Part Three🌸

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Ero appena uscita dallo studio della Swartz, con un richiamo e una sgridata.
Sinceramente non mi importava, non avevo nulla da perdere.
Mi incamminai a lezione e dopo una lunga e noiosa giornata passata sui banchi tornai nella mia stanza con una fame da lupi. Mentre mi stavo preparando un panino alla velocità della luce mi bloccai perchè sentii la porta aprirsi, era Alex con una faccia affranta, percepii stanchezza, fame e desolazione nel suo animo, le porsi il mio panino e lei mi guardò riconoscente "è tutto il giorno che Edward mi segue per scusarsi, l'avrà fatto per una centinaia di volte" disse con una risatina
"Ti da fastidio?" Le chiesi cominciando a preparare un altro panino per la sottoscritta, lei stava masticando quando si bloccò "non esagerare ora" disse quasi arrabbiata, "come scusa?" Le chiesi stupita "prendi a pugni un ragazzo davanti a tutti, ti fai quasi scoprire e ora con quest'aria da spaccona mi chiedi se mi da fastidio. Nessuno ti ha chiesto niente" mi rispose stizzita "ho preso un richiamo per te, ancora uno e mi espellono, dovrò andare a vivere in mezzo alla strada, e ora tu mi dici questo?"
"Si, ti dico questo", "io esco, vado a farmi un giro" le dissi, sapevo che sarebbe finita male se avessi insistito "si dai, ci vediamo sta sera", " non so se torno" le risposi sbattendo la porta.
Appena uscita dalla stanza con i pattini in mano girai la testa verso destra e camminai in avanti, persa nei miei pensieri sentì un intenso calore al viso quando mi accorsi di aver affondato la faccia nel petto di qualcuno, quando mi spostai goffamente e guardai in alto mi accorsi di chi fosse quel petto muscoloso, proprio il suo, Evil.
" lo fai apposta principessa?"mi chiese con un ghigno, "non chiamarmi cosi, stronzo" dissi camminando decisa verso il parco " che ragazzaccia, prima mi sbatti contro, poi mi insulti, mamma mia quanto mi piaci" disse ridendo sommessamente, mi bloccai "cosa ci fai qui, nell'area delle ragazze?, lo sai che non ti è consentito gironzolare allegro e importunare una di noi" gli chiesi mettendo le braccia incrociate sul petto, lui abbassò lo sguardo sul mio ponderoso seno messo in risalto dal mio gesto "cercavo proprio te" mi disse
Alzai un sopracciglio in modo sarcastico e dissi " puoi dirmi quello di cui hai bisogno mentre camminiamo verso il parco dove poi tu te ne andrai, dopo averti accontentato mi lascerai in pace, per sempre, d'accordo?", "si baby, va bene" mi disse sorridendo, alzai gli occhi al cielo e cominciai a camminare "forza, dimmi" lo incitai a parlare in modo da potermene liberare al più presto "ci metto due minuti: domani sera ti passo a prendere e ti porto a mangiare fuori" mi fermai di colpo contrariata, al che mi schioccò un bacio sulla guancia e se ne andò ridendo.
Rimasi ferma per quasi un minuto a ripensare alle sue insulse parole, cena? Io e lui? Mai.
Però rimuginandoci, dopo aver fatto questo piccolo sforzo mi avrebbe lasciata in pace, quindi acconsentii tra me e me.
Mi misi le cuffiette alle orecchie e infilati i pattini, quasi mi sentii volare dopo avermi dato lo slancio. Era sempre un'emozione diversa, quei pattini li avevo indossati in tutte le situazioni possibili, in qualunque posto e ogni volta con un emozione diversa ma sempre con un pensiero fisso. I miei genitori.
Non mi piaceva ricordarli, perchè la tristezza mi rendeva debole, ma erano comunque le persone più importanti della mia vita e lo saranno per sempre, è grazie a loro, se io adesso posso sentire l'ebrezza del vento tra i capelli.
Passarono diverse ore ed il buio cominciò a celarsi sopra gli alberi, non c'era più nessuno al parco della mia desolata cittadina, nè mamme con i bambini nè anziani con i cagnolini, solo io. Di certo non avevo paura, con i miei poteri avrei potuto polverizzare chiunque ma proprio mentre ero assorta tra i miei inutili pensieri mi sentii tirare giù dal cappuccio della felpa e finii per la terza volta in un paio di giorni con il culo a terra, quella situazione mi stava stancando, non poco.
Non feci in tempo a girarmi che mi sentii toccare da delle mani viscide, percepii pensieri orrendi e puzza di alcool: un ragazzo sulla ventina stava cercando di togliermi la felpa, quando gli bloccai le mani e disse biascicando " cosa ci fa una ragazzina bella e indifesa come te tutta sola a quest'ora?, non lo sai che c'è brutta gente in giro?" Sorrise maliziosamente e io risposi " non sono una ragazzina, e tantomeno indifesa" Non fece nemmeno in tempo a rispondere, neanche a tirare un ultimo respiro che in un colpo lo scaraventai a terra vicino a me e gli presi la testa, la sbattei violentemente sull'asfalto.
Piano piano vidi la vita lasciare il suo sguardo e il terrore dipingere il mio.
Un rivolo di sangue scorse dalla sua cute e mi macchiò i pantaloncini.

Avevo ucciso un uomo.

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⏰ Last updated: Jan 24, 2017 ⏰

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