01 Cosa ci faccio qui?

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"Se guardi i miei occhi

Non vedrai la pace

Ma la guerra."

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La luce mi abbagliava gli occhi, sebbene fossero ancora chiusi dal sonno pesante che avevo. Non volevo alzarmi dal mio comodissimo letto a una piazza e mezzo e di certo non sarebbe stato un po' di sole a farlo. Affondai la testa nel cuscino ma solo allora mi accorsi che esso aveva una consistenza troppo dura

Per essere il mio. Tastai le coperte pensando che fossi avvolta da un pesante piumone anche se era settembre ma sentii soltanto del sottile lino scorrere tra le mie dita e così decisi di aprire gli occhi. Mi risvegliai in una stanza per me, alquanto sconosciuta. Cercai di alzare il busto mezzo dolorante, dato che era mio solito dormire da un lato ... Ma dove diavolo ero finita? Questa non era la mia stanza! Mi guardai intorno, cercando di riuscire a cogliere qualche informazione in più. Ricordavo soltanto una discussione con mia mamma, poi il buio più totale. All'improvviso sentii dei passi che si avvicinavano a quella che doveva essere la porta, così rannicchiai contro la parete con il terrore di quello chi ci poteva essere dietro di essa. Poi

una ragazza entrò, senza neanche bussare, come se si fosse scordata della mia presenza nella stanza. Indossava una camicia bianca dall'aria abbastanza pesante e una giacca nera abbinata sopra ad essa, con una gonna nera liscia che le arrivava un po' sopra il ginocchio. I capelli erano biondi e ondulati con riflessi più scuri e due occhi verde acqua mi fissavano con aria risoluta.

- Bene, vedo che ti sei svegliata - mi sorrise dolcemente e strabuzzai gli occhi incredula.

- Ehm ... scusa, ma cosa ci faccio io qui? - le chiesi scombussolata.

- Come temevo, non ricordi proprio nulla. Ti hanno portata qui due persone, dicevano di essere i tuoi genitori. Da quanto ho visto, avevano intenzione di abbandonarti -

- Cosa? I miei genitori volevano abbandonarmi? È assurdo -

- Allora chiediti: perchè sei qui? -

Già, perchè ero li? Ricordavo di aver assunto un comportamento irresponsabile, nei giorni precedenti, ma sapevo che i miei genitori avevano problemi economici. Forse, era per questo che mi avevano lasciato in quel luogo a me ignoto.

- Non lo so - dissi infine.

- Beh, comunque devo dirti che fra un quarto d'ora dovrai andare al cospetto del nostro capo, che ti darà in schiava ad uno dei suoi eredi. - disse guardandosi le unghie.

- Io non voglio essere schiava di nessuno! - urlai.

- Non hai altra scelta. e se non obbedirai agli ordini del tuo capo, ti punira, e ... sarà molto doloroso, fidati. - dopo questo,prese e se ne andò.

Ricapitolando.

1) non sapevo dove ero finita.

2) quella bionda sembrava una psicopatica mentale... Basta pensare come mi aveva trattata poco fa.

3) questa storia era troppo, troppo assurda.

4)non volevo diventare una stupida schiava. Già non capivo perchè i miei genitori mi avevano portato in questa specie di obitorio, figuriamoci viverci. Sbuffai, e iniziai a vagare per la stanza. Aprii una porta, e capii che quello era il bagno, ed entrai guardando poi il mio riflesso nello specchio.

I capelli marrone chiaro ricadevano leggeri, fino ai fianchi. due occhi verde mare mi guardavano incerti sul d'affari. Ero di corporatura minuta, esile, si vedeva che non mangiavo da parecchi giorni.

The diary of bloodDove le storie prendono vita. Scoprilo ora