino, confondevo ancora la N dalla M. L'unica cosa che riesco a ricordare di quel piccolo essere rosso sono gli ultimi giorni della sua minuscola e breve esistenza.
Lo vinsi a una di quelle fiere di paese, convinto di potergli donare una vita migliore. E seppure pensassi che un giorno in un acquario fosse meglio che una vita in un piccolo sacchetto di plastica, quando iniziai a capire cosa stava per succedere, non riuscivo ad accettarlo. Lo osservavo fissare il vuoto ed evitare il cibo, incapace di costringerlo a resistere. Quello strano presentimento, quelle strane sensazioni che provavo alla bocca dello stomaco, aumentò d'intensità e Meno morì qualche ora dopo, costringendo me a lasciarlo andare.
«Non ne sono sicuro. Ma non posso più aspettare. Non riesco più ad aspettare.» sussurro con voce roca.
Ripensandoci adesso, mi sembra quasi sciocco aver provato quel tipo di dolore. Le cose apparivano così grandi, allora, che mi sembrava di non poter sopportare altro. Continuavo a chiedermi che senso avesse la vita se doveva far male così tanto, se doveva essere così dolorosa. Voglio dire, era soltanto un pesciolino rosso.
E ogni volta, per quanto tragica potesse sembrare ai miei occhi da bambino, lei era lì. La sua mano soffice mi accarezzava il viso e la sua voce dolce mi sussurrava all'orecchio che tutto sarebbe andato bene. Ero solo un bambino e come ogni bambino credevo a ogni parola che quella dolce voce pronunciasse.
«Andrà tutto bene. È la cosa giusta da fare, per entrambi. Sei troppo giovane per questo.» sussurra confortante la dottoressa, ma per quanto ci provi, la sua voce non ha lo stesso effetto.
Annuisco, anche se ancora mi rifiuto di accettarlo, e mi volto a osservare le gocce di pioggia che scendono lente sul vetro di una delle tante finestre del centro di cura.
Lei adesso non può consolarmi. Lei è la persona che dovrò lasciarmi alle spalle.
La pressione al petto è forte da qualche giorno e nonostante l'avessi messa in conto, nulla è cambiato. Sento il vuoto iniziare a crearsi il proprio spazio vicino a tutti gli altri vuoti lasciati dalle altre persone dentro di me. Lo sento diventare sempre più grande mentre cerco la forza per lasciare andare, per la prima e ultima volta.
«Mr. Wyatt, può entrare.» mormora formale il dottor Reynolds.
Mi volto verso di lui, incrociando i suoi occhi azzurri e freddi. «Come sta? È lucida?» chiedo con voce roca per la tensione.
STAI LEGGENDO
Frammenti di un addio
RomanceÈ una dolce sera di fine estate quella in cui Drew Wyatt arriva a Wilmington, Carolina del Nord, luogo in cui, secondo una voce, potrebbe trovarsi la causa dei suoi incubi. Nel parcheggio del locale in cui dovrà esibirsi, Drew però, incontra qualcun...