20. Racconti notturni

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Il barbecue si fece tra risate e battute idiote. L'atmosfera della serata era vivace e serena. Nonostante il freddo e il gelo era divertente stare all'esterno. Inoltre le corse, i balli, la musica dal giradischi di Xavier, i fuochi accesi, le stufette potatili e la carne scottante ci facevano dimenticare di essere in inverno.
Non ricordo l'ultima volta di essermi divertita in tale modo. Quei ragazzi erano divertenti e piacevoli.
A tarda sera Theo e Tony annunciarono il loro rientro all'albergo.
«È tardi ragazzi, restate da noi. Vi presterò qualcosa.» si offrì Xavier.
«Il resto della band si starà chiedendo dove siamo finiti.» disse Tony facendo un'alzata di spalle.
«Ma non potete attraversare i boschi a quest'ora.» intervenne Frannie apprensiva.
«Esatto, potrebbe attaccarvi un lupo.» affermò Cammie come se fosse la cosa più ovvia del mondo, mentre staccava un pezzo di carne dallo spiedino che aveva in mano.
«Ci sono lupi, qui?» chiese Theo improvvisamente attento.
«Oh, sì. E sono anche mannari.» ghignò Xavier facendo danzare le dita ai lati del viso.
«Piantala, imbecille.» affermò Hebe dandogli una gomitata nelle costole.
«Forse dovremmo rimanere.» disse Theo fingendo noncuranza.
Tony alzò un sopracciglio e poi fece un'alzata di spalle.
«Grandioso! Vi rimedio i sacchi a pelo.» annunciò Xavier balzando in piedi, ma lui barcollò leggermente e finì a terra.
«Che male al culo.» ridacchiò.
«È messo male.» commentò Tyler mettendosi a ridere.
«Parla per te. Sto benissimo! Non è certo un barbecue e qualche birra a mettermi K.O.» affermò il moro rimettendosi in piedi. Poi sparì dentro lo chalet.
«Vado a dargli una mano?» chiese Tyler fissando dubbioso la porta dietro la quale era scomparso l'amico.
«Vagli a dare una mano.» concordò Cammie. Anche Tyler sparì nello chalet.
«Io direi di chiudere la serata. Prima che qualcuno finisca a correre nudo nel bosco.» propose Wren impilando i piatti di plastica.
Nessuno ebbe nulla da ridire e cominciammo tutti a mettere in ordine educatamente. Dei veri cittadini modello. I miei vecchi compagni avrebbero lasciato tutto in disordine e si sarebbero ubriacati fino a far schifo. Magari avrebbero incendiato il bosco, giusto per vedere quanto calore produceva.
Notai che Frannie si era avvicinata nuovamente a Matthew Hellman, attaccando una conversazione con lui. Ammiravo quella ragazza per la sua tenacia, non si sarebbe arresa.
«Ehi, fai anche tu tua parte.» mi chiamò Lance ficcandomi le bottiglie vuote tra le braccia.
«Ero distratta.» mi scusai portando lo sguardo sul ragazzo. Lui non mi stava guardando. Aveva una mano sulla nuca e l'altra tratteneva un sacchetto di immondizia, lo sguardo saettante che puntava ovunque, tranne che su di me.
«Devi dirmi qualcosa?» chiesi allegramente, ignorando la sottile tensione che stava nascendo per colpa sua.
«Azura...» iniziò. «Non farmi sbagliare.» mi disse solamente prima di allontanarsi.
Che avrà voluto dire con quella frase?

Terminammo di mettere via tutti gli oggetti che avevamo trascinato fuori. A stufe spente, l'aria pungente mi penetrava attraverso le vesti, percorrendo il mio corpo e facendolo rabbrividire.
«Si congela!» squittii entrando nello chalet seguita a ruota da Hebe.
«È inverno. Dovrebbe essere normale.» replicò lei infilandosi nella camera.
La raggiunsi e chiusi la porta dietro di me, sentendomi a disagio a stare sola con lei nella stessa camera. Dopotutto, aveva chiarito che non amava parlare con me.
Preparai il necessario per la doccia e i vestiti di ricambio. Non sapevo se prendere il possesso del bagno immediatamente o aspettare che ci andassero prima tutti gli altri per non disturbare, dato che ero veramente molto lenta. Ma temevo che poi sarei rimasta senza acqua calda... Ma se io ci andavo prima rischiavo di lasciare gli altri senza acqua calda! E mi avrebbero odiato!
Intanto ero già fuori dalla porta e notai che la coppia, Cammie e Tyler, si stava contendendo il bagno spintonandosi scherzosamente. Li sentivo ridacchiare divertiti e sussurrarsi sciocchi rimproveri, finché non decisero di entrare insieme. Mi guardai intorno imbarazzata prima di fiondarmi in camera ed appoggiarmi alla porta agitata. Che problemi avevo? Non era di certo la prima volta che vedevo due persone in atteggiamenti intimi. E loro non stavano facendo nulla di che. Avevo visto di peggio alle feste che avevo frequentato. Forse è perché non hai mai visto un sentimento così vero. Sussurrò una voce nei meandri della mia mente.
«Che hai? Sembra che tu abbia visto un fantasma.» fece Hebe alzando lo sguardo dal telefono.
«Umh, no. Volevo andare in bagno ma è occupato.» cinguettai allegramente.
A Hebe squillò il telefono, così rispose.
«Pronto? Cosa?» pausa. «Ah, mamma... Scusa non ti sento bene, c'è poco segnale.» pausa. «Se non c'è non c'è, perché vuoi saperne il motivo!» esclamò iniziando a camminare per la stanza. «Sì, stiamo tutti bene... Perché gli orsi ci dovrebbero mangiare? Sono in letargo!» Sorrisi. Non era mia intenzione origliare, ma mi trovavo lì, non mi dovevo mica tappare le orecchie.
Sentii la porta del bagno aprirsi e colsi l'occasione per rubare il bagno, prima che Hebe mi accusasse di ficcare il naso nei suoi affari. Forse mi facevo troppi problemi da sola.

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