Una delle cose che mi piacciono di più sono tutti quei luoghi abbandonati, case, manicomi, cinema. Ovunque ci sia un luogo abbandonato c'è ancora vita, quella vita che a me piacerebbe scoprire e interpretare.
Eravamo davanti a questa struttura imponente, con alberi attorno e piante rampicanti che salivano per tutto l'edificio.
Io, Katie e Tyler stavamo salendo le scale di pietra ed entrammo in quello che sembrava un hotel, da quella porta di legno ormai marcia con sopra un'insegna ormai staccata dalla parete. La prima stanza e l'unica che visitammo, era, come si può immaginare, piena di polvere e vari pezzi di intonaco crollati, c'erano delle sedie di legno attorno ad un tavolo, anch'esso di legno e l'atmosfera era al quanto inquietante. C'erano degli armadietti con i vetri in frantumi, il pavimento era mezzo crollato, c'erano dei buchi da cui si poteva intravedere quella che doveva essere una cantina. C'erano delle poltrone con l'imbottitura che fuoriusciva dalla pelle bordeaux che la contornava, un divano della stessa collezione. C'era quella che doveva essere la reception, c'era un bancone malandato con dietro un armadio con tanti piccoli blocchi e delle chiavi arrugginite all'interno di alcuni. Le scale che si vedevano infondo alla hall erano di legno e alcuni scalini erano crollati sotto il peso di qualcuno. In mezzo alla stanza c'era un grosso lampadario che probabilmente si era staccato dal soffitto dopo un terremoto.
All'improvviso sentimmo dei passi, in mezzo alle foglie autunnali, che scricchiolavano sotto i piedi di qualcuno.
-Non siamo soli.
Uscimmo a vedere chi voleva visitare quell'edificio crollante, ma mi trovai di fronte un uomo. Era completamente calvo, sará stato sui 90 kg. Indossava una maglietta nera a maniche corte, ma non potei vedere molto, posso dire che non era solo perché riuscii a intravedere altre figure. Mi prese pesantemente e mi mise nel retro di un furgoncino insieme agli altri e ci portarono a quella che penso fosse stata casa loro.
Ci mancava solo un rapimento. Noi poveri ragazzi in cerca di avventure in luoghi abbandonati, spinti dalla curiosità, presi tra le mani sporche di sconosciuti pronti a farci chissà cosa.
Non eravamo imbavagliati, ma il terrore del pensiero di cosa poteva succedere ci chiudeva la bocca. Zitti, in un baule di un furgoncino, sballottati qua e là per una buona mezz'ora per le buche percorse dal veicolo.
Arrivati al luogo sconosciuto, ci fecero scendere dal mezzo. Eravamo davanti ad una villetta di campagna, con le mura grigie, un pianerottolo frontale con delle sedie, un tetto con i cocci color mattone. A destra c'era una piccola casetta proprio attaccata alla casa, sembrava come un garage.
Ci fecero salire le scale e chiusero la porta che stava proprio dietro di noi. Un ragazzo di circa 25 anni mi si mise davanti e cominció a scrutarci. A prima impressione non sembrava un ragazzo che volesse far del male, ma in quella situazione.. Aveva capelli corti scuri, occhi marroni, un bel fisico e sarà stato sul metro e settantacinque. No, se l'avessi incontrato per strada avrei pensato ad un ragazzo dolce, bello, educato e misterioso, molto misterioso. Infatti l'apparenza inganna.
Eravamo inginocchiati davanti a lui e senza poter far nulla, forse.
Non sapevo cosa stesse succedendo di preciso, ma il mio istinto si fece vivo e mi fece fare una cosa che penso sia normale in quei casi, mi rialzai dal pavimento in legno e scappai.
Scesi velocemente i gradini e mi ritrovai davanti ad una strada sterrata, a sinistra c'era un campo grandissimo e invece a destra c'erano dei vigneti che penso continuassero nel retro della casa.
Corsi per poco e mi ritrovai ad una curva che portava ad una discesa, feci una decina di metri e mi fermai. Che cazzo stavo facendo?
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